Italia sempre più off-limits per i camici bianchi stranieri.

fonte: Da “Il Sole 24 ore Sanità” n. 43, del 4-10 novembre 2008


Dalla stampa di settore

L’Ocse ha effettuato una ricerca sull’immigrazione di personale sanitario in Italia in uno studio pubblicato a fine ottobre. Il nostro è tra i Paesi con meno personale sanitario straniero: lo sono solo l’1% dei medici ed il 2% degli infermieri; in Francia, Germania ed Inghilterra invece medici e infermieri stranieri sono tra il 5 ed il 10% della forza lavoro in sanità. Questo perché in Italia sono troppo pochi i posti di lavoro disponibili, dato che ci sono già troppi medici (6 ogni mille abitanti); le carenze ci sono solo per qualche specializzazione, anestesia e radiologia. Nel 2005 vi erano 370.000 medici iscritti all’ordine, di cui circa un terzo impiegato nel settore pubblico; i medici iscritti all’Ordine e nati all’estero erano 12.527, il 3,4% del totale. Secondo la Fnomceo i numeri reali sono inferiori: nel 2006 il numero di medici stranieri effettivi era di 3.525 (meno dell’1%). Secondo il Ministero della Salute l’ostacolo maggiore all’inserimento dei medici stranieri è la lingua, ma anche la procedura di riconoscimento dei diplomi, lenta e piena di ostacoli (anche 5 anni). Per quanto riguarda gli infermieri invece la carenza è cronica: su un totale di 348.415, di cui il 70% lavora nel pubblico, ne mancano almeno 50-60.000; ogni anno ne vanno in pensione dai 15 ai 17.000, mentre ne vengono assunti solo 8.000. Secondo l’Ipasvi nel 2005 gli infermieri stranieri iscritti nel registro professionale erano 6.730, di cui un terzo dei nuovi Paesi Ue (principalmente Polonia) ed un altro terzo di Bulgaria e Romania. Diverse le ragioni di questa difficoltà a lavorare in Italia: soprattutto la burocrazia e gli stipendi bassi. Ora il reclutamento è in mano ad agenzie private e cooperative che “affittano” il lavoro soprattutto alle cliniche private, mentre mancano iniziative verso altri Paesi per concordare l’impiego di questi operatori nella sanità italiana.

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