Block Notes n. 7, marzo 2009


Dipartimento Welfare e nuovi diritti della Cgil Lombardia
A cura di E. Lattuada, G. Roversi e M. Vespa

In questo numero:

Dalla stampa di settore
Lombardia, ricerca Cergas-Bocconi. Spesa sanitaria in equilibrio
Risoluzione del Parlamento europeo. Salute mentale: priorità d’azione fondamentale
Istat: gli indicatori demografici


Dalle Agenzie di stampa
Sanità, dal 13/3 gli “stati generali territoriali”
Caso Englaro, Regione impugna sentenza del Tar
Sanità a Sondrio prima tappa stati generali
Le donne in sanità: Forum e indagine conoscitiva
Sanità: on line l’intesa per il riparto risorse 2009
Sindacati medici: segnalazione clandestini è imposta
Crisi: Legautonomie, le misure delle Regioni per la famiglia
Bonus famiglia. Informazioni on line sul sito dell’Agenzia per le entrate
Anziani non autosufficienti: le politiche regionali
Links
www.cergas.unibocconi.it
www.federfarma.it


Da “Il Sole 24 ore Sanità” n. 7, del 24 febbraio-2marzo 2009
Lombardia, ricerca Cergas-Bocconi. Spesa sanitaria in equilibrio.
Un sostanziale equilibrio sotto il profilo economico-finanziario, un trend della spesa pubblica in linea con la media nazionale, un grado di copertura pubblica della spesa inferiore alla media nazionale, ma con differenze rispetto alla media sostanzialmente costanti nel tempo. Questo l’identikid della Regione Lombardia, sotto il profilo dell’andamento della spesa sanitaria e farmaceutica, che emerge da uno studio realizzato dal Cergas-Bocconi per Assolombarda. La ricerca “Spesa sanitaria e farmaceutica e politiche su accesso a farmaci e dispositivi medici in Lombardia” mostra un quadro di sostanziale capacità di controllo della spesa: un disavanzo minimo pro-capite, cumulato dal 2001 al 2007 di 45 euro (fanno meglio solo Trento, Bolzano ed il Friuli, che è in attivo), un successo, soprattutto se paragonato a Lazio, Molise e Campania. La spesa sanitaria pubblica corrente pro-capite, al netto della mobilità, di 1.575 euro è la più bassa del Ssn, nettamente al di sotto della media nazionale (1.688) e molto inferiore ad altre regioni, come la Valle d’Aosta (2.117 euro), che ha il dato più alto, Bolzano (2.102) e il Lazio (2.004). L’incidenza della spesa sanitaria pubblica sul Pil del 2005 è la più bassa d’Italia: al di sotto del 5%, mentre la media è vicina al 7% (la massima in Molise, con quasi l’11%). Secondo il Cergas le proiezioni al 2015 non dovrebbero discostarsi da quelle nazionali, che prevedono un aumento dell’incidenza della spesa sul Pil, ma non tale da produrre insormontabili problemi di sostenibilità. Nel breve termine, invece, la contrazione dei finanziamenti approvati col decreto collegato alla Finanziaria potrebbe generare difficoltà alle Regioni in equilibrio finanziario.

Da “Asi” n. 8, del 19 febbraio 2009
Risoluzione del Parlamento europeo. Salute mentale: priorità d’azione fondamentale.
In Europa una persona su quattro soffre di problemi di salute mentale almeno una volta nella sua vita, ma molte di più ne subiscono gli effetti indiretti. Il suicidio resta una causa significativa di morte prematura in Europa, con più di 50.000 decessi l’anno; in nove casi su dieci è preceduto dalla comparsa di disturbi mentali, spesso la depressione. Il costo finanziario della cattiva salute mentale è stimato tra il 3 ed il 4% del Pil, nel 2006 il costo delle malattie mentali a carico della Ue è stato di 436 mld. di euro. Sono questo i dati contenuti nella risoluzione del Parlamento europeo del 19 febbraio scorso, una sorta di guida sulla salute mentale che aiuterà a ridurre le disparità tra gli stati membri e che riconosce la salute mentale quale priorità d’azione fondamentale. Tra le parole chiave la cooperazione e la promozione dell’azione tra le istituzioni dell’Ue, gli stati membri, le autorità regionali e locali e le parti sociali negli ambiti prioritari: 1) promozione della salute mentale e del benessere della popolazione; 2) lotta contro la stigmatizzazione e l’esclusione sociale; 3) rafforzamento sia delle azioni preventive che dell’auto-aiuto; 4) apporto di un sostegno e di un trattamento adeguato alle persone affette da problemi mentali, alle loro famiglie e alle persone che se ne prendono cura. La Risoluzione propone un approccio concertato a tutti i livelli e avanza proposte specifiche: 1) prevenzione della depressione e del suicidio: propone programmi multisettoriali per la promozione di stili di vita sani e la riduzione di fattori di rischio, come il facile accesso a farmaci, droghe e alcol; 2) salute mentale tra i giovani: misure per istituire servizi strutturati attorno ai giovani, alle loro famiglie ed ai soggetti coinvolti nell’istruzione e nella sanità; 3) salute mentale sui luoghi di lavoro: carichi eccessivi di lavoro, scarsa sicurezza, molestie, mancanza di comunicazione sono tutti fattori che contribuiscono allo sviluppo di disturbi mentali sul luogo di lavoro, così come la disoccupazione e la mancanza di reddito stabile; servono quindi iniziative per integrare le persone con problemi di salute mentale sul luogo di lavoro in un piano di parità; 4) salute mentale degli anziani: con l’avanzare dell’età aumenta il rischio di sviluppare disturbi mentali: oltre al morbo di Alzheimer la depressione, lo stress e i disturbi psicotici, vi è quindi la necessità di incentivare la ricerca sulle cause delle malattie neurovegetative, sulla loro prevenzione e trattamento; 5) lotta alla stigmatizzazione e all’esclusione sociale: si propongono campagne di informazione per ridurre la discriminazione verso i malati mentali.
 

Da “Asi” n. 9, del 26 febbraio 2009
Istat: gli indicatori demografici. Italiani longevi: il 20% della popolazione ha più di 65 anni.
L’eccezionale longevità degli italiani è la causa dell’invecchiamento della popolazione: secondo l’Istat gi italiani con 65 e più anni rappresentano il 20% della popolazione, con una crescita stimata pari allo 0,1% nel 2009. Il primato della longevità va alla Liguria, con il 26,8% di over 65, seguita da Toscana (23,3%) e Umbria (23,%). Il saldo migratorio si mantiene positivo, anche se inferiore al 2007; la popolazione aumenta e a fine 2008 potrebbe aver superato i 60 milioni di abitanti. Si riconferma il processo di aumento della durata media della vita, con contemporanea riduzione del differenziale di sopravvivenza tra uomini e donne, sia il fenomeno più recente di ripresa della natalità. Riprende infatti la fecondità fra le giovani italiane, coadiuvata dall’arrivo di giovani stranieri, che ricostituiscono in Italia il nucleo familiare del Paese d’origine. La stima delle nascite è di 576mila unità, per un tasso di natalità pari a 9,6 per mille: 12mila nascite in più rispetto al 2007. La stima dei decessi è di circa 580.000 unità, per un tasso di mortalità pari al 9,7 per mille. Si tratta di una cifra ragguardevole, tenuto conto che, non considerando il dato “anomalo” del 2003, (585mila decessi a causa delle avverse condizioni metereologiche), ci si trova di fronte al più alto livello mai registrato dal dopoguerra. A livello territoriale la dinamica naturale si presenta differenziata. Le regioni del Nord e del Centro sono caratterizzate da un saldo naturale negativo, rispettivamente –0,4 e -0,5 per mille abitanti, quelle del Sud da un saldo naturale positivo, pari a +0,7 per mille. Il primato della natalità va alle regioni del Nord ed in particolare del Nord-Est (9,8 per mille), dove più forte è stato il recupero di natalità delle italiane e più alta l’incidenza delle nascite da madre straniera. Al Nord il saldo naturale è positivo in Lombardia, Trentino AA e Veneto, mentre nel Sud si registra un saldo negativo in Abruzzo, Molise, Basilicata e Sardegna.


Dalle agenzie di stampa regionali.
Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale dell’11 marzo 2009
Sanità, dal 13/3 gli “stati generali territoriali”.
Si svolgerà a Sondrio venerdì 13 marzo la prima tappa degli “Stati Generali territoriali del Sistema socio-sanitario”. L’iniziativa voluta dall’Assessorato alla Sanità di Regione Lombardia e promossa in collaborazione con l’Assessorato alla Famiglia e Solidarietà sociale, prevede un ciclo di incontri in forma di workshop che si svolgeranno nei territori delle quindici ASL della Lombardia durante tutto il 2009. Agli appuntamenti è prevista la partecipazione di Province, Comuni, Asl, Aziende ospedaliere, strutture socio-sanitarie, operatori sanitari e rappresentanti delle autonomie sociali e funzionali. Il programma dei vari appuntamenti prevede la relazione sulla situazione sociosanitaria delle singole realtà territoriali, seguiti dai contributi dei rappresentanti territoriali e da uno spazio di dibattito e confronto. Questo il calendario: 13 marzo 2009: ASL di Sondrio, 26 marzo 2009: ASL di Varese, aprile 2009: ASL di Lecco, 26 giugno 2009: ASL Valle Camonica Sebino, 3 luglio 2009: ASL di Mantova, 18 settembre 2009: ASL di Cremona, 25 settembre 2009: ASL di Bergamo, 2 ottobre 2009: ASL di Pavia, 16 ottobre 2009: ASL di Como, 23 ottobre 2009: ASL di Lodi, 30 ottobre 2009:ASL di Brescia, 13 novembre 2009: Monza e Brianza, 20 novembre 2009: Milano 2, 27 novembre 2009: Milano 1, 11 dicembre 2009: Milano.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 13 marzo 2009
Caso Englaro, Regione impugna sentenza del Tar. Formigoni: nessuna magistratura può decidere la vita e la morte.
Su proposta del presidente Roberto Formigoni, la Giunta regionale ha deciso di impugnare presso il Consiglio di Stato la sentenza del Tar Lombardia sul caso di Eluana Englaro (n. 214/09 emessa il 26 gennaio). “Purtroppo la vicenda di Eluana - commenta Formigoni - si è conclusa nel modo tragico che sappiamo. Noi siamo certi di aver costantemente operato in modo corretto e abbiamo deciso di presentare ricorso perché riteniamo la sentenza del Tar infondata. In particolare riteniamo che nessuna magistratura, penale, civile e tanto meno amministrativa, possa deliberare sulla vita e sulla morte di una persona, tanto più in assenza di una legge. Compito della magistratura è infatti applicare le leggi che ci sono, mentre il compito di farle è del Parlamento che esercita questo diritto in nome del popolo. Giudichiamo dunque illegittimo imporre al servizio sanitario l’esecuzione di un trattamento diametralmente opposto ai compiti di assistenza e cura che costituzionalmente gli appartengono. Con la nostra iniziativa vogliamo che una sentenza del Consiglio di Stato impedisca che in futuro si possano ripetere altri casi come quello di Eluana Englaro

Sanità a Sondrio prima tappa stati generali.
I problemi e le prospettive future della sanità e dei servizi sociosanitari della provincia di Sondrio sono stati oggi al centro della prima tappa degli “Stati Generali territoriali del Sistema socio-sanitario”. Dopo aver ricapitolato alcuni dei risultati ottenuti negli ultimi 24 mesi (aumento dei controlli, accordi internazionali, patto con le Università per la ricerca, tra gli altri), Bresciani ha delineato alcune prospettive per i prossimi mesi e anni: “La sfida per il futuro è portare la medicina sul territorio, studiando l’introduzione di un terzo livello tra i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta da una parte e gli ospedali dall’altra. Un sistema che porti a creare dei satelliti attorno all’hub ospedale e che aiuti ad affrontare la vera questione dei prossimi anni che è la cronicità”. Nel corso dei lavori, i direttori generali di Asl e Azienda ospedaliera, Luigi Pianola e Marco Luigi Votta, hanno relazionato sulla situazione socio-sanitaria in provincia di Sondrio. Si tratta di una realtà territoriale che ha 178.000 abitanti, può contare su 4 presidi ospedalieri (Sondrio, Sondalo, Morbegno e Chiavenna) e 7 ambulatoriali, oltre che su una rete di assistenza sociale con 18 Residenze Sanitarie Assistenziali, 4 Centri Diurni integrati più le altre strutture che si occupano di fragilità, cure palliative, assistenza domiciliare integrata, dipendenze (3 comunità e 5 Sert) e famiglia (6 consultori).

Dalle Agenzie di stampa nazionali.
Dalla Newsletter di “Governo italiano.it”, News letter n. 11 del 17 marzo 2009
Le donne in sanità: Forum e indagine conoscitiva.
Il Sottosegretario alla salute, Francesca Martini, ha presentato il 10 marzo 2009 il Primo Forum “La voce alle donne della sanità” (attivo dal 10 marzo fino al 10 aprile prossimo su www.ministerosalute.it), dedicato alle donne che lavorano nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN), con l’obiettivo di ascoltare direttamente dalle protagoniste e discutere dei problemi e delle prospettive della sanità pubblica. Tra le altre iniziative: un’indagine conoscitiva e la prima Conferenza nazionale “Ssn: un sistema sempre più al femminile”. Punto di partenza delle iniziative del ministeriali sono i dati sulla dirigenza del SSN che fotografano una situazione che vede molte donne in corsia e poche nelle stanze dei bottoni. Le sproporzioni più rilevanti riguardano in generale proprio l’accesso alla professione medica e specificatamente i vertici dei ruoli sanitari. Nel SSN, infatti, la presenza femminile è la maggioranza - intorno al 60 % circa -, ma nella distribuzione dei ruoli le donne costituiscono, in base ai dati del 2007, il 33 % dei medici (erano il 30 % nel 2005), mentre superano il 73 5 del personale infermieristico. A fronte quindi di un medico donna ogni tre, soltanto una donna su dieci occupa un posto di dirigente medico di struttura complessa (l’ex primario). Nel 2007, infatti, su un totale di 9.638 “primari” le donne erano 1.184 con una percentuale sostanzialmente stabile (circa l’11-12 %) rispetto al triennio 2005-2007. La stessa proporzione si rileva nell’ambito dei manager delle aziende sanitarie dove nel 2007 i direttori generali erano complessivamente 941, di cui 132 donne (133 nel 2006 e 113 nel 2005). Va meglio nelle posizioni dirigenziali intermedie, per esempio nel 2007 i camici rosa a capo di strutture semplici sono quasi 4900 su un totale di oltre 18mila dirigenti, e sono la metà circa del totale dei dirigenti medici con incarichi professionali diversi dalla direzione di un dipartimento o di un reparto, circa 30mila su più di 76 mila dirigenti. La parità dei sessi si registra nella dirigenza sanitaria non medica (farmacisti, biologici, chimici, psicologi ecc.) dove il rapporto uomo-donna è in pratica di a uno (11 mila donne su un totale di più di 20 mila dirigenti). A fronte di un processo che sembra irreversibile di “femminilizzazione del SSN” appare opportuno intraprendere una serie di misure organizzative e culturali volte a facilitare e valorizzare il ruolo della donna medico nel SSN. Il Ministero, per una migliore comprensione del fenomeno relativo alla femminilizzazione del SSN, avvierà un’indagine conoscitiva (coordinata da un’apposita Commissione) caratterizzata dai seguenti obiettivi: analisi dei dati esistenti e comprensione dei trend; studio delle principali cause che determinano le differenze di accesso delle donne ai ruoli apicali del SSN nonché ad alcune discipline mediche (come neurochirurgia, cardiochirurgia, urologia ecc); studio delle dinamiche, anche psicologiche e socio-culturali, che possono incidere negativamente sul rapporto medico donna/paziente; studio dei modelli organizzativi delle strutture del SSN in riferimento alle esigenze delle donne che vi lavorano. I risultati dell’Indagine conoscitiva sulle donne in sanità e le proposte avanzate dalla Commissione del Ministero saranno presentati in occasione della “Prima Conferenza nazionale SSN: un sistema sempre più al femminile” che si terrà prima dell’estate a Roma, aperta a rappresentanti di istituzioni, sindacati, associazioni e federazioni delle professioni sanitarie, ordini professionali, Università, Regioni, Asl, Commissioni parlamentari, Comitati Pari opportunità della sanità.

Dalla Conferenza delle Regioni: http://www.regioni.it/newsletter
Newsletter Regioni.it n. 1324 del 10 marzo 2009
Sanità: on line l’intesa per il riparto risorse 2009.
Dopo l’accordo raggiunto dalle regioni il 5 febbraio, sono state pubblicate nella sezione “archivio”della voce “sanità” del sito www.regioni.it l’intesa sulla proposta del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali di deliberazione del CIPE concernente il riparto tra le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano delle disponibilità finanziarie destinate al Servizio sanitario nazionale per l’anno 2009 (Intesa ai sensi dell’articolo 115, comma 1, lett. a) del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112) e l’intesa sulla proposta del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali di deliberazione CIPE relativa all’assegnazione alle Regioni delle risorse vincolate, ai sensi dell’articolo 1, commi 34 e 34bis, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, alla realizzazione degli obiettivi di Piano sanitario nazionale per l’anno 2009. (Intesa ai sensi dell’articolo 115, comma 1, lett. a) del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112), raggiunte in Conferenza Stato-Regioni il 26 febbraio. Il link alle intese è: http://www.regioni.it/upload/SR_260209_8BIS_RIPARTO_SANITA.pdf. Il riparto delle risorse destinate al Servizio sanitario nazionale per il 2009 è stato pubblicato anche sul sito della Stato-Regioni, il link è: http://www.statoregioni.it/Documenti/DOC_021072_35%20csr.pdf

Newsletter Regioni.it n. 1327 del 13 marzo 2009
Sindacati medici: segnalazione clandestini è imposta. Pronti a ricorrere a Corte Costituzionale e a Corte di giustizia europea.
I sindacati medici chiedono la cancellazione della norma- inserita nel Ddl sicurezza – che rimuove il divieto per i medici di segnalare all’autorità giudiziaria di stranieri non in regola. A lanciare l’appello sono i sindacati della dirigenza medica e veterinaria del Ssn, riuniti l’11 marzo a Roma proprio per spingere il Governo a tornare sui propri passi e bocciare la norma anti-clandestini, contenuta nel Ddl. All’incontro hanno preso parte tutte le maggiori sigle sindacali della dirigenza medica: Anaao Assomed, Cimo Asmd, Fp Cgil medici, Aaroi, Fvm, Federazione Cisl medici, Fassid, Fesmed, Federazione medici Uil-Fpl. Organizzazioni che si dicono pronte, se la legge dovesse passare, ad andare fino alla Corte di giustizia europea, passando per la Corte costituzionale. Il Ministro dell’interno, Roberto Maroni, sottolinea che “il Governo si limita a togliere il divieto di segnalazione di immigrati clandestini, norma che esiste solo in Italia. Poi le regioni decideranno come credono”, poi aggiunge “Stiamo parlando di una cosa inesistente; i medici vogliono fare ricorro alla Corte di Giustizia? Benissimo! Così si vedrà – conclude Maroni - che stiamo solo eliminando un divieto”. L’obbligo per i medici di denunciare all’autorità giudiziaria gli immigrati clandestini, è contenuto nell’art. 45, comma 1 lettera t) del Ddl sicurezza approvato solo dal Senato ed ora in discussione alle Commissioni riunite I e II Affari Costituzionali e Giustizia della Camera. Con l’approvazione in Senato di un emendamento presentato dalla Lega Nord è stato abrogato il comma 5 dell’articolo 35 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 “Testo unico di disciplina dell’immigrazione” secondo il quale “L’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano”. A questa norma – spiegano i sindacati medici nella cartella stampa diffusa in occasione dell’incontro dell’11 marzo - è strettamente connessa quella che considera reato l’ingresso ed il soggiorno illegale nel territorio dello Stato (l’art. 21 del ddl in esame che introduce il nuovo art. 10bis del decreto legislativo n. 286 del 1998). Al riguardo, va sottolineato che il medico dipendente da Enti pubblici o da Enti convenzionati con il Servizio sanitario nazionale riveste contemporaneamente, secondo il costante orientamento della giurisprudenza, la qualifica di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio (artt. 357 e 358 C.P.). Da ciò deriva per i medici un vero e proprio obbligo di denuncia di un reato di cui essi abbiano avuto notizia nell’esercizio delle loro funzioni o servizi, la cui omissione o ritardo comporta essere sottoposti ad una sanzione penale. Ciò comporterebbe che agli stranieri, anche irregolari, devono essere garantite le prestazioni sanitarie e che l’operatore sanitario deve agire secondo le regole generali effettuando la denuncia all’Autorità Giudiziaria (artt. 361 e 362 C.P.). Dunque, nel quadro normativo che risulterebbe in caso di conferma integrale del Ddl citato, non solo verrebbe meno la “garanzia di non segnalazione” precedentemente prevista, ma addirittura risulterebbe vigente, sebbene non disposto espressamente, un obbligo di segnalazione da parte dei medici dipendenti del Servizio sanitario nazionale. Va aggiunto che gli obblighi di denuncia e di referto non vengono meno per effetto del segreto professionale che le norme deontologiche impongono di rispettare al medico. Più nello specifico, il nuovo Codice deontologico (dicembre 2006), prevede numerose disposizioni che sembrerebbero porsi in contrasto con l’obbligo di denuncia: i doveri del medico rivolti alla tutela della salute dell’uomo in condizioni di uguaglianza; il diritto inalienabile del medico ad esercitare la professione in modo libero ed indipendente, secondo le sue conoscenze scientifiche ed i propri valori etici; le clausole sul segreto professionale e sulla riservatezza dei dati personali; una generale e trasversale clausola di “coscienza” che informa l’attività del medico. Tuttavia, l’obbedienza del medico alle norme deontologiche non lo tutela dalle conseguenze della mancata denuncia di reato. Infatti, il consolidato insegnamento della giurisprudenza ha stabilito che il dovere di riferire all’autorità giudiziaria supera il segreto professionale, che il medico non può quindi invocare al fine di superare la responsabilità penale del dichiarante. In linea generale non è possibile per i medici sollevare obiezione di coscienza, in quanto si può ricorrere a tale prerogativa solo nei casi in cui è espressamente prevista dalla legge (ad esempio IVG ai sensi della L. 194/78). La dannosità di questo nucleo di nuove disposizioni appare chiara non solo in relazione alla diminuzione di tutela del diritto alla salute degli extracomunitari, costituzionalmente garantito ad ogni individuo indipendentemente dallo stato giuridico, ma anche sul piano della sicurezza sociale. E’ facile prevedere, infatti, che a fronte del rischio concreto di essere denunciati alle autorità giudiziarie, si determinerebbe la marginalizzazione di gran parte dei cittadini extracomunitari i quali sarebbero comunque costretti, in caso di necessità, a ricorrere ad un “sistema sanitario parallelo” sottratto da ogni regola e controllo, ingenerando situazioni di pericolo per la salute collettiva (si pensi per esempio alla necessità di controllare le malattie infettive e diffusive). Infine il quadro normativo in esame presenta un evidente profilo di incostituzionalità per contrasto con l’articolo 32 della Costituzione, in base al quale “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività”, in quanto le esigenze di ordine pubblico, che hanno indotto il Governo a presentare il Ddl in esame, non appaiono adeguatamente bilanciate agli altri valori garantiti dalla Carta Costituzionale, che sono posti in grave pericolo.
Per approfondire: cfr. la cartella stampa diffusa dalle organizzazioni sindacali dei medici

Newsletter Regioni.it n. 1329 del 17 marzo 2009
Crisi: Legautonomie, le misure delle Regioni per la famiglia.
Anci, Upi, Cgil. Cisl, Uil, Forum terzo settore e Legautonomie, organizzazioni promotrici dell’Osservatorio nazionale per l’attuazione della Legge 328/200 (Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali) hanno recentemente (il 12 febbraio 2009) valutato con molta preoccupazione l’aggravarsi della crisi ed i suoi effetti negativi sul piano dell’occupazione ed il conseguente impoverimento di tante famiglie. “Tutto ciò – scrivono in un documento congiunto - in un contesto che, negli ultimi anni, ha registrato un aggravamento delle diseguaglianze socio-economiche nel nostro Paese. Un recente rapporto dell’OCSE, in proposito, sottolinea che sui 30 Paesi aderenti all’OCSE soltanto 5 presentano indici di diseguaglianza superiori all’Italia, mentre ben 24 presentano indici inferiori. Le politiche socio assistenziali fino ad oggi praticate, ed in tempi meno critici dell’attuale, non hanno prodotto risultati significativi in termini redistributivi. I livelli di povertà sono rimasti sostanzialmente stabili colpendo sempre le medesime categorie”. “Questa situazione – si legga ancora nel Documento - deve essere affrontata da parte del Governo con un intervento urgente e strutturale di sostegno al reddito rivolto a quelle famiglie che rappresentano da sempre la parte più debole della popolazione e su cui si addensa la povertà: con figli minori; di ampie dimensioni; con anziani e con componenti portatori di handicap. A tal fine è necessario impegnare risorse aggiuntive, concordare un utilizzo migliore delle risorse già stanziate a livello nazionale, regionale e locale, concertare le priorità, adottare in definitiva modalità di intervento diverse da quelle fino ad oggi praticate. Occorre intraprendere con decisione la strada della riforma delle politiche sociali e assistenziali. Importanti elementi innovatori contenuti nella Legge 328/2000, fino ad oggi inapplicati, quali la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali così come previsti dall’art. 117 della Costituzione, sono parte della riforma sul Federalismo fiscale che sta per essere approvata dal Parlamento. La spesa pro capite per il contrasto alla povertà vede infatti l’Italia agli ultimi posti nell’Europa a 27 (dati Eurostat 2004), mentre per l’assistenza sociale in senso stretto siamo fermi a un 3% del PIL (dato 2006), addirittura in regresso del 3,5% del 1997. In tal senso aggrava la situazione la riduzione del Fondo Politiche Sociale, rispetto al quale le Organizzazioni dell’Osservatorio hanno già richiesto il reintegro per il 2009. E’ un dato di fatto che ad una ridotta spesa sociale pubblica per i trasferimenti alle famiglie corrisponde un maggior tasso di povertà minorile. L’Italia è esattamente in questa situazione. Per invertire questa direzione nella lotta contro la povertà serve un Piano strutturale che partendo dalle condizioni di maggior bisogno, affronti, in maniera graduale, la complessità e la pluridimensionalità del fenomeno agendo con strumenti che prevedano contestualmente forme di protezione economica, di attivazione personale e familiare e di inclusione sociale. In questa prospettiva le Organizzazioni promotrici dell’Osservatorio identificano nelle famiglie con figli minori la priorità su cui intervenire nell’immediato, non solo per l’estensione del fenomeno e per l’aggravarsi negli ultimi anni della loro condizione - secondo i dati Istat 2007 sono povere il 14,1% di quelle con almeno un figlio minore, il 15,5% con due ed il 27,1% con tre, mentre nel 2003 i valori erano rispettivamente 12,6%, 15,3% e 21,8% -, ma soprattutto perché questa situazione tende a perpetuarsi di generazione in generazione minando in prospettiva lo stesso capitale sociale del nostro paese. Di qui l’ulteriore odierno approfondimento dell’Osservatorio che propone al Governo ed alle Regioni l’adozione di un Piano Nazionale contro la Povertà, articolato in più fasi: 1) Investire subito nuove risorse verso il sostegno al reddito e il potenziamento dei servizi; 2) Affrontare l’emergenza attraverso una misura rivolta in primis alle famiglie con figli minori, per allargare poi il sostegno economico alle famiglie con altre fragilità (numerose, anziane, con carichi assistenziali); 3 Definire mezzi e strumenti per una politica di responsabilizzazione e di inclusione sociale e lavorativa dei beneficiari;4. Estendere in una successiva fase la consistenza delle prestazioni e l’aumento delle risorse a tutta la platea delle persone in povertà (RIS - Reddito Inclusione Sociale); 5. Riordinare e coordinare la molteplicità dei diversi istituti già esistenti di contrasto alla povertà per renderli più efficaci e efficienti sul versante della spesa; 6 Attivare un sistema di monitoraggio di controllo e verifica, da articolare a livello nazionale, regionale e locale. Su http://www.regioni.it/newsletter il documento approvato e l’indagine di Legautonomie sulle misure adottate dalle Regioni a sostegno delle famiglie.

Bonus famiglia: istruzioni per l’uso. Informazioni on line sul sito dell’Agenzia per le entrate. www.agenziaentrate.gov.it
Per il 2009 il governo ha previsto un bonus straordinario a favore dei nuclei familiari a basso reddito. Il bonus, che viene attribuito ad un solo componente del nucleo familiare, non costituisce reddito né ai fini fiscali né ai fini previdenziali né per il rilascio della carta acquisti. L’agenzia delle entrate ha pubblicato sul proprio sito informazioni ed indicazioni utili per i cittadini, fra cui l’autocertificazione per la richiesta del bonus e un test per verificare se si ha diritto al bonus. Fra i link: i contribuenti interessati; la composizione del nucleo familiare; gli importi del bonus: le indicazioni per ottenere il bonus; e i modelli da utilizzare. On line anche la circolare n. 2 del 3 febbraio 2009, Specifiche tecniche “bonus famiglia”; la Procedura di controllo Bonus famiglia e il software di compilazione dell’istanza Bonus e relative procedure di controllo.

Newsletter del “Centro Maderna” http://www.centromaderna.it
Indice della Newsletter del 16.3.2009. Aiutare il paziente anziano a domicilio. Anziani non autosufficienti: le politiche regionali.
Anziani non autosufficienti: le politiche regionali.
Nell’ultimo decennio le Regioni hanno lavorato alla riforma delle proprie politiche per i non autosufficienti. Alcune hanno già introdotto profondi mutamenti, altre lo stanno facendo ed altre ancora ne stanno discutendo. L’obiettivo dichiarato è il medesimo – maggiori risorse per un’assistenza più estesa e di migliore qualità – mentre i percorsi seguiti sono differenti. Il “cantiere” del cambiamento rimarrà aperto a lungo ma quanto accaduto sinora restituisce un quadro dai contorni già piuttosto delineati. Emergono, infatti, alcune principali direzioni di riforma. Da tempo, intanto, è in corso il dibattito su come innovare le politiche nazionali, i cui concreti sviluppi influenzeranno fortemente le prospettive del welfare regionale. Quali sono le principali strategie attuate dalle Regioni? Quali i più importanti punti di forza e le maggiori criticità? Che sfide presenta il futuro? Il libro risponde a queste domande, illustrando le riforme fatte e compiendone un’analisi critica. Affronta i temi cruciali del dibattito: le modalità di finanziamento, il cambiamento dei sistemi di governo e l’innovazione nell’offerta di servizi e interventi, e completa il proprio percorso esaminando le principali alternative per la riforma nazionale. Il volume presenta i risultati di una ricerca progettata e realizzata dall’Istituto per la ricerca sociale (IRS), e promossa dal Sindacato pensionati italiani (SPI) della CGIL Lombardia. Da: www.carocci.it Gori Cristiano, “Le riforme regionali per i non autosufficienti. Gli interventi realizzati e i rapporti con lo Stato”, Carocci, Roma, 2008, pp.344.
Il volume, pubblicato come e-book è scaricabile gratuitamente qui

Da “Epicentro-Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute” dell’Istituto Superiore di Sanità: http://www.epicentro.iss.it/default.asp
Epicentro è uno strumento di lavoro per gli operatori di sanità pubblica, messo a punto dal Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps) dell’Istituto superiore di sanità, nell’ambito del progetto per un osservatorio epidemiologico nazionale. È un portale di epidemiologia che offre aggiornamenti rapidi su differenti argomenti di salute e di strumenti, per esempio progetti che hanno funzionato in altri contesti, questionari, immagini, depliant.
Sul numero 286 di EpiCentro. Influenza e farmacoresistenza. Vaccinazione, distanziamento, lavaggio delle mani rimangono i migliori strumenti contro i virus influenzali. Un editoriale di Jama raccoglie gli ultimi studi sull’evoluzione della resistenza ai farmaci. Sistema di sorveglianza Passi. Dalla Provincia autonoma di Trento, ecco il report 2007 (pdf 1,24 Mb) del sistema Passi. Consulta anche le diapositive realizzate in occasione della presentazione del documento, nel febbraio scorso. Tutto sul virus Ebola. Per l’elevato potenziale di contagiosità, il virus Ebola è classificato dall’Oms tra gli agenti patogeni che richiedono un livello di biosicurezza 4. È una febbre emorragica spesso fatale per l’uomo. Investire nella poliomielite. Sostenere la battaglia per l’eradicazione della polio in Nigeria, India, Pakistan e Afghanistan. È l’ambizioso progetto della Gates Foundation, che rilancia la lotta con una donazione di 255 milioni di dollari.

Links.
http://www.cergas.unibocconi.it
Sul sito del Cergas - Università Bocconi sono consultabili i risultati delle ricerche effettuate dal Cergas sulla sanità italiana ed in particolare della ricerca svolta per il gruppo merceologico Sanità di Assolombarda sulla sanità privata in Italia e Lombardia. Questa la documentazione disponibile.
Dati SSN: informazioni e tabelle di sintesi sulla struttura, le attività e i risultati del Servizio Sanitario Nazionale, dei Servizi Sanitari Regionali e delle singole aziende, in un’ottica sia di comparazione internazionale, sia di trend storici. Nella sezione assetti istituzionali si presentano i dati relativi al numero, alle caratteristiche delle aziende sanitarie operanti nelle diverse Regioni e alla mobilità dei direttori generali delle aziende stesse.
Rapporto OASI. Ogni anno, dal 2000 al 2008, sulla base delle attività di ricerca e di monitoraggio del SSN svolte da OASI, viene redatto un rapporto che presenta un’analisi dei sistemi sanitari nazionale e regionali, fornendo dati quantitativi, indicazioni qualitative e di tendenza. In questa sezione è possibile scaricare i singoli capitoli di ciascun Rapporto OASI. L’accesso ai documenti è gratuito ed è consentito previa registrazione.
Fotografia dei servizi territoriali delle AUSL. La ricerca, a cura del Laboratorio FIASO Territorio, interessa 13 Asl. Nel Rapporto viene analizzata in concreto la distribuzione delle risorse nei differenti ambiti di attività territoriale, correlandoli fra loro, utilizzando indicatori di struttura e attività. Scarica i lucidi della presentazione del rapporto download (pdf 1.289 Kb)
Scarica il rapporto download (pdf 537 Kb).
Sanità privata. Il Rapporto di ricerca 2006, il Rapporto 2007-2008 e i correlati lucidi presentano e analizzano i dati del settore sanitario privato accreditato in Italia nei diversi segmenti di mercato e nei distinti contesti regionali.

http://www.federfarma.it
Sul sito di Federfarma si possono trovare molte informazioni utili sulla spesa ed i consumi farmaceutici (i dati della spesa farmaceutica dal 1990, i consumi nazionali, l’incidenza della distribuzione diretta nel 2004, la spesa farmaceutica nel 2007, l’incidenza della distribuzione diretta nel 2004, la spesa farmaceutica nel periodo gennaio-dicembre 2008) e sui ticket in vigore nelle regioni, aggiornati al 1° dicembre 2008, ecc…
 

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