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n. 13 di Zefiro, giornale della Filctem Cgil Lombardia
Intervista a Nino Baseotto
Con la ripresa autunnale abbiamo rivolto alcune domande a Nino Baseotto, Segretario Generale della Cgil Lombardia.
In settembre restano aperti, anzi sembrano accentuarsi, tutti i problemi dei mesi scorsi, con l’aggravante che il quadro politico instabile non garantisce la necessaria azione per favorire la ripresa o almeno il contenimento degli effetti negativi della crisi, che si fanno ancora sentire pesantemente.
Quali sono le conseguenze sul lavoro e lo sviluppo?
La crisi non è finita. A luglio i dati in nostro possesso ci dicono di un rallentamento nel ricorso agli ammortizzatori sociali, ma ciò non deve indurre a facili ottimismi. Non dobbiamo dimenticare, ad esempio, che il minor ricorso alla cassa ordinaria avviene dopo il diluvio di ore utilizzate in precedenza, e che nel periodo estivo incide anche un più massiccio utilizzo delle ferie. La Lombardia resta, come diciamo da tempo, una delle regioni più esposte agli effetti della crisi, soprattutto sotto il profilo occupazionale e sociale. La crisi politica che sta dilaniando la maggioranza di Governo di certo non aiuta, anche se l'Esecutivo si è distinto per l'assenza di un'azione efficace di contrasto alla crisi. Il Ministro Tremonti appare come un potentissimo ragioniere, incapace però di uscire dalla logica arida e perdente della quadratura dei conti. Purtroppo non servirà a molto questa politica dei tagli: forse porterà qualche esito effimero sull'equilibrio di bilancio, ma al prezzo di aver costretto il Paese a rinunciare a qualsiasi investimento di carattere strategico e, quindi, condannando l'Italia ad un ruolo marginale il giorno che la ripresa arriverà in modo stabile e consistente. In Europa, ad esempio, i nostri partner hanno investito in scuola, ricerca e formazione, il nostro Governo invece ha tagliato risorse al sistema scolastico e formativo pubblico: non ci vuole un raffinato economista per capire che al dunque saranno gli altri ad essere meglio piazzati nella competizione globale. Se poi pensiamo alla manovra economica correttiva, il giudizio è ancora più negativo: un mix di iniquità sociale, tagli dissennati e assenza di prospettiva.
Hanno fatto macelleria sociale con i più deboli, creato un conflitto istituzionale senza precedenti con Regioni ed Autonomie Locali, ignorato, anzi penalizzato, qualsiasi prospettiva di rilancio dello sviluppo. In questo contesto, le conseguenze sul lavoro sono pesanti. Mi verrebbe da dire “non di sola cassa integrazione vivono le imprese”. Nel senso che, e questo vale anche per il confronto con Regione Lombardia: siamo in quella fase della crisi nella quale è fondamentale affiancare al finanziamento degli ammortizzatori, idee e risorse per il rilancio dello sviluppo.
Questo è il tema che, assieme a CISL e UIL, abbiamo con forza posto ai tavoli regionali ed al Presidente Formigoni in primo luogo. E sul tema dello sviluppo, voglio dire una parola chiara a Confindustria e alle altre Associazioni datoriali lombarde: ci vuole più coraggio, più determinazione e meno attendismo; certi silenzi quando si parla di strategie per lo sviluppo non sono più accettabili. Le nostre controparti hanno una responsabilità sociale ineludibile e la debbono esercitare. Altrimenti ne va anche della qualità del rapporto con il Sindacato: se si dovesse pensare di concertare con noi l'uso degli ammortizzatori e di eludere il confronto sullo sviluppo, lo scontro con il Sindacato confederale sarebbe inevitabile.
In questo contesto, che peso può avere sul futuro delle relazioni sindacali lo scontro in atto alla FIAT? Nel momento in cui si chiedono impegni vincolanti per garantire gli investimenti, non è sempre più necessario rilanciare la proposta di legge sulla rappresentanza?
Fiat ha intrapreso una via pericolosa e dannosa: per se stessa e per il sistema delle relazioni sindacali più in generale.
La pretesa di scambiare investimenti e lavoro con diritti è un non senso fuori dal tempo che la CGIL non potrà mai accettare.
Altro conto è una trattativa seria sull'organizzazione del lavoro, finalizzata innanzitutto alla realizzazione di cospicui investimenti e strategie produttive per il futuro, con benefici per il mantenimento e l’incremento dell'occupazione. Ad un confronto di quel tipo nessuno può e deve sottrarsi. Ma cosa ha a che fare questo con il diritto di sciopero o il trattamento di malattia? Ci sono degli abusi?
Li si combatta con coerenza e attraverso gli strumenti contrattuali esistenti: noi saremo in prima fila nel farlo. Ma perseguire i furbi è efficace se lo si fa in un contesto nel quale l'ancoraggio ai contratti, agli accordi e ai diritti individuali e collettivi resta saldo e fuori discussione.
Anzi, è proprio la cultura dei diritti e del rispetto delle regole condivise che aiuta ad estirpare malcostumi o abusi. Questo vuol dire partire dal rispetto delle persone e della loro dignità: l'atteggiamento della Fiat verso i tre lavoratori di Melfi licenziati e reintegrati per ordine del giudice, va nella direzione opposta. È innegabile che su queste vicende si siano registrati scelte e orientamenti profondamente diversi tra la CGIL da una parte, e CISL e UIL dall'altra. Un'ulteriore lacerazione in rapporti resi già molto difficili dalla scelta di firmare l'accordo separato sul modello contrattuale prima e il CCNL dei meccanici poi. Ora, a me pare evidente che la risposta a queste profonde difficoltà unitarie non stia solo nel pattuire tra di noi regole democratiche certe per l'attribuzione del mandato e l’approvazione degli accordi e dei contratti.
Ma questo è un terreno fondamentale,
indispensabile, è il punto da cui partire se davvero si vuole tentare di porre le basi per ricucire rapporti unitari duraturi.
Ecco perché noi continuiamo ad affermare la necessità di regole democratiche certe, da consolidare con una legge sulla rappresentanza. Brandire lo strumento del referendum solo quando conviene non è una soluzione. Tanto meno lo è intraprendere la scorciatoia delle deroghe ai contratti. Così non solo si liquida la primazia del CCNL, il suo valore universale di riferimento e di garanzia per tutti, ma si lede la stessa autorità contrattuale e la legittimità delle parti.
Perché chiunque capisce che, nel caso di un contratto sottoscritto, se uno qualunque dei contraenti lo disdice e/o lo deroga a suo piacimento, questo mette pesantemente in discussione il ruolo e il valore stesso di quel contratto. Ciò vale per il Sindacato, ma anche per le nostre controparti: la reciproca legittimazione non più fondata sull'esercizio contrattuale, o basata su una forma monca e incerta dello stesso, è inevitabilmente destinata a non avere futuro. Se Fiat si facesse il contratto per conto suo e scegliesse pure con chi farlo, anche Confindustria e la stessa Federmeccanica sarebbero più deboli e oggettivamente delegittimate. Ecco perché per la CGIL difendere e ribadire il valore e il ruolo del CCNL è un fatto irrinunciabile, in primo luogo nell'interesse primario di coloro che rappresentiamo.
E sulla questione sempre più aperta dei diritti?
Quello per noi resta uno dei punti irrinunciabili e in quanto tale, una delle priorità della contrattazione. Ne è un esempio la lotta che stiamo conducendo a fianco dei lavoratori della cooperativa che opera presso il magazzino GS Carrefour di Pieve Emanuele. La negazione del diritto al salario e al reintegro dei lavoratori licenziati, così come sancito per ben due volte dalla Magistratura, ci dice che siamo all’imbarbarimento dei rapporti di lavoro, ben al di là del consentito.
Così come trovo grave il silenzio delle Associazioni datoriali di Categoria e della stessa catena di distribuzione: il comportamento di quelle cooperative nuoce anche a carrefour perchè far carta straccia dei contratti in essere significa irridere al ruolo stesso delle parti sociali e non del solo sindacato.
Giudico poi altrettanto irresponsabile porre in atto comportamenti che provocano un innalzamento delle tensioni sociali in una situazione di crisi come quella che stiamo vivendo.
In questo autunno, che si annuncia duro, come possono tornare centrali i temi del lavoro e dello sviluppo, se permane questa profonda divisione tra i sindacati?
Che ruolo può avere la Lombardia in questa fase?
Delle grandi difficoltà a livello unitario ho già detto.
È davanti agli occhi di tutti che queste divisioni gravano a livello nazionale e su tutte le strutture sindacali, nessuna esclusa. Per tutto il Sindacato confederale la Lombardia ha il peso che le deriva dalla rilevanza dell'insediamento organizzativo e dall'importanza del contesto economico e sociale nel quale siamo chiamati tutti ad operare.
Per questo sarebbe sciocco attendersi che in Lombardia non vi fosse, in tutte e tre le Organizzazioni confederali, un forte senso di responsabilità e di lealtà verso le scelte nazionali di ciascuna Confederazione. Non di meno, abbiamo tutti la responsabilità e il dovere di corrispondere al meglio alle sfide e ai problemi che la situazione economica e sociale lombarda ci pone. Noi abbiamo scelto una strada che intendiamo continuare a percorrere: quella del confronto di merito sui problemi e del contrasto alla crisi, con azioni il più possibile condivise ed unitarie. Da qui sono derivati accordi positivi con Regione Lombardia che hanno contribuito a mitigare gli effetti tremendi della crisi su occupazione e condizione sociale di lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati.
Non abbiamo nemmeno esitato a marciare per il lavoro e contro la crisi insieme ad Acli, Arci e CISL, sulla base di parole d'ordine che insieme abbiamo condiviso. Questo è anche quello che è successo e succede in grandissima parte dei territori e delle aziende della regione, dove insieme ci si è mobilitati per difendere il lavoro e l'occupazione.
Ora insieme, come ho detto prima, rivendichiamo politiche per lo sviluppo. E credo che non esiteremo a decidere iniziative unitarie di mobilitazione per questi obiettivi, se sarà necessario. Penso che questo sia il modo migliore di dare un contributo per la ricostruzione di rapporti unitari più complessivi.
I nostri temi, quelli dell’energia e dell’acqua, del sistema moda Italia, della ricerca e della chimica, sono sempre più all’attenzione generale. Non ritieni che possono avere un ruolo fondamentale per dare fiducia al paese e uscire dalla crisi?
Certamente sono temi importanti che, pur nelle loro specificità, sono legati più di quanto possa sembrare nell’immediato; soprattutto potrebbero essere trainanti verso l’uscita dalla crisi se solo supportati da politiche pubbliche più determinate ed efficaci, capaci di destinare risorse importanti per orientare la ricerca e sostenere, accompagnandole, le scelte dell’impresa, traghettando così la nostra economia dalla crisi attuale verso uno sviluppo più sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. Si tratta di favorire un uso più sensato delle energie e delle risorse primarie, come l’acqua, e non di meno, di sviluppare nuove energie rigenerabili mettendo all’opera quelle capacità di invenzione e trasformazione, attraverso ricerca e lavoro, che abbiamo già conosciuto nel passato e che hanno fatto crescere e conoscere a livello internazionale il nostro Paese. Basti pensare al sistema moda, alla sua capacita di far lievitare il made in Italy, frantumato e parcellizzato,
tanto da affermarlo simbolicamente e materialmente in molti Paesi del mondo, o alle novità che in fatto di fibre per i tessuti, la chimica può riservare. Sono tutte scommesse importanti che sull’onda di una tradizione consolidata di invenzione e abilità, possono caratterizzare il ruolo del nostro paese nell’economia internazionale.
Un’ultima domanda sulla nostra nuova categoria: dopo la FILCEM è nata la FILCTEM. Che cosa ti attendi da questa nuova organizzazione di categoria che raggruppa una parte tanto significativa del mondo del lavoro industriale?
La costituzione della Filctem è un fatto importante per la CGIL e per tutto il mondo del lavoro. Possiamo dire di essere tutti più forti, perché è nata una realtà organizzata dell'industria che ha basi solide e una rappresentatività capillare.
Ancora più significativo che a dirigerla in Lombardia sia stata chiamata una compagna, Rosalba Cicero, che torna ad operare nella nostra Regione dopo un'esperienza molto positiva a livello nazionale.
Con Anna Bonanomi, segretario generale dello SPI regionale, Rosalba è la seconda donna a dirigere una nostra Categoria regionale: un passo avanti importante nel percorso di promozione di quadri femminili ai massimi livelli di direzione; un percorso che vogliamo continuare e arricchire. La Filctem porta a sintesi tre esperienze sindacali e contrattuali diverse, ma ugualmente importanti, quella dell'energia, dei chimici e dei tessili. La loro sintesi e la loro valorizzazione non possono che far bene alla CGIL. Noi abbiamo tutti bisogno di riprendere, con maggiore lena che nel passato, l'azione e la riflessione sulle politiche contrattuali.
Sono certo che la Filctem saprà dare il proprio contributo e che sarà un contributo importante. Come CGIL della Lombardia dedicheremo non a caso il secondo appuntamento dei nostri Stati Generali alle politiche contrattuali. Dal 6 all'8 ottobre faremo una riflessione a tutto campo con l'insieme del nostro gruppo dirigente regionale e con l'apporto dei contributi di dirigenti, studiosi e personalità di livello nazionale. Del resto, la contrattazione è il cuore della nostra attività e la nostra stessa principale ragion d'essere.
La CGIL è un grande Sindacato confederale anche perché ha sempre saputo e sa valorizzare e portare a sintesi tradizioni contrattuali anche differenti, sicuramente peculiari e coerenti con le specificità dei settori e dei comparti ai quali si applicano. E questo è anche il tratto più significativo della costituzione della Filctem.
Sono molto fiducioso che sarà una Categoria all'altezza dei compiti e delle attese. Per questo, colgo l'occasione di questa breve chiacchierata per fare, dalle colonne di Zefiro, gli auguri più sinceri di buon lavoro a Rosalba, alla segreteria, a tutto il gruppo dirigente ed ai militanti della nostra Filctem lombarda.
La Redazione
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