Redattore Sociale , 4 giugno 2013
Agricoltura, i lavoratori sottopagati delle “cooperative senza terra”
Un convegno svela una nuova forma di caporalato a Brescia e Mantova:
cooperative che reperiscono braccianti a basso costo da impiegare nelle aziende
agricole. Che non controllano. La Cgil vuole anche introdurre un marchio
"legalità doc” per le aziende
MILANO - Le chiamano "cooperative senza
terra" e sono la nuova forma di caporalato nelle province di Brescia e
Mantova. Il loro unico scopo è di reperire braccianti a basso costo per le
grandi aziende agricole. Li trovano nei Paesi dell'est Europa, soprattutto in
Romania e Polonia, perché essendo Paesi dell'Unione europea hanno meno
difficoltà a varcare i confini dell'Italia. Ma anche dal Sudafrica, o
dall'Asia. "Invece che pagare i lavoratori 80-90 euro come il contratto
nazionale, le cooperative danno loro 25 euro", spiega Fulvia Colombini,
segretario regionale Cgil. Ma alle aziende agricole, denuncia la Cgil,
interessano poco le condizioni di lavoro di chi sta nei campi. È sufficiente
che le cooperative con cui stipulano un contratto offrano un prezzo basso, circa
il 15-20 per cento meno del normale valore di mercato: "È un servizio
'chiavi in mano': queste cooperative trovano gli stagionali, li portano in
Italia, li alloggiano e danno loro da mangiare. C'è una grossa responsabilità
delle aziende, che si disinteressano di quello che accade prima del loro
contratto", aggiunge Colombini.
La Cgil lombarda illustra il problema nel corso di un convegno organizzato a
Pavia dalla Camera del lavoro locale e il sindacato regionale, a cui
partecipano anche Camera del lavoro di Brescia e Mantova e segreteria nazionale
Cgil. Il sindacato propone di istituire dei tavoli provinciali con sindacati,
Inail, Inps, amministrazioni locali e associazioni di imprenditori per rendere
più efficienti ed efficaci i controlli. "Oggi la Provincia di Pavia si è
data disponibile per cominciare", continua Fulvia Colombini. L'accordo è
stato raggiunto al termine di un convegno sul tema caporalato e legalità
nell'agricoltura. Cgil vuole anche introdurre un marchio "legalità doc",
per valorizzare oltre alla qualità del prodotto anche la capacità dell'azienda
di rispettare le regole del lavoro: "Vogliamo che diventi un incentivo per
acquistare certi prodotti", precisa Colombini.
Ma rintracciare le cooperative senza terra è un'impresa: "Rendono invisibile
chi lavora con loro. Siamo riusciti a venire a capo della situazione solo
grazie alla testimonianza diretta di alcune vittime di caporalato, ma ancora
non ci sono dati in merito", dichiara la segretaria regionale di Cgil
Colombini. Perché il caporalato, in Lombardia, è una "forma
organizzata", sempre più infiltrato nel sistema agroalimentare. E finché
ci sarà la connivenza di certe imprese ad accettare il lavoro solo a seconda
del prezzo proposto e i controlli saranno così a singhiozzo, il sistema non
avrà anticorpi per difendersi. (lb)