La Provincia di Lecco, 21 giugno 2010

Susanna Camusso alla CGIL: No alla rassegnazione

Una riunione di Direttivo CGIL interessante e conclusa dalla vice di Epifani, Susanna Camusso, destinata quasi sicuramente a succedergli alla segreteria nazionale, quella tenutosi all'Officina della Musica lunedi 21 giugno, davanti a un centinaio di delegati provenienti dalle fabbriche di tutta la provincia lecchese (di cui 19 hanno preso la parola).

Naturalmente ampiamente prevalenti nella lunga discussione sono stati il tema della crisi economica, della "manovra" del Governo, dei "tagli" imposti sia al pubblico impiego che agli enti locali e alla scuola, e infine il "referendum" della FIAT a Pomigliano d'Arco, in programma per il giorno dopo, con la drammatica scelta imposta ai lavoratori tra l'avere un posto di lavoro e rinunciare ai diritti sindacali (come noto la FIOM ha scelto per il NO).

Molti gli argomenti quindi affrontati già nella relazione introduttiva del Segretario lecchese Alberto Anghileri, il quale ha sottolineato che il Sindacato non deve ragionare a "compartimenti stagni", secondo una logica corporativa che non è mai stata nella sua tradizione storica. "Se la scuola viene colpita, è un problema di tutti, non solo degli insegnanti, così come se ad essere colpita è una fabbrica, un settore produttivo, il problema riguarda la società nel suo complesso, e quindi deve coinvolgere tutti."

A proposito della Scuola, di cui si è parlato ampiamente, Anghileri ha sottolineato come "il Governo taglia la scuola pubblica per privilegiare la scuola privata, che è di minore qualità". L'istruzione diventerà un bene per pochi, ma diversi delegati , e la stessa Camusso, hanno sottolineato che fors eproprio questo può essere uno degli obiettivi del Governo: "meno istruzione meno libertà".

Il Segretario ha poi ricordato il blocco dei contratti pubblici (altri delegati, come il segretario degli Alimentaristi Tore Rossi, hanno scommesso che presto sarà imitato anche nel settore privato), l'età pensionabile alle donne di 65 anni, un anno di lavoro in più dato anche a chi già adesso avrebbe i requisiti per andare in pensione, tutti questi elementi ed altri ancora fanno vedere come la crisi per il Governo debba essere pagata da chi guadagna 1000 euro al mese (se va bene) mentre non si toccano i portafogli di chi ne guadagna 100.000 ("perchè non si tassano le rendite finanziarie, almeno al 20% ?").
La CGIl deve lottare contro un clima di rassegnazione e di scoramento che a volte rischia di prendere che si è prodigato in tante battaglie, a volte senza che però siano andate a buon fine. Non facilita anche l'isolamento in cui spesso la CGIL è lasciata, come dimostrano i contratti separati firmati da CISL e UIL. "Perchè questi sindacati criticano a volte anche aspramente il Governo, ma poi al momento giusto non prendono le opportune misure? Io sarei felice se essi si unissero a noi nelle giornate di sciopero, ma invece rimangono immobili".

Il tema della divisione creata ad arte dal Governo nel campo dei lavoratori è stato ripreso da Susanna Camusso, anche lei partita da un "No alla rassegnazione". "Questo Governo ha mandato molti messaggi volti a creare divisione: ricordate la Social Card, ad esempio ? IO mi dichiaro povero, vergognandomi , e tu mi fai la carità (tra l'altro non ha nemmeno funzionato). Oppure la legge sui clandestini: dividiamo i lavoratori e gli emigranti, mandiamo a casa questi ultimi, forse daremo più lavoro agli Italiani". H aprevalso, secondo la Camusso, la logica tutta berlusconiana del "pensare a se' stessi: finchè il problema non mi tocca va tutto bene". Quindi i problemi della scuola e degli enti pubblici se li prendano i loro dipendenti ("che tanto sono tutti 'lazzaroni'")

Secondo Camusso quindi la CGIL deve rimontare il conformismo, avere una visione più generale e meno egoista. La vice segretaria ha tra l'altro ricordato come i tagli agli enti locali, ai Comuni e alle Regioni in particolare (a cui tolgono 4 miliardi di euro), faranno drasticamente diminuire il budget che questi enti hanno dedicato al welfare, al recupero dei lavoratori cassaintegrati, a quelle iniziative e progetti appunto per riportare in fabbrica i lavoratori, di fronte a una crisi prima negata dal Governo, nel 2009, ed ora solo peggiorata.

"Il vero problema è che non c'è alcuna idea di sviluppo in questa "manovra": a differenza di altri paesi europei, come la Francia e la Germania, che oltre ai tagli hanno previsto finanziamenti per lo sviluppo, in Italia non vi è alcuna prospettiva in questo senso. In particoalre i tagli alal Ricerca, oltre che alal scuola, condannano l'italia a rimanere indietro per molti anni a venire. Di cio' saranno danneggiati soprattutto i giovani, che hanno prospettive molto difficili davanti a loro: lavoretti precari sottopagati ( e che, quando anche per loro verrà il momento della pensione, daranno aliquote molto basse essendo calcolate solo sul contributivo), lavori a termine,, incerti, e poco spazio per loro perchè le generazioni precedenti dovranno rimanere sul lavoro sempre più a lungo senza lasciare spazio ai giovani". "Già oggi - ricorda Camusso - ci sono , seconod i dati ISTAT, ben due milioni di giovani ( e non sono solo al Sud) su un totale di 6, 7 milioni di giovani in Italia, che hanno smesso sia di studiare sia di cercarsi un lavoro, perchè ormai rassegnati a non trovarlo (al sud il 30-40% dei giovani sono disoccupati)".

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