Parere della corte dei conti. con il federalismo ssn a dieta.

fonte: Da “Il Sole 24 ore Sanità” n. 46, del 25 novembre-1dicembre2008


C’è il serio rischio, secondo la Corte dei Conti, che con l’avvento del federalismo fiscale aumentino le tasse, in particolare l’Irpef, e che i contribuenti siano spinti a veri e propri “esodi fiscali”, alla ricerca di zone in cui il fisco sia più buono. E’ il parere espresso dalla Corte dei Conti in occasione dell’audizione sul Ddl sul federalismo fiscale in Commissione Bilancio al Senato. Sulla questione dei costi standard la Corte ha elaborato una simulazione “grossolana”, prendendo a modello le quattro Regioni più performanti in sanità: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana, per calcolare i costi da applicare al resto d’Italia, realizzando così 2 mld. di risparmi. Questo perché “il passaggio dal criterio della spesa storica a quello dei costi standard può migliorare l’allocazione dei trasferimenti dallo Stato”. L’analisi dei dati riferiti alle sole regioni a statuto ordinario nel 2007 fa emergere una differenza tra costi e fabbisogno di oltre 6 mld., l’8% del fabbisogno complessivo riconosciuto per il finanziamento dei Lea. Questo per un micidiale mix di “insufficiente quantificazione delle risorse necessarie al finanziamento dei Lea e inefficienze gestionali”. La sfida odierna è volta a ottenere un recupero di efficienza del sistema che consenta ad un tempo una riduzione della spesa complessiva e un riadeguamento dei costi riconosciuti alle diverse regioni. Se l’adozione del criterio dei costi standard delle quattro regioni permetterebbe un risparmio di 2,2 mld., l’adozione dei costi standard solo del “modello lombardo-veneto” permetterebbe un risparmio di 4,3 mld. A dover ridurre le proprie spese sanitarie sarebbero le stesse Regioni che presentano oggi i maggiori disavanzi e già interessate da piani di rientro, a partire da Lazio e Campania.

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