Varese News 12 marzo 2010

Io pago, io voto. Gli immigrati vogliono contare

Al presidio in piazza del Garibaldino organizzato dalla Cgil per lo sciopero generale, l'ivoriano Jacques Amani raccoglie molti consensi. «Facciamo come hanno fatto gli americani durante la rivoluzione: no taxation without representation. Solo allora si potrà parlare di integrazione sociale»

È l’attacco all’articolo 18 l’argomento che spopola tra i manifestanti della Cgil in piazza del Garibaldino. «Se introducono l’arbitrato nelle cause di lavoro, addio diritti, addio allo sciopero» dice Roberto, un giovane iscritto al sindacato. In verità in piazza, sotto la statua del Garibaldino, di giovani ce ne sono ben pochi, anzi pochissimi. Immigrati, ancor di meno. La ragione per il segretario regionale Stefano Landini è chiara: «Oggi i lavoratori, soprattutto i più giovani sono sottoposti a un ricatto di fondo. Nel giorno in cui si sciopera, loro sono nelle fabbriche e nelle imprese con meno di quindici dipendenti dove l’articolo 18 non si applica. Il nostro obiettivo è la sindacalizzazione di quelle imprese e l’allargamento delle tutele e dei diritti. Altro che arbitrato, che poi così come è stato concepito sarà inapplicabile. Loro i provano sempre».
Gli argomenti che si sfoderano sul palco sono gli stessi di un anno fa. La crisi, infatti, è lì a mostrare nuovamente il suo volto più duro. «In Lombardia in un anno sono state erogate 273 milioni di ore di cassa integrazione erogata – continua Landini –. Una situazione che non si verificava da almeno 50 anni in Italia. Noi chiediamo che venga raddoppiata la cassa integrazione per non far chiudere le aziende. Inoltre, pensiamo che sia arrivato il momento di riconoscere un credito di imposta ai lavoratori di almeno 100 euro. I lavoratori sono allo strenuo delle loro forze».
«La visita di Guglielmo Epifani il 17 marzo a Malpensa non è un caso, perché la nostra provincia è stata tra le più aggredite dalla crisi – aggiunge Franco Stasi, segretario della Camera del Lavoro di Varese -. L’introduzione dell’arbitrato nelle cause di lavoro è uno schiaffo ai diritti dei lavoratori e noi riteniamo che il provvedimento sia anticostituzionale. Purtroppo l’unità sindacale si è allontanata di nuovo in un momento così delicato».
Sul palco si alternano sindacalisti e sindacaliste, ma è la presenza di Jacques Amani, responsabile degli immigrati per la Cgil di Varese, a dare una sferzata invernale ad una giornata di sole quasi primaverile. L’ivoriano riporta il sindacato alla sua primordiale vocazione. L’anno zero della rivendicazione parte dai diritti basilari, quelli che molti italiani, compresi i tanti presenti in piazza, danno ormai per scontati. «Senza il diritto di cittadinanza – spiega Amani, con tono emozionato - per noi non c’è futuro. Ti costringono a rivendicare un diritto partendo da un assunto reale: io pago e quindi voto. Come hanno fatto gli americani durante la rivoluzione: no taxation without representation. Solo così si potrà parlare di integrazione sociale».


12/03/2010
 

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