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Concluso il 10° Congresso della CGIL Lombardia (18 marzo)

Concluso il 10° congresso della CGIL Lombardia con la conferma del segretario generale uscente, Nino Baseotto, rieletto dal nuovo Comitato Direttivo per i prossimi quattro anni (100 voti favorevoli su 149 votanti, 30 gli astenuti e 19 i contrari).Un’altra novità positiva deriva dalla presentazione di un unico documento conclusivo e di un'unica lista unitaria, votati entrambi a larghissima maggioranza: il primo con 1 voto contrario e 29 astenuti e la seconda con 17 contrari e 25 astenuti; a favore 570 voti, pari al 93,1 per cento. Com’è noto, nelle assemblee di base il 77,17 per cento dei voti era andato alla prima mozione e il 22,83 per cento alla seconda, risultato quest’ultimo che pure non era stato certificato dal documento di minoranza. “Si è fatto un passo in avanti – dichiara la CGIL Lombardia - che, nel riconoscimento del pluralismo, costituisce il contributo della CGIL Lombardia al percorso politico che avrà la sua conclusione nell'assise nazionale della CGIL a Rimini, il prossimo mese di maggio”.

Prima delle votazioni Morena Piccinini, segretaria della CGIL nazionale, ha concluso i lavori del Congresso. Secondo la dirigente, la scelta di andare alle assemblee di base divisi al proprio interno, anziché assumersi la responsabilità di cercare una sintesi delle diverse posizioni rappresenta ormai il passato. Oggi si tratta di “guardare oltre”, come recita l’indovinato slogan scelto dalla CGIL della Lombardia. “Oggi – sostiene la dirigente - va rimarcato il risultato non solo numerico, ma soprattutto politico derivante dal voto dei lavoratori: si è definita la linea d’azione della CGIL e si è garantito il pluralismo interno, più ampio rispetto a quello che di volta in volta si manifesta nelle mozioni contrapposte”.

La confederalità va intesa come interdipendenza, sostiene Piccinini, perché l’azione del sindacato di categoria, del sindacato che opera sul territorio e l’azione di assistenza individuale interagiscono tra loro nella tutela di un unico soggetto, il lavoratore. Ma occorre un sistema di regole valide per tutti che misuri rappresentanza e rappresentatività delle organizzazioni sindacali. “Per arrivare a una proposta legislativa dobbiamo costruire un progetto forte da discutere con i lavoratori e con le forze politiche”.

La crisi fa emergere paure e rancori che impediscono di pensare al futuro. C’è chi approfitta di questo clima per cambiare gli assetti sociali e i rapporti di forza tra lavoro e impresa, come si è fatto a proposito di scuola, sanità, previdenza, diritto del lavoro. E invece vanno riaffermate le responsabilità pubbliche e sociali, accanto a quelle individuali, nel contrastare la decomposizione che attraversa il paese. “Come riaffermare la dignità della persona – conclude Piccinini – è tutta qui la questione che abbiamo di fronte. A partire, ad esempio, dai lavoratori stranieri per i quali va riconquistato (e non solo difeso) il principio della universalità del diritto”.

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