Rassegna.it del 23 agosto 2013

Economia

Crisi: Lombardia in "piena depressione"

Lo confermano i dati Inps su cassa integrazione e licenziamenti rielaborati dalla Cgil regionale. Aumentano ancora le ore di ordinaria e straordinaria, mentre il calo della deroga è "solo formale". Il sindacato: "Ripartire dal Piano del Lavoro"


Il 2013 vede il consolidarsi della crisi industriale, di quella dell’Italia e della Lombardia, che da troppo tempo non crescono. Lo confermano i dati Inps che mensilmente il Dipartimento Politiche Contrattuali della CGIL Lombardia rielabora.

Secondo l'analisi del sindacato, la regione è in piena depressione, con una situazione economica e industriale gravissima. “Siamo a un punto di non ritorno – scrive la Cgil Lombardia in una nota - se non si ferma la de-industrializzazione in atto e non si interviene subito mettendo in campo politiche economiche e sociali, risorse pubbliche e private alternative alle attuali e di sostegno al mercato interno e al tessuto produttivo, il Paese rischia il tracollo e rimane incapace di prospettare il suo futuro e quello delle giovani generazioni”.

“Le prospettive di crescita del Pil del nostro Paese – prosegue la Cgil nella nota - per il 2013 sono molto più basse della media europea, mentre i sussulti di ripresa che si intravedono, purtroppo, oltre a essere timidi, sono per ora più di ordine congiunturale che strutturale. Inoltre – scrive ancora il sindacato - queste prospettive sono contraddittorie perché accompagnate dai dati negativi sull’occupazione, in particolare quella giovanile, e dalle difficoltà del nostro sistema produttivo e industriale e degli stessi imprenditori a reggere dopo anni di crisi, senza una prospettiva e un adeguato sostegno finanziario e creditizio”.

Ma andiamo ai dati: dal 2007, osserva la Cgil, L'Italia ha perso 10 punti di Pil, mentre la Lombardia addirittura 11. E negli ultimi 5 anni la caduta è stata pesante: si è perso il 25% del tessuto produttivo, si è avuto il crollo del manifatturiero di oltre il 20%, e si sono registrati l’aumento della disoccupazione e la riduzione del tasso di attività, oltre al crollo dei consumi e delle attività commerciali.

In assoluto – sostiene la Cgil – il dato più preoccupante è che aumenta ancora il ricorso alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria, mentre la quantità di riduzione della cassa in deroga “è dovuta in parte alla contenuta autorizzazione delle domande pervenute a causa dei precedenti ritardi delle coperture economiche da parte del Governo, e in parte al cambiamento della situazione in conseguenza delle tante chiusure di attività e di aziende e della riduzione del tessuto produttivo, in particolare del comparto artigiano, del commercio e delle PMI, non certo ad una ipotetica ripresa”.

Finalmente, però – osserva la Cgil - dopo l’invio di 94.500.000 euro da parte del Governo Letta, e a fronte dell’accordo raggiunto a fine luglio al tavolo delle parti sociali lombarde, la Regione ha decretato e autorizzato il pagamento della cassa in deroga effettivamente utilizzata per circa 42.000 lavoratori e lavoratrici lombardi che erano in attesa su domande del primo semestre 2013 rimaste in sospeso per la mancanza di risorse. Si dovrebbe, con queste risorse, eliminare tutto l’arretrato e forse anche iniziare le decretazioni delle domande del terzo trimestre. Ma per poter decretare tutte le domande di cassa in deroga fino al 31 dicembre 2013 – osserva ancora il sindacato - sulla base dell’andamento delle domande stesse, occorrerebbe una nuova copertura finanziaria da parte del governo, attraverso l’invio di risorse aggiuntive pari circa 100 milioni.


“Comunque – prosegue la Cgil Lombardia nella sua nota - ricordiamo che i dati degli ammortizzatori sociali, tesi a garantire formalmente i posti di lavoro e a favorire la non chiusura dell’attività produttiva, non fotografano adeguatamente la natura e la profondità della crisi e non danno conto del fatto che il problema vero rimane quello di difendere il patrimonio professionale e occupazionale attraverso la creazione di nuovo lavoro”.

Si diceva della crescita della Cig ordinaria e straordinaria. Ebbene, complessivamente, nel mese di luglio 2013, si registra una crescita delle ore autorizzate di Cig del 2,67% (147.222.954 ore), una crescita della cassa ordinaria del 12,19% (66.696.032 ore) e della cassa straordinaria del 38,71% (62.651.630 ore), mentre, per le ragioni già sottolineate, si riduce, secondo la Cgil solo formalmente, la cassa in deroga del 53,90% (17.875.292 ore).

I settori che registrano tassi di crescita della cassa in Lombardia sono legati all’energia (105%), al commercio al minuto ( 61%), all’industria lapidei (61%), agli impianti di installazione per l’edilizia (38,%), all’industria edile (34%), alle attività connesse all’agricoltura (34%), alla lavorazione minerali (31%), alle metallurgiche (25%), alla meccanica (13%) e all’artigianato edile (12%).

Per quanto riguarda i licenziamenti, regolati per legge attraverso l’indennità di mobilità 223/91, nel periodo gennaio-luglio 2013 aumentano del 44,83% rispetto all'anno precedente, con 17.287 licenziamenti in totale; i licenziamenti di giugno-luglio sono 4.783. “La linea generale – afferma la Cgil - è quella di un aumento della disoccupazione in ragione della perdita dei posti di lavoro. Un fenomeno del tutto coerente con la crescita della disoccupazione e il crollo del sistema produttivo”.

“Ribadiamo – scrive ancora il sindacato - che dinanzi alla crisi di sistema occorre intervenire per sostenere i settori industriali e commerciali e i consumi, difendere lo stato sociale e affrontare efficacemente le questioni strutturali del Paese reale, a partire dalle mancate politiche industriali che, insieme alla grande evasione, alla corruzione devastante e alle infiltrazioni mafiose, devono essere affrontate e risolte per dare al Paese e alla Lombardia una prospettiva di salvezza”.

“La Cgil – conclude la nota - nella convinzione che senza il lavoro non c’è futuro per il Paese, ha presentato un “Piano del lavoro” da porre al centro dell’attenzione e delle scelte del Governo e del Parlamento. E’ sempre più urgente ridare centralità al valore del lavoro e alla sofferenza sociale che non può più aspettare l’indicazione di soluzioni urgenti, in netta discontinuità con le politiche depressive e neoliberiste dei governi precedenti”.

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