Corriere della Sera, 17 settembre 2010
Le emergenze in Lombardia
Quei diecimila da salvare subito
Per molti lavoratori la cassa è agli sgoccioli Il sindacato: «Politiche di sviluppo o tutti in piazza» Confindustria: «Si investa nel manifatturiero»
La stima è presto fatta. Basta mettere una dietro l' altra le imprese che in Regione sono agli sgoccioli della cassa integrazione straordinaria o stanno addirittura già raschiando il barile di quella in deroga.
Secondo le stime dei confederali, in Lombardia ci sono circa diecimila lavoratori dipendenti per cui si avvicina il momento della verità. Novantamila a rischio I dati sulla cassa integrazione snocciolati ogni mese dall' Inps e subito divulgati dal sindacato mostrano come le punte più basse della crisi siano superate (la cassa ordinaria si è fortemente ridimensionata). Ma nello stesso tempo i nodi - rappresentati dalle aziende che non riescono a ripartire - stanno venendo al pettine.
Ai centomila posti persi in regione l' anno scorso (dipendenti e autonomi) i sindacati stimano che se ne potrebbero aggiungere quest' anno altri 80-90 mila, di cui 45 mila dipendenti. Cassa da rifinanziare «La coperta della cassa integrazione in deroga arriva fino alla fine del 2010 - fa il punto Fulvia Colombini, della segreteria Cgil regionale -. Un milione è già stato speso. Il primo problema è capire se Regione e governo saranno in grado di rifinanziare questa misura. Il secondo è sapere dove stiamo andando. Insomma, quali sono i settori su cui si vuole puntare per creare nuovi posti. Prendiamo le donne. Nell' ultimo anno con i fondi per la formazione si sono finanziati spesso corsi per ausiliarie nelle case di riposo. Un modo per ricollocare donne che avevano lavorato una vita in fabbrica. Ma è evidente a tutti che si tratta di una politica di breve respiro».
In questo contesto è arrivato ieri l' annuncio del presidente della regione, Roberto Formigoni: «I fondi per il sostegno alle imprese saranno tagliati del 50%».
Le imprese l' hanno presa male. Il sindacato peggio. Il segretario della Cisl regionale, Gigi Petteni: «In Lombardia è arrivato il momento di una forte mobilitazione sociale. Da troppo tempo la Regione è sopita, distratta e sembra aver dimenticato i temi del lavoro e dello sviluppo. In questa situazione non possiamo assistere solo a pianti e denuncia di tagli». Come dire: o le cose cambiano o scendiamo in piazza. L' eventualità di una manifestazione per lo sviluppo sarà all' 0rdine del giorno, lunedì, dell' esecutivo della Cisl regionale.
Verso la piazza Più cauta invece la Uil: «Discutiamo dei tagli. Siamo pronti a lavorare insieme assumendoci le responsabilità del caso», dice Walter Galbusera, a capo della Uil regionale.
Mentre l' idea della piazza si fa largo anche in Cgil. «E' tempo di pensare a un' iniziativa regionale di mobilitazione che mi auguro unitaria», diceva ieri il segretario generale regionale del sindacato rosso, Nino Baseotto. E ancora: «Per noi le priorità sono il sostegno a redditi e occupazione. Insieme con investimenti nei trasporti per i pendolari e sulle politiche della casa. Il Pirellone tagli il bonus di 70 mila euro alla scuola privata. In questo momento le priorità sono altre». Cgil critica «l' insostenibile silenzio delle associazioni delle imprese sulle politiche di sviluppo».
Dal canto suo Confindustria Lombardia va cauta: «Regione può ancora aumentare l' efficienza del sistema e riassegnare risorse inutilizzate. Ma l' industria deve rimanere al centro della politica di sviluppo del 2011. Sostegno al credito prima di tutto, nonché ai settori che stanno dimostrando di saper uscire in modo più rapido dalla crisi», dice il presidente di Confindustria Lombardia, Alberto Barcella. E i piccoli? «Forse è arrivato il momento di capire come vengono usati i soldi della cassa - riflette Giorgio Merletti, segretario generale della Confartigianato regionale -. Inutile tenere in vita realtà decotte».
Rita Querzé rquerze@corriere.it