Block Notes n. 26, novembre 2009


Dipartimento Welfare e nuovi diritti della Cgil Lombardia
A cura di E. Lattuada, G. Roversi e M. Vespa

In questo numero:
1. Dalla stampa di settore
Cure primarie, cercasi regia
Ocse health data. La salute italiana costa meno
Modello Anaao per coniugare ospedale-territorio. Cure ad “alta integrazione”
Dpef 2010-2013. Spesa: aumento del 13% in quattro anni
Regno Unito, le proposte del governo per l’assistenza ai non autosufficienti

2. Dalle Agenzie di stampa regionali
Sanità 20 “ECMO” salvavita in dieci ospedali
World Regions Forum. Via alla Rete Sanitaria del G15
Aborto clandestino, notizie allarmanti a Milano
Liste di attesa: un problema reale

3. Dalle Agenzie di stampa nazionali
Cedap 2006: l’assistenza al parto in Italia
Ospedalizzazione in Italia: analisi preliminare relativa all’anno 2008

Dalla stampa di settore
Da “Il Sole 24 ore Sanità” n. 25, del 30 giugno-6 luglio 2009
Cure primarie, cercasi regia.
In una ricerca realizzata nel 2008 dall’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari) sullo “Stato di attuazione dei modelli innovativi di assistenza primaria nelle regioni italiane” condotto con Campania, Emilia Romagna, Marche, Sicilia, Toscana e Veneto insieme alla Fimmg, è stata analizzata la situazione dei servizi territoriali. Ne è emerso un territorio “in cerca di identità”, interessato da un processo di cambiamento, anche se limitato ad alcune regioni, in cui però a molte sperimentazioni non corrisponde una regia complessiva, che permetta il consolidamento di modelli regionali di associazionismo. La produzione normativa e le sperimentazioni sono state molteplici e hanno riguardato modelli diversificati, flessibili, con nomi diversi: équipe, Ncp, Gcp, Utap, Case della salute, ma nonostante questo i distretti sono rimasti deboli, non sono mai decollati veramente come riferimento per la medicina di base. E’ con il Piano sanitario nazionale 1998-2000 che si riconosce la necessità di spostare risorse dall’ospedale al territorio, un’esigenza recepita a macchia di leopardo. Lo studio individua nelle regioni considerate la realizzazione di tre modelli organizzativi di erogazione delle cure primarie (erogativo-strutturale, funzionale e aperto)e analizza i percorsi di Emilia Romagna e Toscana. Le conclusioni sottolineano come il ruolo delle cure primarie sia determinante per garantire continuità, integrazione, appropriatezza e organizzazione delle cure e come sia quindi necessario definire precisamente le funzioni dell’assistenza primaria, superando la logica prestazionale, per sviluppare un processo di cura complessivo, orientato al mantenimento dello stato di salute. Si tratta di un salto culturale, dalla medicina di attesa a quella di iniziativa, che necessita di “un nuovo modello di governance clinica territoriale”, di cui i medici siano protagonisti. E’ inoltre necessario definire modalità graduali di integrazione tra i professionisti e rafforzare il ruolo degli infermieri nelle cure primarie, investendo in tecnologie, strutture e personale.

Da “Il Sole 24 ore Sanità” n. 26, del 7-13 luglio 2009
Ocse health data. La salute italiana costa meno.
Dal confronto tra i sistemi sanitari dei Paesi più ricchi contenuto negli “Health data 2009” dell’Ocse, relativo ai dati del 2007, risulta che in Italia spendiamo per la sanità meno degli altri, sia per la spesa a carico del Ssn che per quella sostenuta direttamente dai cittadini. L’Italia spende per le cure sanitarie l’8,7% del suo Pil (6,7% a carico dello Stato), a fronte della media Ocse pari all’8,9%. Gli Usa spendono addirittura il 16%, lasciando senza cure 40 milioni di cittadini, mentre quasi la metà dei Paesi spende più di noi: la Francia l’11% del Pil (8,7% a carico dello Stato), la Germania il 10,4% (8% di spesa pubblica), il Portogallo il 9,95%, l’Olanda e la Danimarca il 9,8% e la Grecia il 9,6%. Spendono meno di noi, invece, solo la Spagna con l’8,5% del Pil (ma con il 6,9% di spesa pubblica) e la Gran Bretagna con l’8,4% (6,7% di spesa pubblica). Il dato è confermato anche dalla spesa pro-capite, calcolata in dollari a parità d’acquisto: ogni italiano spende 2.686 dollari all’anno contro i 7.290 degli americani, i 3.601 dei francesi, i 3.585 dei tedeschi ed i 2.992 degli inglesi. Inoltre, la spesa sanitaria in Italia è cresciuta dal 2000 al 2007 meno che negli altri Paesi: +1,9%, quasi la metà della media Ocse (+3,7% all’anno). Siamo quindi abbastanza “risparmiosi”, senza però avere meno risorse e tecnologie degli altri, come dimostrano i dati su posti letto totali (3,9 ogni 1.000 abitanti, a fronte degli 8,2 della Germania e dei 7,1 della Francia); posti letto per acuti (3,1 ogni 1.000 abitanti, a fronte dei 5,7 della Germania e 3,6 della Francia), Tac (30,3 per milione di abitanti, a fronte delle 16,3 della Germania e delle 10,3 della Francia, ma anche delle 34,3 degli Usa) e Rnm (18,6 per milione di abitanti, a fronte delle 8,2 della Germania e delle 5,7 della Francia, ma anche delle 25,9 degli Usa).

Da “Il Sole 24 ore Sanità” n. 27, del 14-20 luglio 2009
Modello Anaao per coniugare ospedale-territorio. Cure ad “alta integrazione”.
Vi è la necessità di un’alta integrazione fra la realtà sanitaria ospedaliera e quella territoriale, individuando un modello organizzativo delle strutture polispecialistiche territoriali, in grado di favorire un’alta integrazione funzionale tra l’ospedale ed il territorio. Il modello è costituito dalla creazione di un’aggregazione funzionale di specialisti e di servizi, provenienti sia dal mondo ospedaliero (dirigenti medici dipendenti), sia dal territorio (specialisti convenzionati interni) allocata organizzativamente presso strutture aziendali territoriali già esistenti (Centri sanitari polifunzionali o Poliambulatori di distretto), adeguate a tale fine da un punto di vista strutturale, organizzativo e tecnologico. Tale aggregazione deve essere in grado di erogare, nelle quantità necessarie, prestazioni specialistiche di tipo diagnostico e/o terapeutico, non solo a bassa complessità e bassa tecnologia, come quelle di base (prestazioni di 1° livello, di norma erogate dai poliambulatori distrettuali), ma anche quelle a maggiore complessità clinico-diagnostica e ad elevata dotazione tecnologica (prestazioni di II livello, di norma erogate in ambito ospedaleiro), nel rispetto di protocolli, linee guida e procedure condivise fra i diversi attori professionali del sistema. Il modello organizzativo proposto permette di coniugare le esigenze sanitarie complesse del territorio ed il rigore metodologico ed organizzativo della realtà ospedaliera. Il tentativo di realizzarlo integralmente è in corso presso il Poliambulatorio del Css dei Colli (Azienda Ulss 16 di Padova) e finora ha dato risultati positivi.

Da “Il Sole 24 ore Sanità” n. 28, del 21-27 luglio 2009
Dpef 2010-2013. Spesa: aumento del 13% in quattro anni.
I dati contenuti nelle tabelle del Dpef indicano che la spesa sanitaria è prevista in aumento di 1,79 miliardi nel 2010 rispetto al 2009, di 3,6 nel 2011, di 4,4 nel 2012 e di 4,9 nel 2013: una crescita esponenziale, che determina una forbice tra finanziamento e fabbisogno che passa dal 2009 al 2013 da 10,2 mld. a 12 mld. La differenza tra tendenziale e fabbisogno non si trasforma tutta in deficit, grazie agli interventi regionali, tant’è vero che nel 2008 a fronte di una differenza tra spesa e fabbisogno di 9 mld., il deficit accertato è stato di circa 3,4 mld., che con gli ulteriori interventi legati ai piani di rientro si sarebbero ridotti, secondo la Corte dei Conti, a soli 103 milioni. Ma dal 2010 in poi la strada si annuncia in salita, visto che le Regioni denunciano una sottostima di almeno 7 mld. nei finanziamenti. Secondo il Dpef la spesa sanitaria 2010-2013 è stata valutata sulla base di un tasso di crescita medio nel periodo del 3,1%, tenendo conto delle previsioni di spesa per il personale, che nel periodo si incrementa mediamente del 2,4%, di una spesa per beni e servizi che cresce del 5,3% e di un incremento del 3,6% della spesa per prestazioni fornite da produttori in regime di mercato.

Da “Il Sole 24 ore Sanità” n. 29, del 28 luglio-3 agosto 2009
Regno Unito, le proposte del governo per l’assistenza ai non autosufficienti.
Trascorrere una vecchiaia serena in Inghilterra potrebbe presto costare non meno di 20.000 sterline, a carico del cittadino anziano. Le nuove proposte del ministero della Salute britannico per garantire la sostenibilità delle long term care sono oggetto di un vivace dibattito. Con la pubblicazione del “Green paper on social care” il governo ha annunciato una radicale riforma delle modalità di finanziamento dell’assistenza rivolta agli anziani. Le opzioni in campo sono diverse, ma tutte prevedono la partecipazione ai costi da parte degli assistiti, con l’esclusione del ricorso alla fiscalità generale, che rappresenterebbe un peso troppo forte per la popolazione attiva. Inoltre, l’esperienza della Scozia che dopo la devoluzione ha deciso di reperire i fondi per le long term care con le tasse si è rivelata fallimentare. Le soluzioni proposte sono tre: 1) una partnership in cui lo Stato paga da un quarto ad un terzo delle spese per l’assistenza, lasciando all’anziano i costi residui. In media un over 65 spenderebbe tra le 20mila e le 22.500 sterline, ma non pagherebbe nulla nel caso in cui non dovesse aver bisogno di cure. 2) un’assicurazione volontaria, che sarebbe finanziata parzialmente dallo stato, e richiederebbe ai privati contributi compresi tra le 20 e le 25mila sterline. 3) un’assicurazione obbligatoria con un costo compreso tra le 17mila e le 20mila sterline, con l’esclusione del pagamento di vitto ed alloggio in caso di ricovero in residenze assistenziali, nel qual caso l’anziano dovrebbe sostenere una spesa aggiuntiva di 16.800 sterline all’anno. Restano escluse da ogni forma di pagamento le persone con un patrimonio inferiore alle 23mila sterline all’anno. Le tre proposte hanno carattere nazionale e porrebbero fine ai diversi criteri di finanziamento oggi stabiliti dalle autorità locali. Oggi molti anziani sono costretti a pagare cifre altissime per le LTC, mentre alcuni ricevono assistenza gratuita, la metà degli assistiti deve sborsare oltre 25mila sterline ed il 20% più di 50mila. Per questo molti cittadini (60.000 l’anno, secondo alcune stime) sono costretti a vendere la propria abitazione. I nuovi sistemi di finanziamento saranno introdotti gradualmente a partire dal 2014.

Dalle Agenzie di stampa regionali
Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 19 novembre 2009
Sanità 20 “ECMO” salvavita in dieci ospedali.
Sono stati consegnati ieri al San Matteo di Pavia e saranno distribuiti nei prossimi giorni i 20 apparecchi per l’ECMO (Extra Corporeal Membrane Oxygenation), che Regione Lombardia ha deciso di acquistare a fine settembre per metterli a disposizione dei 10 Centri di Riferimento regionale (5 per il trattamento della sindrome da insufficienza respiratoria acuta grave e 5 unità operative di cardiochirurgia). Ogni Centro avrà due macchinari (uno fisso e uno per il trasporto). Si tratta di strumenti, delle dimensione di un trolley da viaggio, che permettono di fronteggiare gravissimi scompensi cardiaci e polmonari supplendo quindi alle funzioni di organi seriamente compromessi. Con una delibera approvata a fine settembre, la Regione aveva poi stanziato 1.650.000 euro per i 20 ECMO, affidando al San Matteo il compito di acquistarli. Contestualmente all’arrivo degli apparecchi, saranno avviati percorsi di formazione per il personale sanitario dedicato al loro utilizzo. I Centri di Riferimento regionale per pazienti affetti da grave insufficienza respiratoria acuta sono: AO Ospedale San Gerardo dei Tintori di Monza, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano, IRCCS Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor di Milano AO Ospedali Riuniti Bergamo (con particolare specificità per i pazienti in età pediatrica). Le cardiochirurgie cui saranno assegnate le apparecchiature per l’ECMO sono invece in questi ospedali: AO Spedali Civili di Brescia, AO Ospedale di Circolo di Lecco, AO Luigi Sacco di Milano, AO Circolo e Fondazione Macchi di Varese, AO Ospedale Niguarda Cà Granda di Milano. Questi 10 Centri di Riferimento fanno parte di una più ampia “Rete regionale delle terapie intensive per la gestione della sindrome da insufficienza respiratoria acuta grave”. Si tratta di strutture dotate di terapia intensiva che vengono contattate come riferimento territoriale per trattare i casi che non richiedono l’utilizzo dell’ECMO.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 20 novembre 2009
World Regions Forum. Via alla Rete Sanitaria del G15.
Al termine della sessione “politica” della mattinata di oggi, il presidente lombardo Roberto Formigoni ha registrato con soddisfazione “il consenso unanime e convinto” delle Regioni del G15, convenute a Milano per il World Regions Forum, a realizzare “una rete stabile” di collegamento e scambio sui temi cruciali dello sviluppo sostenibile, individuati in ricerca e capitale umano, ambiente, sanità. E proprio su quest’ultimo argomento si è svolta la prima sessione “tematica”, presieduta dalla Governatrice della Regione sudafricana del Gauteng, che ha messo a punto e condiviso un progetto di Network delle Regioni nel campo sanitario, per mettere in rete le realtà più avanzate nel campo della cura, della ricerca e dell’impresa. “Lo scopo - ha detto Formigoni - è di mettere in comune conoscenze ed esperienze innovative per affrontare la principale esigenza dei moderni sistemi sanitari: accrescere l’efficacia e la qualità dei servizi e nel contempo contenere l’aumento dei costi, attraverso l’efficienza e l’ottimizzazione delle risorse”. In pratica, sono state individuate due aree di interesse prioritario: lo sviluppo della e-health, la sanità elettronica, e la creazione di una rete di patologia internazionale. Le innovazioni della e-health riguardano database clinici, fascicoli dei pazienti in formato elettronico, telemedicina, e-learning, accesso alle informazioni e ai servizi tramite smart-card; grande interesse ha destato la Carta regionale dei servizi realizzata da Regione Lombardia. Mentre la rete delle patologie riguarderà innanzitutto la patologia oncologica, quella cardio-cerebro-vascolare e la patologia cronica. A queste, su esplicita richiesta del Gauteng, è stata aggiunta una sezione dedicata all’Aids. L’insieme del progetto si concretizzerà nella costituzione di un World Regions Patology Network (WRPN), basato su un website del cui avvio si farà carico Regione Lombardia, a partire da gennaio 2010, per entrare a pieno regime dall’inizio del 2011.

Da “Novità Settegiorni PD”, notiziario del gruppo PD nel Consiglio regionale lombardo.
E’ uscito il n. 78 del 20 novembre 2009
Aborto clandestino, notizie allarmanti a Milano.
Il quotidiano La Stampa la scorsa settimana ha portato alla luce una realtà terribile che vive nelle viscere della città di Milano: quella degli ‘spacciatori d’aborto’. Nelle stazioni metropolitane ambrosiane si vendono pillole antiulcera (Cytotec) per provocare aborti clandestini, soprattutto tra le straniere, ma non soltanto tra loro. “La notizia - commentano la consigliera regionale Ardemia Oriani e la consigliera del Comune di Milano Francesca Zajczyk - ha evidenziato i nervi scoperti delle politiche per una maternità libera e consapevole portate avanti in questa Regione. L’alta percentuale di donne immigrate e la costante numerica di giovanissime (anche italiane) che ricorrono all’interruzione di gravidanza in Lombardia dimostra che su questi due target c’è bisogno di interventi diretti di cui la Giunta regionale in questi anni non si è fatta carico, nonostante le nostre continue sollecitazioni”. Secondo le consigliere democratiche servono programmi sistematici di educazione sessuale nelle scuole milanesi e lombarde, perché solo così si colma il vuoto informativo e si ‘fidelizzano’ le nuove generazioni all’utilizzo dei consultori e una presenza di servizi di mediazione linguistica costante all’interno delle strutture sanitarie e dei consultori. “E’ allarmante questo ritorno al ricorso all’aborto clandestino, una piaga che la 194 aveva quasi fatto scomparire, ma che nella nostra ‘avanzata’ Lombardia è tornato alla ribalta, a causa - spiegano Oriani e Zajczyk - delle sue arretrate politiche antiabortiste, all’altissimo numero di medici obiettori, ai tempi di attesa troppo lunghi per effettuare gli interventi, al numero sempre crescente di consultori privati accreditati che stanno sostituendo progressivamente la rete pubblica e che di fatto sono esonerati dall’applicazione della 194”.

Liste di attesa: un problema reale.
Il capogruppo Carlo Porcari è intervenuto in merito al tema dei tempi d’attesa per esami e prestazioni sanitarie, dopo le dichiarazioni di Formigoni di qualche giorno fa. “Il problema delle liste d’attesa esiste - ha detto Porcari - è un problema che riguarda soprattutto gli esami diagnostici, a partire da ecografie, mammografie e dalle prestazioni di riabilitazione. E non è una regola contenuta in una delibera regionale, né un’informazione sul sito di una Asl che può nascondere la realtà sperimentata quotidianamente da migliaia di lombardi”. Secondo Porcari, Formigoni si autodichiara primo della classe ben sapendo che le altre regioni chiamate in causa non hanno interesse a replicare. “Ma se per le prestazioni sanitarie un po’ di attesa è senz’altro fisiologica, ci sono settori in cui i tempi della sanità sono chiaramente troppo lunghi e del resto in molti casi i limiti previsti dalla Regione prescindono dalla reale possibilità degli ospedali e dagli ambulatori diagnostici di rispondere alla richiesta”.

Dalle Agenzie di stampa nazionali

Da “Epicentro-Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute” dell’Istituto Superiore di Sanità: http://www.epicentro.iss.it/default.asp
Epicentro é uno strumento di lavoro per gli operatori di sanità pubblica, messo a punto dal Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps) dell’Istituto superiore di sanità, nell’ambito del progetto per un osservatorio epidemiologico nazionale. È un portale di epidemiologia che offre aggiornamenti rapidi su differenti argomenti di salute.
Sul numero 318 del 19 novembre 2009. Nuova influenza A/H1n1. Il Cnesps-Iss pubblica il terzo numero di FluNews, aggiornamento settimanale con i dati di sorveglianza epidemiologica sull’influenza in Italia. Leggi anche le altre novità sul notiziario del 19 novembre. Sistema di sorveglianza Passi. Un rapporto Istisan presenta i risultati Passi 2007. Appuntamento a Bologna il 3 dicembre per la presentazione del report 2008 dell’Emilia-Romagna: ecco le schede su fumo, alcol, attività fisica e obesità Rapporto Cedap 2006. In Italia si ricorre al taglio cesareo nel 37,4% dei casi, e la percentuale sale nelle strutture private. È uno dei dati che emergono dal quinto rapporto Cedap relativo alle nascite in Italia nel 2006. Ricoveri ospedalieri nel 2008. L’analisi preliminare sull’attività di ricovero del 2008 copre il 95% delle strutture pubbliche e private e conferma la tendenza a una diminuzione di ospedalizzazioni (come nel 2007) e delle degenze. Polmonite: Piano di azione Oms-Unicef La polmonite è la prima causa di morte tra i bambini con meno di 5 anni. Da Oms e Unicef un Piano di azione con l’obiettivo di ridurre entro il 2015 la mortalità infantile di almeno il 65% rispetto al 2000.

Cedap 2006: l’assistenza al parto in Italia.
In Italia, in media il 37,4% dei parti avviene con taglio cesareo. Si tratta di una percentuale di gran lunga superiore alla soglia del 10-15% indicata dall’Oms per garantire il massimo beneficio complessivo per la madre e per il bambino. La percentuale di tagli cesarei è più alta nelle case di cura private (61,6% nelle case di cura accreditate e 76,1% in quelle non accreditate contro il 34% degli ospedali pubblici) ed è più frequente nelle donne di cittadinanza italiana (39,2%) rispetto a quelle straniere (26,9%). I dati emergono dalla quinta edizione del rapporto “Cedap - Certificato di assistenza al parto” relativo al 2006. Quest’ultima rilevazione, rispetto agli anni precedenti, risulta più affidabile: grazie all’aumento del 41% rispetto al 2002 del numero di schede esaminate, la copertura dei dati raggiunge una cifra pari al 92,9% dei parti rilevati con la Scheda di dimissione ospedaliera (Sdo). Più dell’88% dei parti è avvenuto negli Istituti di cura pubblici, l’11% nelle case di cura e lo 0,1% a domicilio. Il 64,7% dei punti di nascita totali è avvenuto in strutture dove avvengono oltre mille parti all’anno, mentre il 10,5% dei parti si è svolto in strutture che accolgono meno di 500 parti annui.
Leggi l’articolo: http://www.epicentro.iss.it/temi/materno/cedap2006.asp

Ospedalizzazione in Italia: analisi preliminare relativa all’anno 2008.
Attraverso l’analisi delle schede di dimissione ospedaliera (Sdo) è stata pubblicata un’analisi preliminare sull’attività di ricovero ospedaliero relativa all’anno 2008. La copertura delle strutture ospedaliere, pubbliche e private, del flusso informativo 2008 è superiore al 95%. L’attività ospedaliera. Come nel 2007, anche nel 2008 l’Italia registra un calo del numero di degenze. Nel corso del 2008 i ricoveri all’interno dei confini nazionali sono stati più di 12 milioni, l’1,7% in meno rispetto al 2007. Le giornate di degenza sono state pari a circa 76 milioni, un valore inferiore dello 0,9% rispetto all’anno precedente. Fanno eccezione a questa tendenza i reparti per i lungodegenti, che accrescono il numero delle dimissioni, con un incremento del 3%. Il tasso di ospedalizzazione è poco inferiore al 195 ogni mille abitanti, in diminuzione rispetto al 198 del 2007 e al 209 del 2006. Persiste come negli anni precedenti una certa variabilità regionale nella composizione del ricovero tra modalità diurna e ricovero ordinario e nei volumi di prestazioni. In Campania, Lazio, Abruzzo, Molise e Sicilia, i tassi di ospedalizzazione per acuti sono superiori o prossimi a 200 ogni mille abitanti, ma per tutte le Regioni si registra un importante processo di de-ospedalizzazione… Leggi:


l’articolo: http://www.epicentro.iss.it/focus/sdo/08.asp, la relazione attività di ricovero 2008: http://www.ministerosalute.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1117_allegato.pdf, le tabelle ricoveri: http://www.ministerosalute.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1117_
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