la Repubblica Milano, 26 giugno 2013 www.repubblica.it

Casse vuote per la cig in deroga: niente soldi per 70mila lavoratori 
Allarme dei sindacati: "La Regione ha fallito".La Cisl: "Pirellone è rimasto fermo ed è stato snobbato dal governo sui fondi necessari”. La Cgil va all'attacco: "Dove sono finiti gli anticipi che erano stati promessi?"

dii MATTEO PUCCIARELLI 

Punto e a capo. La cassa integrazione in deroga torna ad agitare il sindacato: in ballo ci sono gli ammortizzatori sociali per 70mila lavoratori di circa 10mila imprese. L’accordo tra Regione e Cgil, Cisl e Uil scade il 30 giugno, e se non verrà rinnovato addio sussidi. La trattativa intavolata lunedì scorso è stata rinviata a domani, troppi i punti di disaccordo. Tanto che il segretario regionale della Cisl, Gigi Petteni, di solito abbastanza moderato nelle prese di posizione, è stato impietoso: «La crisi avanza ma la Regione è ferma. Alla vigilia dei primi cento giorni dobbiamo constatare che i risultati sono fallimentari. Nella Lombardia delle ex eccellenze economiche e sociali siamo costretti a gridare 'fate almeno quello che già altre regioni del nord fanno', sperando che anche le nostre controparti convengano che è ora di un’azione comune, altrimenti con le mancette l’arretramento economico e sociale è certo».

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Le cose stanno così: il governo Monti ha rifinanziato la cassa in deroga in due tranche, la prima di 87 milioni e la seconda di 42. L’esecutivo Letta il mese scorso ha messo a disposizione delle regioni altri 550 milioni — invece del miliardo previsto — di cui il 17 per cento veniva assegnato alla Lombardia. «Da Maroni ci saremmo però aspettati una grinta maggiore nel rivendicare quel 22 per cento che ci spetta in ragione del nostro tessuto produttivo», dice Fulvia Colombini della Cgil. Si tratta di altri 94 milioni, comunque, grazie ai quali si potrebbe andare avanti fino all’autunno, senza neanche arrivare alla fine dell’anno. Nei primi sei mesi dell’anno le richieste di cig in deroga sono state 10mila, ma solo il 40 per cento è stato accolto. Per le altre non c’erano i soldi. Oppure, quando c’erano, non si sono riusciti a sbloccare.

Per questo, spiega Colombini, «chiediamo alla Regione di farsi parte attiva con l’Inps regionale e con il ministero per trovare modalità di gestione delle risorse economiche più efficienti, che consentano di far ripartire la decretazione, e di non tenere i fondi immobilizzati nelle casse dell’Inps per periodi di tempo lunghissimi». Non solo, dice il sindacato: «Maroni aveva promesso di anticipare di volta in volta i soldi». Cosa che finora non è avvenuta. «Né interruzioni né rallentamenti. Le accuse che ci vengono mosse — risponde l’assessore regionale al Lavoro Valentina Aprea — valgono esclusivamente per il governo Letta, che ha fatto molti annunci e non fatti concreti».

In realtà il limite della cassa in deroga sta nel fatto che, a differenza di quella ordinaria e straordinaria, non si attiva autonomamente. Ne usufruiscono infatti quelle aziende e quei lavoratori che non pagano il contributo medio mensile del 2 per cento della propria retribuzione lorda. «Occorrerebbe una riforma complessiva del sistema degli ammortizzatori sociali — spiega il segretario della Fiom regionale Mirco Rota — . Se tutte le imprese versassero la quota di solidarietà avremmo a disposizione oltre un miliardo di euro per le casse integrazioni. Non ci sarebbe bisogno di andare a contrattare ogni volta con il governo per quella in deroga».
(26 giugno 2013

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