Block Notes n. 18, settembre 2009


Dipartimento Welfare e nuovi diritti della Cgil Lombardia
A cura di E. Lattuada, G. Roversi e M. Vespa

In questo numero:
1. Dalle Agenzie di stampa regionali
Contratto sanità privata: un pre-contratto nazionale
Rsa, nessun costo in più per far quadrare conti
Sanità, nasce “l’ospedale virtuale” delle Alpi. E’ il progetto europeo Alias
Lodi. Boscagli inaugura Centro Riabilitazione Asp e la nuova palestra della Rsa
Influenza A/H1N1, scatta piano della Regione

2. Dalle Agenzie di stampa nazionali 
La Sicilia vara riforma della sanità
Servizi per l’infanzia: aggiornati due indicatori
Influenza A: ordinanza ministeriale su vaccinazione
Sanità. Errani su proposta Patto del Governo: “Non ci siamo”
Sanità: il Piano della Regione Calabria
Influenza A: sì al vaccino a bambini e donne in gravidanza. Parere favorevole CSS
Sicilia: sostegno agli anziani
Quali e quanti gli anziani disabili del prossimo futuro?
I risultati dell’attività del sistema di sorveglianza dell’Ivg
Politiche sanitarie in Europa. Finanziare il sistema sanitario: sfide e risposte politiche

Dalle Agenzie di stampa regionali
Da Segreterie Cgil Fp, Cisl Fps, Uil Fpl di Milano
14 settembre 2009 Comunicato Stampa: “Contratto sanità privata: un pre-contratto nazionale da far firmare azienda per azienda”.
Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl di Milano lanciano unitariamente l’iniziativa di un pre-accordo sul contratto nazionale da far sottoscrivere azienda per azienda, per i lavoratori della Sanità Privata che attendono il rinnovo da 4 anni, quando nello stesso periodo negli altri comparti pubblici e privati sono stati firmati ben 2 bienni contrattuali. Sono migliaia e migliaia di lavoratrici e lavoratori che non fanno notizia solo perché dediti quotidianamente all’assistenza ed alla cura delle persone malate con altissima professionalità. Della Sanità Privata si parla solo quando vi sono avvisi di garanzia e scandali che non riguardano certo i lavoratori. Dello scandalo di lasciare questi professionisti senza contratto, con i salari falcidiati nel potere d’acquisto, con la loro dignità calpestata non se ne parla. Ma anche al senso di responsabilità dei lavoratori c’è un limite, tanto più che i ricchi datori di lavoro della Sanità Privata che, non scordiamolo è pagata con i soldi dei cittadini, dimostrano che dei propri dipendenti non gli importa assolutamente nulla. Già durante il mese di settembre le federazioni del pubblico impiego avvieranno una mobilitazione capillare e permanente in tutte le strutture sanitarie private e chiederanno alle controparti la sottoscrizione di un pre-contratto che sarà uguale e varrà per tutti i lavoratori. Ora siamo stanchi delle scuse e vogliamo dare una svolta al rinnovo. Con la firma del pre-accordo, infatti, ogni singolo datore di lavoro sarà messo di fronte a responsabilità certe. E noi ne pretenderemo il rispetto fino alla definizione e sottoscrizione del contratto nazionale. E’ ora che le Istituzioni e per primo il Governatore della Lombardia intervengano decisamente per obbligare coloro che sono sotto contratto con le ASL e che ricevono i finanziamenti pubblici al rispetto delle regole. Non si tratta più solo di impedire che si risparmi sulle basta paga dei lavoratori, considerato che i dipendenti della sanità privata sono pagati assai meno dei loro colleghi pubblici, è un dovere morale che i datori di lavoro privati hanno verso quanti grazie alla loro abnegazione quotidiana permettono l’erogazione di un servizio indispensabile.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 4 settembre 2009
Rsa, nessun costo in più per far quadrare conti.
“Non è affatto vero che Regione Lombardia avrebbe tentato di mantenere ordine nei propri conti facendo pagare più del dovuto ad anziani e disabili il ricovero nelle strutture socio assistenziali”. E’ quanto si legge in Nota di Regione Lombardia, che replica a quanto scritto oggi da il Venerdì di Repubblica. “Sul ricovero di anziani e disabili nelle strutture lombarde - prosegue la Nota - la Regione da sempre applica i livelli essenziali di assistenza definiti a livello nazionale. Per cui il costo delle rette in capo agli utenti o ai famigliari o ai comuni (in caso di utenti in difficoltà) è stabilito in base a percentuali decise a livello nazionale”. “Regione Lombardia, ad esempio - conclude la Nota - per gli anziani si fa carico del 50% del costo delle rette. Si tratta di un impegno economico di circa 800 milioni di euro”.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 9 settembre 2009
Sanità, nasce “l’ospedale virtuale” delle Alpi. E’ il progetto europeo Alias.
Svolgere esami clinici in un ospedale, ottenendo il referto o un consulto sui risultati da un altro; condividere le informazioni mediche e sanitarie per aumentare la qualità delle cure, soprattutto negli ospedali più piccoli o svantaggiati da un punto di vista logistico, come quelli montani. Sono queste le due principali attività su cui si basa il progetto europeo ALIAS (Alpine Hospitals Networking for Improved Access to Telemedicine Services). Il programma è di durata triennale e vede Regione Lombardia ricoprire il ruolo di capofila. Coinvolge altre sei realtà alpine europee (Regione Friuli Venezia Giulia, Rhône Alpes, Cantone di Ginevra, Carinzia, Baviera, Slovenia) e prevede una serie di attività indirizzate alla creazione di un “ospedale virtuale delle Alpi”, una struttura immateriale che, attraverso una comune piattaforma tecnologica e gli strumenti della telemedicina, sia in grado di unire le competenze dei diversi presidi e del personale medico, di garantire lo scambio e la condivisione delle informazioni sanitarie e in ultima analisi di migliorare la capacità di diagnosi e cura per i pazienti. Nei territori interessati dal progetto ALIAS vivono 80 milioni di persone. Il costo complessivo è di circa 2,5 milioni di euro, messi a disposizione per il 74% direttamente dalla Commissione europea e per la restante parte dai sette partner. Tra le strutture coinvolte, l’Azienda Ospedaliera di Varese, l’Azienda Sanitaria locale di Tolmezzo, gli ospedali di Grenoble e Lione, oltre a quello di Tarvisio. L’iniziativa ha già ottenuto l’interesse e il supporto di altre istituzioni, a livello nazionale ed europeo. ALIAS rappresenta una delle prime concrete iniziative intraprese a seguito delle intese siglate da Regione Lombardia con la Regione Rhône Alpes e la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia in ambito sanitario e si inquadra nell’obiettivo di promuovere una macroarea europea che favorisca la collaborazione tra enti e istituzioni sui temi della sanità.

Lodi. Boscagli inaugura Centro Riabilitazione Asp e la nuova palestra della Rsa.
L’assessore alla famiglia e Solidarietà sociale Giulio Boscagli è intervenuto questa mattina all’avvio del “Progetto di riabilitazione respiratoria” realizzato dall’Asp (Azienda servizi alla persona) “Santa Chiara” di Lodi e all’inaugurazione della palestra della Residenza sanitaria assistenziale (Rsa). La palestra è ora dotata di nuove attrezzature e di una strumentazione appositamente destinata alla riabilitazione di quel 30% circa di anziani che soffrono di enfisema polmonare, bronchiti croniche e di ogni altra patologia che possa causare una riduzione della capacità respiratoria. “La condizione degli anziani, l’invecchiamento della popolazione - ha affermato l’assessore Boscagli - è un tema cruciale nella nostra società e va affrontato con maggior attenzione, visto che sono più di 40.000 i lombardi che ogni anno superano la soglia dei 75 anni. L’anziano oggi entra spesso nelle Rsa in una condizione di grande fragilità ed è sempre più bisognoso di interventi e di assistenza sanitaria, che è quella che comporta i costi maggiori. La Regione Lombardia stanzia, per questi interventi, oltre 800 milioni all’anno che servono per assistere gli oltre 55.000 anziani ricoverati nelle Rsa, coprendo così circa la metà del costo delle rette. Si tratta di un numero e di uno sforzo molto grande, ha aggiunto Boscagli, che non può essere ulteriormente ampliato e pertanto bisogna incrementare altre forme di sostegno, quali ad esempio l’assistenza domiciliare e le residenze protette. Nel contempo vogliamo affrontare anche il problema dei ricoveri post ospedalieri degli anziani, che potranno essere fatti anche nelle Rsa, ma i cui costi di degenza dovranno essere a carico del servizio sanitario”.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 14 settembre 2009
Influenza A/H1N1, scatta piano della Regione Lombardia.
Sorveglianza attenta e continua, predisposizione di tutte le misure per contrastare la malattia ma niente allarmismi. E’ questo il senso del Piano che Regione Lombardia ha predisposto per fronteggiare il virus influenzale A/H1N1, che oggi stesso verrà trasmesso ad ASL, ospedali e case di cura. Sorveglianza epidemiologica. E’ già attiva e funziona regolarmente una rete di “medici sentinella” (oltre 100) per l’influenza, chiamati a raccogliere e trasmettere i dati sull’incidenza della malattia. Il loro numero verrà aumentato del 20% così da poter disporre di dati ancora più precisi sul numero dei casi e quindi dare una fotografia più precisa sull’intera popolazione assistita in Lombardia. Sulla base di questi dati aggiornati settimanalmente, che saranno anche diffusi attraverso un bollettino tecnico di aggiornamento per gli operatori, ossia Influnews, secondo una modalità già consolidata, ci saranno i presupposti per assumere eventuali altre decisioni (come la sospensione dell’attività scolastica, possibilità assai remota, o la frequenza in luoghi pubblici) o adottare altre misure. Aumenterà anche il numero dei medici che effettuano la sorveglianza virologica, eseguendo regolari esami con il tampone sui casi osservati. Per la normale diagnosi della malattia, non è tuttavia necessario eseguire il tampone; tale esame va prescritto solo nei casi di un quadro clinico più complicato del normale e quindi tale da richiedere un ricovero. Organizzazione delle cure. Il virus A/H1N1 provoca “quadri clinici complessivamente benigni, con brevi tempi di risoluzione e con moderato ricorso all’ospedalizzazione”. Per questa ragione, mentre bisogna garantire le cure senza ricorrere al ricovero in ospedale, come indicato nel Piano pandemico regionale, è necessario consultare un medico alla comparsa di questi sintomi: dispnea, difficoltà respiratorie, cianosi, emoftoe (cioè tosse con sangue), dolore toracico, alterazione dello stato mentale, febbre elevata per più di tre giorni, ipotensione. Alle ASL è indicato inoltre il compito di potenziare l’assistenza territoriale per evitare gli accessi impropri in pronto soccorso. Le strutture di pronto soccorso con più di 30.000 accessi all’anno dovranno comunque attivare un’area di triage riservata solo ai soggetti con sintomi siminfluenzali e/o di non particolare gravità clinica in orario diurno (8-20), sette giorni su sette. Questo allo scopo di non interferire con la normale attività di emergenza-urgenza e di limitare la permanenza di soggetti potenzialmente infetti nelle strutture ospedaliere, il che rappresenterebbe un potenziale rischio per gli altri pazienti. Misure di controllo. Le raccomandazioni per evitare la malattia sono quelle di sempre: coprire naso e bocca in caso di starnuti o tosse, con fazzoletto o comunque mantenersi a distanza da altre persone; lavare con attenzione le mani con acqua e sapone o con soluzione idroalcolica e farlo con regolarità (soprattutto se ci si è toccati il naso o la bocca o se si sono toccate superfici sporche); evitare contatti ravvicinati soprattutto con persone che potrebbero essere malate; arieggiare bene l’ambiente in cui si vive aprendo le finestre o garantendo il corretto funzionamento degli impianti di condizionamento, curare la pulizia e sanificazione degli ambienti; praticare comportamenti igienici quali dormire un tempo adeguato, alimentarsi in modo corretto e svolgere attività fisica. Se ci sono sintomi che ricordano l’influenza (disturbi delle prime vie aeree, tosse o dolori muscolari con o senza febbre) rimanere a casa e informare il proprio medico di medicina generale o pediatra di famiglia; non uscire o frequentare collettività se c’è febbre, ma per prudenza anche dopo che i sintomi sono passati, per almeno 24 ore. Quando è presente un malato in famiglia occorre evitare i contatti ravvicinati, utilizzare fazzoletti di carta ed eliminarli rapidamente, arieggiare i locali di frequente; non è necessario l’utilizzo di mascherine o di stanze/bagni singoli. Vaccinazioni. Non appena il Ministero della Salute renderà disponibile il vaccino (tra il 15 ottobre e il 15 novembre), si provvederà alla somministrazione di due dosi a distanza di un mese una dall’altra. Inoltre sulla base delle indicazioni ministeriali emanate lo scorso 11 settembre, sono state definite le persone cui sarà offerto il vaccino in via prioritaria. Si tratta di circa 1,4 milioni di persone che comprendono: personale operante in strutture sanitarie e di assistenza: 245.000, forze dell’ordine: 33.000, addetti ai servizi di pubblica utilità: 128.000, soggetti a rischio (persone affette da patologie come malattie respiratorie compresa l’asma, fibrosi cistica, malattie cardiocircolatorie, diabete, malattie renali, malattie congenite, anemie, ecc): 700.000, donatori di sangue: 300.000. La somministrazione della vaccinazione, coordinata dalle ASL, vedrà all’opera strutture organizzative delle stesse ASL (dipartimenti di prevenzione, distretti, ecc), medici competenti, medici di medicina generale e pediatri di libera scelta e specialisti che operano in strutture ambulatoriali. Le ASL in particolare contatteranno le persone “a rischio” per proporre loro la vaccinazione. Comunicazione. Oltre al bollettino tecnico di aggiornamento Influnews, materiale informativo a disposizione di tutti i cittadini sarà diffuso capillarmente attraverso la rete sanitaria (ospedali, ASL, ambulatori, farmacie) e le scuole. Sul sito internet della Direzione generale Sanità (www.sanita.regione.lombardia.it) è stata aperta una sezione dedicata all’influenza A/H1N1. Le prime vaccinazioni, i numeri in dettaglio. Questi in dettaglio i numeri delle persone cui verrà offerto il vaccino in via prioritaria. Tutti questi soggetti saranno contattati dalle ASL. Il totale è 1,4 milioni. Personale sanitario e di assistenza (245.000): 1) Strutture di ricovero, cura e riabilitazione e strutture ambulatoriali: Personale a contatto coi pazienti (anche in ambulatori o laboratori): 115.000. Personale operante per pulizie, laboratori esterni 10.676. 2) Assistenza Sanitaria Primaria: Medici di medicina generale, Pediatri di libera scelta (e infermieri), Medici continuità assistenziale (ex-guardia medica): 15.000. 3) Strutture socio-sanitarie residenziali: Personale a contatto coi pazienti (RSA, residenze per disabili): 45.290. 3) Azienda Sanitaria Locale: Personale operante in servizi ambulatoriali o assistenziali (ADI, Servizi Vaccinali): 4.000. Dirigenti ASL e AO: dirigenti, coordinatori, decisori chiave: 2.160. Personale di tipo sanitario o adibito a rapporti con il pubblico: 3.700. 4) Servizi sanitari di emergenza, personale del SUEM e volontari: 37.000. 5) Farmacie: personale a contatto col pubblico 6.000. 6) Altro: Addetti a servizi sanitari e sociali di tipo domiciliare: 5.960. Personale addetto a servizi essenziali per la sicurezza e l’emergenza (33.000): 1) Carabinieri (stima) 10.000, 2) Polizia di Stato, Questure, Prefetture (stima) 15.000, 3) Personale penitenziario e detenuti con patologie a rischio 8.000. Personale addetto a servizi di pubblica utilità (128.000): 1) Vigili del Fuoco (compresi volontari) 5.000, 2) Addetti a trasporti pubblici (personale ferrovie, metropolitane, autobus/tranvie, personale navigante laghi, ecc), 35.000 3) Addetti al trasporto di prodotti di I° necessità (ad esempio farmaci) 1.000. 4) Addetti a servizi di energia, igiene urbana (settore distribuzione energia elettrica + Municipalizzate principali acqua-gas-rifiuti-reti informatiche, telefonia) 76.000 5) Personale e volontari della Protezione Civile 11.000. Soggetti “a rischio” (700.000): 1) Persone tra i 6 mesi e i 65 anni affette da patologie croniche (malattie respiratorie compresa l’asma, fibrosi cistica, malattie cardiocircolatorie, diabete, malattie renali, malattie congenite, anemie, ecc) 700.000 mila. Donatori di sangue: 300.000.

Dalle Agenzie di stampa nazionali.
Dalla Conferenza delle Regioni: http://www.regioni.it/newsletter
Regioni.it n. 1429 del 3 agosto 2009.
La Sicilia vara la riforma della sanità.
È in vigore la riforma della sanità in Sicilia che ha come primo obiettivo di razionalizzare i costi e migliorare i servizi. Tra le principali novità c’è la riduzione delle aziende sanitarie siciliane da 29 a 17: nove provinciali, tre ospedaliere di riferimento regionale, due aziende Arnas (di riferimento nazionale di alta specializzazione) e tre aziende ospedaliero-universitarie. Ciascuna azienda sanitaria provinciale si articola in distretti ospedalieri (in tutto 20) costituiti dall’aggregazione di uno o più presidi ospedalieri che appartengono alle soppresse Ausl. Le Asp, le Ao e le aziende ospedaliere-universitarie concorrono allo sviluppo del sistema regionale con la programmazione interaziendale di bacino che ha come scopo l’integrazione ottimale delle attività sanitarie. Saranno due i bacini in tutta la regione: quello della Sicilia occidentale e quello orientale. Sarà infine istituito un comitato composto dai dirigenti generali delle Aziende con il compito di programmare e monitorare gli interventi. Istituita anche la consulta regionale della sanità che svolgerà gratuitamente funzioni di consulenza su questioni di rilevanza regionale. Tra le priorità dell’assessore regionale alla sanità Massimo Russo “il miglioramento dell’efficienza e della qualità dei servizi sanitari, in primo luogo dei pronto soccorso. C’è bisogno di gente capace, che abbia voglia di lavorare onestamente con senso di responsabilità. Chi sbaglia va a casa. Questo sarà uno dei massimi principi a cui ci rifaremo per risanare il sistema siciliano”. Per Russo “nessuno ha conquistato poltrone a cui sentirsi tranquillamente ancorati. Programmazione, risultati, controlli ed eventuali sanzioni saranno i punti cardine di questa riforma che punta a valorizzare il criterio del merito professionale e non quello dell’appartenenza”.

Regioni.it n. 1432 dell’8 settembre 2009.
Servizi per l’infanzia: aggiornati due indicatori.
Gli “obiettivi di servizio”con riferimento alla cura per l’infanzia hanno registrato l’aggiornamento di 2 indicatori. Si tratta di S.04 - Diffusione dei servizi per l’infanzia e S.05 - Presa in carico “ponderata” degli utenti dei servizi per l’infanzia. È possibile osservare l’andamento degli indicatori consultando le tabelle pubblicate all’interno della sezione Focus obiettivi Servizi di cura per l’infanzia e gli anziani, sul sito del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione economica del Ministero dello sviluppo economico.
Link: http://www.dps.mef.gov.it/obiettivi_servizio/servizi_infanzia.asp

Regioni.it n. 1435 dell’11 settembre 2009.
Influenza A: ordinanza ministeriale su vaccinazione. La prima fase interesserà le categorie strategiche per i servizi essenziali.
Arriva il vaccino contro l’influenza A e dal 15 ottobre parte in Italia la campagna pubblica di vaccinazione: “la consegna alle Regioni e Province Autonome è prevista nel periodo 15 ottobre-15 novembre 2009 - fino a copertura di almeno il 40% della popolazione residente in Italia.”. Un’ordinanza a firma del vice ministro alla Salute, Ferruccio Fazio, dà in pratica il via all’organizzazione della campagna di prevenzione per i soggetti più a rischio. Pertanto le categorie a cui è offerta prima la possibilità di vaccinarsi sono i lavoratori dei servizi pubblici essenziali (forze dell’ordine, vigili del fuoco, personale sanitario e autisti dei mezzi pubblici) e i cittadini a rischio con particolari patologie dai 18 ai 65 anni. Per i minori di 18 anni e le donne in gravidanza e per la co-vaccinazione per l’influenza stagionale le indicazioni saranno contenute in un’ulteriore ordinanza che sarà emessa dopo il parere del Consiglio Superiore di Sanità. I lavoratori dei servizi essenziali sono 1,5 milioni, con ruoli fondamentali per il funzionamento dello Stato. Questi i primi italiani ad essere vaccinati contro il virus A/H1N1 dell’influenza A.

Regioni.it n. 1436 del 14 settembre 2009.
Sanità: Errani su proposta Patto del Governo, “Non ci siamo”.
Il 17 settembre si terrà l’atteso confronto fra il Governo e le Regioni, ma nel frattempo il quadro si arricchisce di elementi che necessariamente “peseranno” sul già incrinato rapporto Stato-Regioni. “Stiamo valutando - ha spiegato il Presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani - la bozza di Patto per la salute che c’è stata inviata. E’ chiaro che noi abbiamo posto alcuni problemi già in premessa”. Si tratta delle questioni che “riguardano un adeguato finanziamento del fondo. E’ vero che l’inflazione si è ridotta praticamente a zero, ma riteniamo che le cifre del 2010-2011 siano sottostimate. C’è poi un problema che riguarda il tema dei ticket, quello delle risorse dell’extrasconto sui farmaci” e più in generale il tema delle regole che non possono essere catapultate sulle Regioni. “Quindi sarà una discussione molto impegnativa. Ci è arrivata la bozza del patto della salute - ha proseguito Errani - ma “quell’impianto non funziona, in primo luogo perché in quanto regioni non siamo subordinati al governo, in secondo luogo perché su una materia del genere non mi piace un atteggiamento solo ragionieristico, stiamo parlando di un diritto costituzionale alla salute. E’ vero che in Emilia Romagna abbiamo chiuso 20 ospedali ma l’abbiamo fatto in 11 anni”. La “questione sanità” è sicuramente uno dei “nodi” che hanno reso in questi ultimi mesi sempre più difficile il dialogo fra il Governo e le Regioni, fino ad arrivare alla lettera inviata dal Presidente Errani il 2 luglio e all’incontro interlocutorio del 5 agosto con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in cui il Governo si è impegnato a fornire alla regioni una serie di risposte puntuali su alcuni punti chiave che vanno dalla scuola al turismo, dal Fondo per le aree sottoutilizzate (Fas) alla sanità stessa, anche in relazione al tema delle norme inserite nel Decreto anticrisi e ai commissariamenti di alcune regioni. Una cosa appare certa. Le prime valutazioni sulla proposta di “nuovo patto per la salute” (che dovrebbe coprire il triennio 2010-2012) influenzeranno il vertice del 17 settembre. Il piano ipotizzato dal Governo prevederebbe, secondo quanto riportato dai media, una “razionalizzazione dei posti letto attraverso una revisione al ribasso degli standard, finanziamenti in calo per l’anno a venire sul 2009 e, soprattutto, leva sui ticket per ripianare i deficit di bilancio, chiamando a concorrere alla spesa anche i cittadini attualmente esenti. La proposta ancora in fase di bozza dovrà essere discussa tra le parti. Ma la discussione si annuncia fin d’ora animata. L’aspetto più dirompente del Patto proposto, perlomeno per quanto emerge dai 15 articoli della bozza inviata l’8 settembre alle regioni, riguarda i ticket, su cui si potrà agire per ripianare i ‘buchi’ non coperti con altre misure, come piani di rientro e addizionali fiscali. Il documento, infatti, prevede che se dai dati di bilancio relativi al secondo trimestre emergerà un deficit, “le Regioni si impegnano ad attivare adeguate forme di partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie da parte dei cittadini, ivi compresi i cittadini a qualsiasi titolo esenti dalla vigente normativa, per un importo di manovra pari ad almeno il 75% dello squilibrio rilevato”. Possibili anche quote di partecipazione alla spesa per prestazioni in day-hospital e per i costi alberghieri dei ricoveri. Un taglio è previsto poi per i posti letto. Lo standard, ossia il tetto massimo, scende infatti da 4,5 a 4 posti per mille abitanti. Una razionalizzazione che punta a favorire, dove possibile, forme alternative all’ospedalizzazione, promuovendo “il passaggio dal ricovero ordinario al ricovero diurno e dal ricovero diurno all’assistenza in regime ambulatoriale”, ma che in certe regioni potrebbe pesare più che in altre. Nei piani governativi anche una razionalizzazione dei posti letto per anziani non-autosufficienti, con un tetto di un posto ogni 100 over 65 e tre ogni 100 over 75. La bozza del Patto interviene inoltre sul personale, prospettando una riduzione delle spese per questa voce da ottenere anche con misure di riduzione stabile degli organici. L’altro nodo è rappresentato dai finanziamenti a cui concorre lo Stato a favore delle regioni, che per il 2010 sono indicati in 103.998 milioni e per il 2011 in 106.318 milioni. Per l’anno a venire, quindi, i fondi si riducono, visto che nel 2009, il finanziamento complessivo era stato fissato in 103.701 milioni. E in ogni caso le regioni si attendevano cifre superiori. Il Presidente Vasco Errani, già nei mesi scorsi, aveva più volte parlato di una sottostima attorno ai 7 miliardi, ma lo stesso accordo sottoscritto il 1° ottobre 2008 dal Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e dal Presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani, al punto 2 stabiliva che il “Patto dovrà stabilire le regole e i fabbisogni condivisi, nel rispetto dei vincoli generali previsti dal Patto Europeo di Stabilità e Crescita, considerando che le Regioni valutano sottostimato il fabbisogno 2010-2011”. Non a caso Errani, in un’intervista pubblicata da Il Sole 24 ore, sabato 12 settembre, ha già affermato, con riferimento alla proposta di patto, che “Così non ci siamo”. Certo una valutazione personale in attesa della Conferenza delle regioni del 17 settembre, ma già indicativa. “Noi siamo pronti a ragionare sul fatto che c’è la crisi e che l’inflazione è a zero. Ma la sottostima dei fondi per la Sanità resta pesantissima. Senza contare che va ancora finanziata l’abolizione del ticket sulla specialistica per il 2010 e che mancano gli 800 milioni per l’extrasconto sui farmaci. Così non ci siamo proprio. A maggior ragione a questo punto serve una riflessione seria e molto approfondita. Forse anche, io penso, trovando un riferimento ‘terzo’, tra Governo e Regioni, che ai tavoli di confronto possa dare valutazioni obiettive. Se facessimo un Patto non fondato sulla sostenibilità reale tra finanziamento ed erogazione delle prestazioni, faremmo tutti un errore. E se si dovesse dire che mancano le risorse, il Governo dovrà assumersi la responsabilità di proporre una riduzione dei livelli essenziali di assistenza. Lo dica Berlusconi davanti alle Tv”.

Regioni.it n. 1437 del 15 settembre 2009.
Sanità: il Piano della Regione Calabria.
La Giunta Regionale della Calabria ha approvato il 10 settembre il Piano di riqualificazione e razionalizzazione del Servizio sanitario della Regione 2010-2012. L’obiettivo strategico del Piano, informa una nota dell’Ufficio stampa della Giunta, è la riqualificazione e il miglioramento dell’intero sistema sanitario regionale. L’attuale sistema mostra diffusi e cronici punti di criticità che implicano livelli mediamente modesti di assistenza e di tutela del diritto alla salute dei calabresi. Ciò impone una riforma strutturale del sistema in modo da garantire standard di sicurezza e di qualità per tutti i cittadini, in particolare per i più deboli. Il Piano aspira a costruire un sistema sanitario con caratteristiche organizzative e qualitative in linea con quelli medi nazionali. Il Piano proposto dalla Giunta Regionale, con il sostegno tecnico e scientifico dell’Agenas e di Kpmg, ha tutte le caratteristiche per scongiurare l’ipotesi di commissariamento della sanità regionale. Il commissariamento non è la soluzione ai problemi della sanità calabrese come l’esperienza ha dimostrato, in Calabria ed in Italia. Il commissariamento è una grave ferita istituzionale senza benefici evidenti per la collettività; per questo la Regione Calabria si oppone con determinazione. Il Piano, organizzato in nove obiettivi generali, 22 obiettivi specifici, 49 obiettivi operativi e 89 azioni-interventi, è prioritariamente orientato a conseguire miglioramenti significativi nelle aree strategiche dell’intero sistema: assistenza territoriale, rete ospedaliera, farmaceutica, personale. Il primo e più importante miglioramento che il Piano vuole conseguire consiste nel potenziare e qualificare i servizi più vicini ai cittadini, ossia quei servizi territoriali che consentono di soddisfare i bisogni diffusi di assistenza sanitaria in loco e che dunque possono limitare i ricoveri ospedalieri impropri. Il secondo miglioramento atteso è la riqualificazione della rete ospedaliera attraverso: a) un potenziamento dell’offerta riabilitativa e di lungodegenza rispondente ai bisogni di una popolazione sempre più anziana; b) una riorganizzazione dei presidi ospedalieri di piccole dimensioni per accrescere sicurezza, appropriatezza delle prestazioni, efficienza organizzativa; c) dismissioni di reparti insostenibili sotto il profilo della sicurezza e della qualità dell’assistenza, in particolare per le aree chirurgiche e punti nascita; d) l’aumento delle prestazioni sanitarie appropriate. Il terzo miglioramento consiste nel promuovere e conseguire un uso più congruo e appropriato dei farmaci, evitando abusi e consumi inutili e dannosi, nonché un sistema di acquisti da parte delle aziende sanitarie più efficiente e trasparente. Il quarto e ultimo miglioramento attiene ad un idoneo utilizzo delle risorse umane attraverso una più oculata politica del turn-over, un’immissione di personale, soprattutto sanitario, più giovane e motivato, e promuovendo la ricostruzione di vere e proprie “scuole” ospedaliere. A queste quattro aree strategiche, il Piano affianca altre quattro azioni di sistema: struttura organizzativa dipartimentale; meccanismi di monitoraggio e controllo; politica degli acquisti; formazione del personale. Il Piano prevede un rafforzamento significativo degli assetti organizzativi del Dipartimento della salute soprattutto in direzione delle aree economico-finanziaria, produttivo-gestionale, epidemiologica, farmaceutica e legale-contrattualistica. Contemporaneamente, il Piano individua un insieme di azioni rivolte a creare un sistema organico di monitoraggio dei flussi informativi in modo da consentire un efficace controllo gestionale. Il Piano prevede, altresì, una progressiva centralizzazione degli acquisti al fine di conseguire economie di scala ed allineare i costi a quelli medi nazionali nonché di accrescere la trasparenza informativa e procedurale, soprattutto attraverso il funzionamento pieno della Stazione unica appaltante che già nei prossimi mesi consentirà di ottenere i primi corposi benefici. Infine, il Piano prevede la costruzione di un sistema di formazione e di aggiornamento sistematico del personale sanitario e amministrativo finalizzato a potenziare l’insieme delle capacità professionali. Il complesso delle azioni e degli interventi del Piano porterà nel 2013, anno a regime, all’equilibrio di bilancio del sistema sanitario regionale, che consentirà da un lato di non incrementare il debito cumulato e, dall’altro, di utilizzare per usi alternativi la leva fiscale regionale.

Influenza A: sì al vaccino a bambini e donne in gravidanza. Parere favorevole del CSS.
Sì al vaccino ai bambini e alle donne in gravidanza. Il Parere favorevole in tal senso lo ha espresso il Consiglio Superiore di Sanità. In particolare si tratta della possibilità di vaccinare contro l’influenza A le donne in gravidanza nel secondo o terzo trimestre, i bambini e i ragazzi dai 6 mesi a 17 anni e sull’ipotesi di una eventuale co-vaccinazione con il vaccino dell’influenza stagionale. All’unità di crisi del ministero della Salute spetterà poi l’ultima decisione in merito alla scelta di vaccinare le donne incinte del secondo o terzo trimestre e i bambini dai 6 mesi ai 17 anni e sull’ipotesi della co-vaccinazione, ovvero la somministrazione in contemporanea del vaccino antipandemico e di quello contro l’influenza stagionale. E’ quindi prevista da parte del ministero l’emanazione di una successiva ordinanza, più dettagliata, in riferimento a queste specifiche categorie, che prenderà atto delle decisioni del Consiglio Superiore di Sanità. Consulta sul sito del Ministero http://www.ministerosalute.it/dettaglio/phPrimoPianoNew.jsp?id=250:
Circolare per la prevenzione e il controllo dell’epidemia stagionale d’influenza 2009-2010 - CSS Consiglio Superiore di Sanità Circolare Influenza 2009-2010 (pdf, 322 Kb) - Area tematica Influenza - Focus Influenza A(H1N1).

Newsletter del “Centro Maderna” http://www.centromaderna.it
Indice della Newsletter del 07.09.2009. TV a comandi vocali per anziani e non vedenti. Sicilia: sostegno agli anziani. Gruppi di auto mutuo aiuto per anziani in istituto.
Sicilia: sostegno agli anziani (Centro Maderna)
La Regione Sicilia ha disposto un contributo di dieci milioni di euro a favore degli anziani ultrasessantacinquenni siciliani, soli e in condizioni di indigenza. L’assessore regionale della Famiglia, delle Politiche sociali e delle Autonomie locali, Caterina Chinnici, ha firmato il decreto che stabilisce criteri e modalità di attuazione per la concessione del sostegno. Il provvedimento prevede che gli anziani debbano essere residenti in Sicilia da almeno un anno alla data di presentazione dell’istanza, percettori di assegno o pensione sociale come unico reddito e senza proprietà immobiliari, a esclusione della prima casa di abitazione. Il contributo verrà concesso, come integrazione al reddito, a titolo sperimentale e straordinario per il solo 2009, per dodici mensilità. L’importo mensile massimo erogabile è di 91,49 euro. Per poterne usufruire, il reddito massimo conseguito nel 2008 non dovrà essere superiore ai 5.310,63 euro.
Indice della Newsletter del 14.09.2009. Pianificazione e gestione dei servizi sociali. > Biografia, non solo biologia. XVI Giornata Mondiale Alzheimer. Quali e quanti gli anziani disabili del prossimo futuro? Nuove forme di vita familiare.
Quali e quanti gli anziani disabili del prossimo futuro? (Centro Maderna)
Secondo l’ISTAT gli ultra65enni italiani nel 2010 saranno 12,3 milioni e nel 2020 saliranno a 14,1 milioni, con un incremento nei due decenni rispettivamente del 18 e del 15%. Ancora più significativo sarà l’incremento degli ultra80enni, che nello stesso periodo passeranno da 2,3 a 3,6 a 4,6 milioni, corrispondenti ad incrementi decennali di popolazione del 56 e del 30%. Poiché è proprio tra queste persone che si registrano i più alti tassi di disabilità, è urgente chiedersi se la nostra società è preparata, o come dovrebbe prepararsi, per affrontare il futuro. L’articolo di Fausta Ongaro e Giovanna Boccuzzo analizza il fenomeno e conclude con due considerazioni. La prima che l’aumento della popolazione anziana si accompagna a modificazioni di struttura e qualità: se le tendenze, in termini di stili di vita e di accesso ai servizi sanitari, restano quelle degli ultimi decenni, ci si può attendere che gli anziani diventino disabili sempre più tardi. Questo porta vantaggi per la qualità della loro vita ma anche per la società, perchè diminuisce la domanda di assistenza formale e informale fino a soglie di età relativamente elevate (75-79 anni.). La seconda considerazione che, ciononostante, il numero di anziani disabili comunque aumenterà, e con ritmi di crescita non trascurabili: tra il 2000 e il 2010 il numero di disabili, comprensivo di quelli in istituto, avrà un aumento percentuale del 16,4% mentre tra il 2010 e il 2020 la crescita sarà del 18,6%. Ciò significa che nel prossimo decennio gli anziani disabili aumenteranno più velocemente degli anziani nel loro complesso. Non solo, poichè la disabilità tenderà a concentrarsi nelle età più avanzate, ci si dovrà preparare a rispondere a una domanda di assistenza complessa, espressa da una popolazione multicronica sempre più fragile, a cui la rete familiare informale, già ridotta di dimensioni e disponibilità, farà fatica a dare risposte adeguate. Leggi l’articolo:
http://www.neodemos.it/index.php?file=onenews&form_id_notizia=339

Da “Epicentro-Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute” dell’Istituto Superiore di Sanità: http://www.epicentro.iss.it/default.asp
Epicentro è uno strumento di lavoro per gli operatori di sanità pubblica, messo a punto dal Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps) dell’Istituto superiore di sanità, nell’ambito del progetto per un osservatorio epidemiologico nazionale. È un portale di epidemiologia che offre aggiornamenti rapidi su differenti argomenti di salute.
Sul numero 307 del 3 settembre 2009. Piemonte: promozione delle vaccinazioni. Strategie e modalità organizzative dell’offerta vaccinale, standard di qualità e funzionamento della rete dei servizi vaccinali piemontesi: è ciò che indica il Piano di promozione delle vaccinazioni 2009. Inquinamento indoor. L’Oms pubblica un rapporto sulla qualità dell’aria negli ambienti chiusi che offre una descrizione generale del problema e fornisce alcune linee guida per garantire la salubrità dell’aria indoor. Tumori in Friuli Venezia Giulia. Una pubblicazione a cura dell’Agenzia regionale della sanità e del Cro di Aviano illustra i risultati della registrazione sistematica delle diagnosi di tumori maligni in Friuli Venezia Giulia, dal 1995 al 2005. Ivg: sistema di sorveglianza. Diminuisce il ricorso all’Ivg, quasi scomparso l’aborto clandestino: lo riporta il notiziario Iss sull’attività della sorveglianza dell’interruzione volontaria di gravidanza. Pubblicata la relazione al Parlamento 2009.
I risultati dell’attività del sistema di sorveglianza dell’Ivg.
Il Notiziario dell’Istituto superiore di sanità del mese di maggio 2009 pubblica un articolo sui principali risultati dell’attività di sorveglianza ottenuti dal 1981, data della sua istituzione. Nel corso degli anni è diminuito il ricorso complessivo all’interruzione volontaria di gravidanza ed è quasi scomparso l’aborto clandestino, con conseguente eliminazione della mortalità e morbosità materna a esso associate. Ciò si deve in gran parte alla maggiore circolazione dell’informazione e all’impegno dei servizi, primi fra tutti i consultori familiari, che hanno aumentato la conoscenza, la consapevolezza e la competenza delle donne sulle questioni relative alla salute riproduttiva.
Leggi l’articolo: http://www.epicentro.iss.it/temi/materno/pdf/Ivg_Iss.pdf

Sul numero 308 del 10 settembre 2009. Nuova influenza A/H1N1. Leggi il notiziario del 10 settembre con approfondimenti sulla situazione in Italia e nel mondo. Il livello di allerta pandemica è: fase 6. Per i dati aggiornati consulta i siti di ministero della Salute, Oms, Ecdc e Cdc. Guadagnare salute a Napoli 24-25 settembre. Sicilia: vaccino per la varicella. Un articolo su Eurosurveillance riporta i risultati di un’indagine di 5 anni sulla vaccinazione in Sicilia, prima Regione italiana a portare avanti un programma di vaccinazione universale contro la varicella. Politiche sanitarie in Europa. Lo sviluppo demografico ed economico ha aperto nuove sfide. L’Osservatorio europeo sui sistemi e sulle politiche sanitarie pubblica un rapporto sulla sostenibilità degli investimenti per la salute pubblica. Salute materno infantile. L’importanza dell’educazione nella prima infanzia e il ruolo fondamentale delle madri e degli educatori prescolari: Save the Children pubblica il report 2009 sulle condizioni delle madri nel mondo.
Politiche sanitarie in Europa. Finanziare i sistemi sanitari dell’UE: sfide e risposte politiche.
I sistemi sanitari dell’Unione Europea svolgono una funzione di vitale importanza per i cittadini e contribuiscono al benessere non solo socio-sanitario, ma anche economico dei diversi Paesi. Pertanto, l’Ue deve affrontare la questione della sostenibilità finanziaria degli investimenti per la salute pubblica evitando di indebolire i sistemi sanitari, cioè garantendo la copertura sanitaria universale, la solidarietà finanziaria, l’equità nell’accesso ai servizi e la disponibilità di cure di alta qualità. Alla luce di queste necessità, l’Osservatorio europeo sui sistemi e sulle politiche sanitarie ha pubblicato il rapporto “Financing health care in the European Union. Challanges and policy responses” (pdf 3,9 Mb) relativo al finanziamento dei sistemi sanitari europei. Il documento illustra in particolare: la natura del problema della sostenibilità, l’adeguatezza delle attuali scelte finanziarie, le recenti riforme finanziare, le raccomandazioni per migliorare la situazione. Leggi l’articolo: http://www.epicentro.iss.it/temi/politiche_sanitarie/financingHealthCare09.asp
 

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