Repubblica 4 agosto 2010

LAVORO

Crisi, produzione in crescita ma le aziende licenziano di piùLa ripresina non è generalizzata. Unioncamere: ordini +8%.
I sindacati: forte preoccupazione sui posti

di STEFANO ROSSI

La protesta dei dipendendi della Maflow
Segnali di ripresa per l'economia lombarda, che però non si traducono in posti di lavoro. Le imprese rialzano la testa ma per i loro dipendenti è presto per tirare un respiro di sollievo. Dipende, in parte, dal normale andamento del ciclo economico, per cui il lavoro risente sempre con un ritardo fisiologico delle congiunture positive e negative.

Ma non è tutto qui. Dopo un biennio durissimo, sembra prevalere la prudenza. I dati diffusi la settimana scorsa da Unioncamere sono buoni: più 8% degli ordini e aumento della produzione del 5,9% nel secondo trimestre dell'anno. Li ha ricordati ieri Giacinto Botti, della segreteria regionale della Cgil, per sottolineare tuttavia la loro mancata ricaduta sull'occupazione. Al contrario, la cassa integrazione (dati Istat) è cresciuta del 90% nel primo semestre dell'anno sul periodo corrispondente del 2009. Il 90% bilancia il meno 2,4% della cassa ordinaria, il più 294 della straordinaria e il più 603 della cassa in deroga.

La diminuzione dalla cassa integrazione ordinaria significa che le ore consentite (52 settimane in due anni) stanno andando ad esaurimento. L'impennata della cassa straordinaria fotografa una situazione critica, che conduce alla mobilità. E infatti i licenziamenti fino a tutto luglio sono 35.378, più 13,6% rispetto ai primi sette mesi dell'anno passato.

"Vengono confermate - commenta Botti - le nostre forti preoccupazioni, alcuni indicatori incoraggianti non testimoniano una effettiva controtendenza". Le imprese per soddisfare gli ordini utilizzano le scorte, che sono diminuite del 10%, e non stanno tornando a investire. "È vero - conferma Pier Andrea Chevallard, segretario generale della Camera di Commercio milanese - c'è grande cautela. La ripresa è largamente trainata dall'export ma la domanda interna è ferma. La forte dipendenza dalle esportazioni comporta qualche rischio, perciò per settembre non vedrei prospettive diffuse di ripresa. Siamo ancora nell'incertezza".

I dati di Unioncamere dunque non sono ancora decisivi. "Non dimentichiamo - aggiunge Botti - che la produzione era crollata dell'11% nel 2009, perciò adesso siamo in fase di risalita, ci vorranno anni per tornare ai livelli del 2007". Anche Alberto Barcella, presidente di Confindustria Lombardia, prevede "un recupero dei livelli produttivi lungo e doloroso sul fronte dell'occupazione", pertanto il processo va supportato con la "riqualificazione dei lavoratori e il sostegno del credito alle imprese".

Più che di settori che stanno andando bene, come le macchine utensili, si dovrebbe parlare di singole aziende, tanto la "ripresina" è a macchia di leopardo. Francesco Bettoni, presidente di Unioncamere, invita però a crederci: "I nostri dati su ordini e produzione sono frutto di una analisi su oltre 5.000 imprese, l'umore degli imprenditori per i prossimi sei mesi è ottimista. Un consolidamento di questa congiuntura favorevole è possibile".
 


 

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