Block Notes n. 11, maggio 2009


Dipartimento Welfare e nuovi diritti della Cgil Lombardia
A cura di E. Lattuada, G. Roversi e M. Vespa

In questo numero:

1. Dalla stampa di settore
Il privato invade a passo di carica ambulatori e corsie
Non solo Irccs, la ricerca entra in ospedale
Usa. Il piano Obama da 634 mld. in dieci anni per la copertura universale
I pregi e i difetti del nostro Ssn per consigliare meglio Obama
VI Rapporto Osservasalute 2008. Sanità, aumento in Italia il divario tra Nord e Sud
Federfarma presenta il consuntivo 2008
Meno controlli e più “leggerezza”, aumentano i rischi di contrarre l’Aids

2. Dalle Agenzie di stampa regionali
Sanità risk management, Formigoni: Lombardia è modello
Sanità, inaugurato nuovo policlinico San Donat
Buono famiglia, via all’erogazione di 15.000 assegni

3. Dalle Agenzie di stampa nazionali

Berlusconi annuncia la riforma sanitaria. Fazio ministro della sanità

 

Dalla stampa di settore
Da “Il Sole 24 ore Sanità” n. 9, del 10-16 marzo 2009
Il privato invade a passo di carica ambulatori e corsie.
Sempre più privato in sanità: il privato accreditato è in costante aumento nel decennio che va dal 1997 al 2006: i p.l. ordinari passano dal 17% del ‘97 al 21% del 2006, gli ambulatori dal 54 al 59%; sono i dati che emergono dall’Osservatorio sulla sanità privata in Italia e Lombardia del Cergas Bocconi, per Assolombarda; sotto la lente i numeri del privato accreditato e gli strumenti per governare il tutto. La sanità privata gestisce il 57% delle strutture semiresidenziali (8% nel ‘97) ed il 73% di quelle residenziali (erano il 5%). La regione che ha accreditato di più nel corso degli anni è stata la Lombardia (+18), seguita da Sicilia (+12) ed Emilia Romagna (+7); la diminuzione maggiore nel Lazio (-15). I p.l. accreditati rappresentano il 20% di quelli disponibili nel Ssn a livello nazionale, con forti differenziazioni: oltre il 30% in Calabria e Lazio, meno del 6% in Valle d’Aosta, Veneto, Liguria e Basilicata. La Lombardia ha le strutture più grandi ed il maggior numero di Irccs di diritto privato. Ambulatori e laboratori privati accreditati sono concentrati soprattutto al Sud, Sicilia e Campania in testa e nel Lazio. Nella riabilitazione il privato, che gestisce principalmente l’assistenza agli anziani e disabili psichici, è presente soprattutto nel Nord: Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Valle d’Aosta, ma anche in Molise, Abruzzo e Puglia (84-85% delle strutture residenziali). Dalla ricerca risulta anche che un’elevata spesa pro-capite per assistenza convenzionata e accreditata non implica necessariamente una spesa pro-capite e un disavanzo elevati. L’aspetto critico non sta tanto nella presenza del privato accreditato, quanto piuttosto nella capacità delle regioni di governare il mix. Il Lazio ha la spesa pro-capite più elevata per la sanità privata (491 euro e 27,1% della spesa regionale) ed ha i conti in rosso; segue la Lombardia con una spesa pro-capite per erogatori privati di 456 euro (28,1% della spesa totale) ed i conti in pareggio. Sempre in Lombardia le strutture private sono il 46,7% della rete ospedaliera (92 su 197), erogano il 30% dei ricoveri a volumi ed il 36% a valori, hanno dimensioni medie più elevate rispetto al dato nazionale e sono prevalentemente dedicate all’attività di ricovero per acuti (64 strutture su 92); hanno case-mix più elevato del pubblico, attraggono il 50% dei pazienti fuori regione, sono coinvolte nell’emergenza e nella ricerca, ma soprattutto agiscono come concorrenti del Ssn, finendo con l’assorbire il 45% del fondo sanitario regionale.

Da “Il Sole 24 ore Sanità” n. 10, del 17-23 marzo 2009
Non solo Irccs, la ricerca entra in ospedale.
Un maxi bando da 100 mil. per fare emergere la ricerca targata Ssn, ospedali o strutture private accreditate che siano. Il sottosegretario Fazio promette che i fondi saranno assegnati solo ai migliori, utilizzando la “valutazione tra pari” (peer review); la selezione è stata assegnata al prestigioso “National institute of health”, che ogni anno gestisce e finanzia progetti di ricerca biomedica negli Usa per miliardi di dollari. Da quest’anno scatterà un taglio del 20% dei fondi destinati agli Irccs per la ricerca corrente (40 mil. su 200); queste risorse confluiranno nel grande bando per la ricerca finalizzata, con l’obiettivo di finanziare la ricerca effettuata nelle diverse sedi del Ssn e dare piena dignità anche agli ospedali, incentivandone l’attività scientifica. Il ministero ha chiesto alle regioni di concorrere a finanziare la ricerca nelle strutture pubbliche. Da una ricerca del ministero sul 2007 risulta che dei 42 Irccs solo pochi, e soprattutto al Centro Nord, fanno ricerca, producono innovazione e nuove terapie, gli altri hanno risultati modesti, se si considera il numero delle pubblicazioni e soprattutto l’“impact factor”, il peso scientifico della ricerca calcolato sulle pubblicazioni. Pesa anche in questo caso il divario Nord-Sud; ben oltre la metà degli istituti di ricerca sono al Nord (17 nella sola Lombardia), con una maggiore capacità di attrarre pazienti da altre regioni. Se si considera l’impact factor, al primo posto si colloca il San Raffaele di Milano (con 3.269 punti), al secondo la Mangiagalli (2.175 punti), al terzo il San Matteo di Pavia (1.708), seguono l’Ieo di Veronesi (1.491) e l’Istituto dei tumori (1.364). Gli unici non lombardi sono il Santa Lucia (1.125) ed il Bambin Gesù (839) di Roma.

Da “Il Sole 24 ore Sanità” n. 11, del 24-30 marzo 2009
Usa. Il piano Obama da 634 mld. in dieci anni per la copertura universale.
Nel piano di bilancio per i 2010 presentato dal neo presidente degli Stati Uniti sono previsti 6 mld. di dollari per la ricerca sul cancro ed un programma di assistenza infermieristica per i neonati, oltre a 13,5 mld. per la digitalizzazione delle cartelle cliniche e delle prescrizioni e per il contenimento del costo dei farmaci. Solo un assaggio della riforma che dovrebbe garantire la copertura universale per tutti i cittadini americani. I programmi non prevedono una sanità pubblica all’europea, ma l’obbligo di sottoscrivere una polizza privata per tutti i bambini e aiuti da parte del governo alle imprese per assicurare i dipendenti, oltre che ai privati privi di mezzi, per consentire a tutti gli adulti di assicurarsi, tagliando i costi delle polizze fino a 2.500 dollari. Obama intende tassare gli americani più ricchi per ottenere 634 miliardi di dollari in 10 anni, per sollevare il pesantissimo carico di Medicaid e Medicare. Clinton ci provò 15 anni fa e fallì; Obama ci riprova con un piano a tre punte: dare un’assicurazione a circa 48 milioni di americani che non ce l’hanno, migliorare le cure mediche, diminuire i costi per le medicine e gli ospedali che salgono vertiginosamente. La spesa sanitaria è fuori controllo: si spende quasi il doppio dell’Italia, senza avere copertura universale; la stima per il 2009 è di una spesa di 2.500 mld. di dollari, pari a circa 8.000 dollari pro-capite, il 17,6% del Pil. Senza interventi gli economisti stimano che nel 2018 la spesa sanitaria americana potrà toccare il 20% del Pil.

I pregi e i difetti del nostro Ssn per consigliare meglio Obama. di Gino Gumirato
La sanità americana è fantastica da un lato e tremenda dall’altro: è la migliore del mondo per profondità specialistiche e ricerca scientifica, ma ha limiti enormi nell’assicurare il diritto alla salute a tutti i cittadini: le possibilità di accesso alle cure sono fortemente compromesse dal reddito, dal grado di istruzione e dalla provenienza geografica. Nonostante i piani pubblici di assistenza Medicaid (per indigenti) e Medicare (per anziani non autosufficienti), un numero enorme di persone (circa 55 milioni su 250) non hanno la possibilità di usufruire di assistenza sanitaria. In caso di emergenza gli ospedali sono comunque tenuti a salvare la vita della persona, stabilizzando i parametri vitali, ma subito dopo se quella persona non ha assicurazione, esce immediatamente dall’ospedale. Le assicurazioni sono un tasto dolentissimo: la più grande criticità è che la persona è assicurata per un certo numero di malattie e non per tutte, molte assicurazioni non ti riassicurano più se hai avuto problemi importanti di salute e le clausole assicurative sono piene di insidie. Il sistema assicurativo trova le sue radici culturali in un modello che anche in Italia si è cercato di mettere in campo in alcune regioni: la cosiddetta “libertà di scelta del cittadino nel mercato sanitario”. L’ipotesi è che il cittadino è libero di scegliere la miglior cura agendo come qualsiasi consumatore di un qualsiasi mercato (cioè massimizzando l’utilità marginale); in relazione alle sue scelte l’incontro tra domanda ed offerta determina un prezzo che tende a scendere nel lungo periodo, facendo fallire i peggiori erogatori e premiando i migliori. La teoria del libero mercato in sanità è una bufala, peraltro costosa, per varie ragioni: 1) il cittadino vive un’asimmetria informativa rispetto ai singoli medici e ai sistemi sanitari, 2) è l’offerta di servizi a determinare la domanda, 3) la domanda di servizi va pianificata e regolata in base a criteri tecnico-scientifici, che portino ad offrire servizi e cure appropriate e di qualità, 4) la sfida del futuro non si giocherà solo sulla capacità di dare buone cure nel pronto soccorso e negli ospedali, ma sulla capacità di prendesi carico del cittadino all’interno di una molteplicità di reti interconnesse di assistenza, 5) il libero mercato in sanità ha aumentato enormemente i costi, non li ha mai diminuiti. Negli Usa la spesa sanitaria rappresenta il 17% del Pil, in Italia l’8%, in Francia il 10%. In Italia più che di libero mercato abbiamo bisogno di una solida governance del sistema e di una capacità di prendersi la responsabilità delle scelte da parte della classe dirigente.
(ndr. Gino Gumirato è stato chiamato a far parte di una commissione di 10 membri non americani per supportare il ministero della sanità nella definizione di linee guida per la riforma della sanità americana)

Da “Asi” n. 10, del 5 marzo 2009
VI Rapporto Osservasalute 2008. Sanità, aumento in Italia il divario tra Nord e Sud.
L’Italia appare sempre più divisa sul versante sanitario: il Nord continua la sua corsa verso l’eccellenza, il Sud arranca nel tentativo di colmare enormi ritardi strutturali. Nel 2006 il tasso di ospedalizzazione standardizzato a livello nazionale è 140,24 per mille abitanti in modalità ordinaria e 65,21 in day hospital; al disotto del tasso indicato dall’Intesa del 23 marzo 2005, di 180 per mille, solo Veneto (171,58), Piemonte (171,6), Friuli VG (151,31), Emilia Romagna (171,88), Marche (176,46), Umbria (176,95) e Toscana (158,40) hanno tassi inferiori. La quota di spesa sanitaria pro-capite varia dai 1.581 euro della Calabria ai 1.918 del Molise fino ai 2.200 della Provincia autonoma di Bolzano. Quasi tutte le regioni hanno aumentato il livello di spesa, salvo Lazio, Sicilia e Liguria; è aumentata in modo significativo (circa 5%) in Lombardia, Veneto e Friuli VG. Il disavanzo di Sicilia, Campania e Lazio rappresenta l’83% del disavanzo complessivo. Si riduce il pubblico, mentre cresce il settore privato in sanità, in particolare il settore for profit: nel 2005 il settore pubblico ha pesato nell’assistenza agli acuti per il 79% dei dimessi, a fronte del 14% del privato ed il 7% del non profit. Dal 2001 al 2005 si riducono del 10% i ricoveri nei presidi pubblici, mentre aumentano del 19% nelle strutture Aiop (profit) e del l’8% in quelle Aris (non profit). Nelle regioni a statuto ordinario la quota pubblica varia dal 98% della Basilicata al 55% del Lazio. La regione con maggior incidenza del privato profit è la Campania con il 22%, seguita dalla Calabria (20%) e dall’Abruzzo (19%); in Lombardia incide per il 17%. Le regioni del Sud dedicano quote elevate di Pil all’assistenza sanitaria (11% in Molise, 9% in Calabria), mentre la Lombardia dedica solo il 5%. Il numero di Mmg nel 2008 è diminuito da 36.783 a 36.553 (-79 in Lombardia); nel 2006 migliora l’Adi, con un incremento del 9% sul 1998, per l’84,8% erogata a soggetti anziani.

Da “Asi” n. 11, del 12 marzo 2009
Federfarma presenta il consuntivo 2008 La spesa farmaceutica nel 2008 cala dell’1%.
La spesa farmaceutica netta a carico del Ssn nel 2008 ha fatto registrare un calo dell’1% rispetto al 2007, attestandosi a 11.383 milioni di euro, pari a 193,76 euro pro-capite; questo nonostante un aumento del 5,5% del numero delle ricette, in tutte le regioni. L’andamento della spesa è diversificato a livello territoriale: -4,3% in Sicilia e nel Lazio, +4% in Puglia e +3,9% in Piemonte ed è il risultato delle diverse misure adottate a livello regionale. La spesa farmaceutica convenzionata con il Ssn ha inciso per l’11,6% sulla spesa complessiva (era pari al 12,2% nel 2007 ed al 14% nel 2006). Il tetto previsto per l’assistenza farmaceutica territoriale era pari al 14%; ma era comprensivo anche della spesa per farmaci distribuiti direttamente dalle Asl, di quella dei farmaci consegnati dall’ospedale al momento della dimissione e di quella per farmaci acquistati dalle Asl e distribuiti dalle farmacie (distribuzione per conto). L’andamento della spesa ospedaliera nei primi mesi del 2008 ha inciso per il 4,2% sulla spesa complessiva, a fronte di un tetto del 2,4%. Nonostante l’aumento del numero delle ricette nel 2008 si è verificato un calo di spesa, per la riduzione del valore medio delle stesse (-6,1%), a seguito degli interventi varati dall’Agenzia del farmaco, del crescente impatto del prezzo di riferimento per i medicinali equivalenti e delle misure applicate a livello regionale (reintroduzione o appesantimento dei ticket). L’incidenza sulla spesa lorda delle quote di compartecipazione a carico dei cittadini è passata dal 4,2% del 2007 al 5,1% del 2008 (al primo posto la Sicilia, con l’8,9% al secondo la Lombardia con l’8,5%).

Da “Asi” n. 12, del 19 marzo 2009
Meno controlli e più “leggerezza”, aumentano i rischi di contrarre l’Aids.
Nonostante i progressi delle terapie e le recenti sperimentazioni che aprono la strada alla possibilità d nuove cure, oggi l’Aids continua a mietere vittime in tutto il mondo. Il rischio di infezione ha ripreso a crescere in modo allarmante a causa di un inspiegabile calo di attenzione sul fenomeno, che sta generando una sorta di “contagio inconsapevole”, provocato dalle persone infette non diagnosticate. In Italia il 55% dei pazienti scopre di essere sieropositivo non prima della diagnosi di Aids. Le cause del costante aumento delle nuove diagnosi di infezione da Hiv sono molteplici: la disinformazione della popolazione, la scarsa attenzione del personale sanitario ai sintomi iniziali dell’infezione, la difficoltà di definire precise “popolazioni a rischio”, l’incremento di immigrati spesso provenienti da Paesi pesantemente colpiti dall’epidemia. Le persone sieropositive in Italia sono stimate in 120.000; oltre a rappresentare una fonte inconsapevole di rischio per gli altri hanno un’elevata probabilità di entrare tardi in terapia, spesso in uno stadio avanzato di malattia. Le persone affette da Hiv nel mondo sono 33 milioni, di cui 2 mil di bambini: nel 2007 hanno contratto l’Aids 2,7 mil. di persone e 2 mil. sono morte per cause correlate. L’Africa sub sahariana è la regione più colpita dall’epidemia, col 67% dei malati ed il 72% dei decessi per malattie correlate; il 60% sono donne (75% tra le fasce d’età più giovani). L’Hiv rimane un grave problema di salute anche in Europa, con 740.000 persone affette dal virus nell’Europa occidentale e 1,7 milioni in Europa orientale e Asia centrale; l’incidenza dell’epidemia sale in Germania, Regno Unito e Ucraina.

Dalle agenzie di stampa regionali.
Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 18 maggio 2009
Sanità risk management, Formigoni: Lombardia è modello.
L’attenzione al tema del rischio in sanità è tra i principali fattori di innovazione su cui Regione Lombardia ha investito e su cui ha svolto e svolge “un ruolo di apripista”. Aprendo i lavori del primo Convegno Regionale di Risk Management in Sanità (“Le strategie di Risk Management in Regione Lombardia: buone pratiche ed evoluzione del modello”), il presidente Roberto Formigoni - affiancato dall’assessore alla Sanità, Luciano Bresciani - ha sottolineato il ruolo di “modello” del sistema lombardo nel campo delle gestione del rischio. “La sicurezza del paziente - ha detto Formigoni - è garantita dalla riduzione dell’occorrenza degli errori (prevenzione) e dal contenimento degli effetti di quelli che comunque si verificano (protezione). In questa ottica, Regione Lombardia ha promosso politiche di risk management a partire dalla qualificata preparazione dei medici e degli infermieri, realizzata in modo strutturato e costante con percorsi di formazione e aggiornamento”. E’ stato effettuato un censimento in tutte le Aziende Sanitarie Lombarde, da cui è emerso che in 10 anni (1999-2008) ci sono state 20.000 richieste di risarcimento per sinistri. La raccolta e analisi di questi dati, compreso l’esame dell’effettivo esborso sostenuto dal mercato assicurativo, “riveste – ha aggiunto il presidente - un carattere di eccezionalità a livello nazionale, sia per la mole dei dati raccolti sia per la definizione dell’architettura organizzativa di ogni Azienda sanitaria”. Presso tutte le strutture sanitarie regionali sono operative (fin dal 2005) attività di risk management coordinate da un risk manager supportato da adeguati organi di gestione del rischio (Gruppo di coordinamento per la gestione del rischio e Comitato valutazione sinistri) che provvedono a definire i piani operativi delle attività di prevenzione dei rischi, assicurando l’aggiornamento del monitoraggio dei sinistri. Tutto questo garantisce agli utenti - che scelgono le strutture sanitarie di Regione Lombardia per un percorso di assistenza e di cura – la qualità dei servizi e una speciale attenzione nella prevenzione degli errori. “Non possiamo che sottolineare con soddisfazione - ha detto ancora Formigoni - come la via seguita da Regione Lombardia sia stata presa come esempio a livello nazionale. Tra pochi giorni, infatti, il Governo nazionale varerà un decreto per l’istituzione di un database che raccoglierà - sul modello avviato in Lombardia - tutte le richieste di risarcimento”. “Il risk management - ha aggiunto Bresciani - è uno strumento importante per l’attenuazione del rischio e la sua neutralizzazione e riguarda lo sviluppo di modalità operative da introdurre sul livello assistenziale, amministrativo e organizzativo. In questo contesto si rivelano importanti le centrali di simulazione, utili a testare i vari progetti. La qualità fa bene al paziente e fa bene a tutti i cittadini perché si riducono i costi”. “Ma - si è domandato Bresciani – ad un più basso rischio, il mondo assicurativo risponderà riducendo i premi? Questa è la vera sfida”. Per quanto riguarda il futuro, Formigoni ha indicato cinque punti su cui lavorare “per migliorare ulteriormente il nostro sistema sanitario”: il monitoraggio e il sostegno delle esperienze di miglioramento in atto nonché la diffusione dei risultati; il potenziamento dell’attività di ricerca con l’obiettivo del costante miglioramento della qualità mediante la diffusione delle best practices all’interno del Servizio Sanitario Regionale e Nazionale; la garanzia della continuità delle cure e l’unitarietà dei processi, che devono accompagnare il paziente durante il percorso che compie nelle strutture; la valorizzazione della partecipazione dell’utente, mediante la predisposizione di questionari di soddisfazione; il consolidamento dell’informazione a favore dei cittadini e all’interno delle Aziende ospedaliere circa i servizi e le prestazioni offerte, non solo in campo propriamente clinico (efficacia, appropriatezza e sicurezza) ma anche nell’ambito dell’educazione alla prevenzione.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 19 maggio 2009
Sanità, inaugurato nuovo policlinico San Donato.
Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, hanno inaugurato oggi, con la classica cerimonia del taglio del nastro, il nuovo IRCCS Policlinico San Donato. La struttura - alla cui apertura ufficiale hanno preso parte anche l'assessore alla Sanità di Regione Lombardia, Luciano Bresciani, il sindaco di Milano Letizia Moratti, il sindaco di San Donato Milanese, Mario Dompè, il presidente del gruppo San Donato, Giuseppe Rotelli e numerose autorità - può contare su cinque corpi di fabbrica, così articolati: due monoblocchi delle degenze (435 posti letto), con il dipartimento di emergenza e urgenza, 12 sale operatorie, 45 posti di terapia intensiva e rianimazione, i servizi diagnostici e la radioterapia; due volumi destinati agli ambulatori, ai laboratori e agli spazi per l'Università; un'area centrale con l'ingresso e i servizi di ristoro; la struttura ricettiva per i pazienti e i loro familiari. "Si tratta - ha detto Formigoni nel suo intervento - di un'opera fondamentale per la Lombardia e per l'intero Paese che si affianca al vasto piano di ammodernamento delle nostre strutture, che vedrà a breve l'inaugurazione dei nuovi ospedali di Niguarda, Como, Bergamo, Legnano e Vimercate. Per questo piano abbiamo investito 4 miliardi di euro, grazie ai quali verranno realizzati complessivamente 11 nuovi ospedali oltre a 500 interventi di ammodernamento e ampliamento degli ospedali pubblici". "La sanità - ha proseguito Formigoni - ha il compito straordinario di garantire le cure e dare speranze di guarigione ma è allo stesso tempo un comparto economico fondamentale, il secondo più importante dopo quello manifatturiero. L'investimento di cifre così rilevanti è anche un segnale contro la crisi economica". Tra gli interventi più importanti degli ultimi mesi, Formigoni ha ricordato la Città della Salute, che unirà il Besta, l'Istituto dei Tumori e il Sacco (560 milioni di investimento, apertura dei cantieri nel 2011) e il Cerba, che sarà un fondamentale punto di riferimento per la ricerca e la cura. Nella sanità lombarda il Gruppo ospedaliero San Donato rappresenta una importante realtà: con i 17 ospedali presenti in tutte le principali province lombarde garantisce il 23,7% dei ricoveri di chirurgia vascolare e il 21,9% dei ricoveri di cardiochirurgia. Il dipartimento cardiovascolare di San Donato Milanese negli ultimi 20 anni ha effettuato più di 38.000 interventi di cardiochirurgia. "Il Gruppo San Donato - ha aggiunto Formigoni - compete (nel senso letterale di 'correre assieme') con il servizio pubblico: è una gara contro la malattia, una sfida all'insegna della salute intesa come bene comune". La Lombardia, ha sottolineato ancora il presidente, assicura annualmente 150 milioni di prestazioni ambulatoriali e circa 2 milioni di ricoveri, con la massima soddisfazione da parte dei pazienti (l'86% si dichiara soddisfatto), ha il maggiore indice di attrattività e il minore indice di fuga e, unica Regione a statuto ordinario, da sei anni ha il bilancio in pareggio. Per quanto riguarda il futuro, Formigoni ha indicato alcune delle principali linee di sviluppo per migliorare ulteriormente la qualità: 1) Prestazioni di qualità certificata a costi ridotti (la Lombardia controlla il 6% delle cartelle, il triplo dell'indice di riferimento nazionale che è al 2%). 2) Modernizzazione dei servizi sanitari, come ad esempio nei servizi di emergenza-urgenza: l'obiettivo è garantire a tutti i cittadini, dovunque si trovino, un soccorso qualificato nel giro di 20 minuti al massimo, con l'utilizzo anche di elicotteri. 3) Sviluppo della ricerca scientifica: in Lombardia sono presenti quasi il 50% degli IRCCS nazionali. 4) Forte investimento sulla formazione: la Lombardia sta lavorando per rafforzare ulteriormente la rete delle 6 Facoltà di Medicina e Chirurgia, favorendo la messa a sistema delle conoscenze. 5) Sforzo straordinario nel rapporto con i fornitori: in un momento come quello attuale di difficoltà i pagamenti sono già garantiti a 90 giorni ma l'obiettivo è di portarli a 60 giorni.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 20 maggio 2009
Buono famiglia, via all’erogazione di 15.000 assegni.
Famiglie italiane e straniere che hanno da tre a otto figli, alcuni piccoli, altri piccolissimi, altri, due per la precisione, che devono ancora nascere. Sono i 20 rappresentanti delle 15.333 famiglie, circa metà italiane e metà straniere, (7.739 italiane, 7.594 straniere) beneficiarie del “Buono famiglia”, la cui erogazione è iniziata oggi. In realtà tutto era pronto un mese fa, ma i ricorsi pendenti al Tar hanno provocato un mese circa di ritardo. Al grattacielo Pirelli il presidente Roberto Formigoni, e l’assessore alla Famiglia e Solidarietà hanno consegnato la prima tranche di 500 euro dei 1.500 euro annui. Il 20 agosto la Giunta regionale aveva deciso lo stanziamento di 20 milioni di euro destinati a erogare il “Buono Famiglia” per l’anno 2009 in tre rate quadrimestrali di 500 euro l’una. Beneficiarie, le famiglie a basso reddito che hanno almeno tre figli minorenni. Le domande per il “Buono Famiglia” sono state presentate presso le Asl a partire dal 16 febbraio fino al 15 marzo. Ora è stato completato l’esame delle richieste: per soddisfarle tutte la Regione ha integrato lo stanziamento iniziale di 20 milioni con ulteriori 3 milioni. Le famiglie aventi diritto hanno un ISR (Indicatore della Situazione Reddituale), riferito ai redditi percepiti da tutti i componenti della famiglia nel 2007 (dichiarazione 2008), non superiore a 10.000 euro. Il calcolo dell’ISR è fatto tenendo conto di più elementi: il numero dei componenti della famiglia; il reddito complessivo, eventualmente ridotto del canone annuale di locazione dell’abitazione di residenza, e altre caratteristiche (la presenza di persone con handicap o invalidità, famiglie con un solo genitore o con entrambi genitori che lavorano). In base a questi parametri 10.000 euro ISR corrispondono, per esempio, a un reddito annuale di 28.500 euro per un genitore solo con tre figli o per una coppia, sempre con tre figli, ma nella quale solo uno dei genitori lavora; oppure ai 37.500 euro di una famiglia con 4 figli nella quale entrambi i genitori lavorano, e così via.

Buono famiglia, via all’erogazione di 15.000 assegni.
Ed ecco il numero delle famiglie beneficiarie, italiane e straniere, suddivise per le Asl di appartenenza. Asl Bergamo 2198 (1063 italiani, 135stranieri), Asl Brescia 3075 (1071 italiani, 200 stranieri), Asl Valle Camonica Sebino 165 (127 italiani, 38 stranieri), Asl Como 781 (509 italiani, 272 stranieri), Asl Cremona 697 (303 italiani, 394 stranieri), Asl Lecco 725 (383 italiani, 342 stranieri), Asl Lodi 432 (229 italiani, 203 stranieri), Asl Mantova 839 (404 italiani, 435 stranieri), Asl Provincia Milano 1657 (729 italiani, 928 stranieri), Asl Milano 1: 148 (769 italiani, 379 stranieri), Asl Milano 2: 725 (434 italiani, 291 stranieri), Asl Monza-Brianza 833 (483 italiani, 350 stranieri), Asl Pavia 655 (379 italiani, 276 stranieri), Asl Sondrio 349 (259 italiani, 90 stranieri), Asl Varese 1054 (597 italiani, 457 stranieri), Totale 15.733 (7739 italiani, 7594 stranieri).

Buono famiglia, Regione replica al Pd.
Al Pd, che ci appare in difficoltà nel trovare argomenti, segnaliamo che l’erogazione del Buono alle famiglie sarebbe avvenuta esattamente nei termini previsti dalla nostra delibera, e cioè già all’inizio di aprile, se alcune organizzazioni vicine al Pd stesso, e in particolare alla Cgil, non avessero presentato infondati ricorsi al Tar che ci hanno costretto a rimandare l’erogazione. Con il risultato che le 15.333 famiglie che ne hanno diritto hanno dovuto aspettare 45 giorni prima di avere i soldi stanziati da Regione Lombardia, a causa appunto delle fisime di organizzazioni vicine al Pd. Il quale partito, proprio perchè si tratta di famiglie assai bisognose, avrebbe il dovere di chiedere loro scusa”.

Dalle Agenzie di stampa nazionali.
Dalla Conferenza delle Regioni: http://www.regioni.it/newsletter
Regioni.it n. 1372 del 20 maggio 2009.
Berlusconi annuncia la riforma sanitaria. Fazio ministro della sanità.
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha annunciato una nuova riforma sanitaria e la nomina a ministro della sanità dell’attuale sottosegretario Ferruccio Fazio. “Il governo – ha detto Berlusconi – è consapevole della necessità di una riforma del sistema sanitario nazionale, non ci devono essere pregiudizi ideologici tra sanità pubblica e sanità privata. La sanità è un servizio pubblico che deve essere garantito a tutti, si tratta di una grande conquista di libertà, un servizio che può essere fornito sia dal pubblico che dal privato”. Berlusconi ha poi invitato gli imprenditori a investire nel settore della sanità che “non è rischioso. Secondo l’Onu il Pil in questo settore aumenterà del 50% nei prossimi 8 anni grazie all’aumento della vita media. Gli imprenditori potranno avere grandi soddisfazioni. Solo la collaborazione tra pubblico e privato può migliorare il sistema sanitario nazionale. Per questo -annuncia Berlusconi- possiamo anche pensare a esenzioni fiscali a chi investe nella sanità, esenzioni che potrebbero valere nei primi anni di attività. Abbiamo situazioni di eccellenza , ma ci sono situazioni di disastro in molte regioni soprattutto del sud”. E’ necessario far cadere “la discriminante ideologica tra pubblico e privato. Il servizio sanitario è sempre pubblico anche se è garantito da una struttura privata”. Ecco i punti essenziali per la riforma: “la libertà di ogni cittadino nella scelta del medico, quella di andare a farsi curare dove vuole e il pagamento a prestazione”. Il premier ha quindi ribadito che “l’impegno dello Stato nel settore della sanità è indispensabile ma non sufficiente. E’ necessario assolutamente anche l’impegno dei privati”. Berlusconi inoltre annuncia: “nel governo abbiamo già avviato il ddl affinché Ferruccio Fazio diventi ministro della Sanità e possa sedersi nel consiglio dei ministri con la pari dignità”. Mentre, sottolinea Berlusconi, “al nuovo ministro del Turismo ho dato un traguardo, quello di raddoppiare nei prossimi quattro anni ilPpil del settore che ora e’ all’11%”.
 

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