Corriere della Sera, 4 novembre 2009

Regione e parti sociali chiedono di estendere gli stanziamenti per le pmi anche per il 2010

Crisi, posto a rischio per 520 mila

Dagli ingegneri agli operai: in Lombardia uno su 6 senza occupazione. Nelle multinazionali i tagli più pesanti

MILANO - Un lombardo su sei costretto a casa dalla crisi. Licenziato, in cassa integrazione o con un contratto scaduto e mai rinno­vato. Mentre gli istituti di ricer­ca annusano la ripresa, sull’al­bero del lavoro maturano i frut­ti della crisi.

Statistica dolente
Secondo i sindacati si posso­no stimare 100 mila in Regione i flessibili non riconfermati: dai contratti a termine ai collabora­tori. Per non parlare degli interi­nali (in affitto) decimati già a fi­ne 2008. O dei professionisti— dagli avvocati agli architetti — che hanno perso il posto. A fine ottobre, poi, in Regio­ne, i cassintegrati «in deroga» (dipendenti di imprese con me­no di 15 dipendenti) erano 75 mila distribuiti su 9.300 aziende. A questi bisogna aggiungere circa 300 mila lombardi che oggi sono in cassa integrazione or­dinaria o straordinaria per un totale di 179 mi­lioni di ore di cassa ri­levate a fine settem­bre in regione. Per fi­nire, a fine ottobre, c’erano 43 mila lom­bardi in mobilità o con indennità di disoccupa­zione (quindi licenziati). Sommando cassintegrati (in deroga, ordinari e straor­dinari) con chi ha perso il po­sto si sfiora quota 520.000 per­sone che oggi, per colpa della crisi, non stanno lavorando. Pa­ri a un sesto dei 3,325 milioni di dipendenti lombardi.

Bollettino di guerra
Ma più dei numeri parlano i nomi e le facce. Quelle dei 350 in­gegneri in cassa della Nokia Sie­mens di Cassina de’ Pecchi. Le espressioni dei 244 di Lares e Me­talli Preziosi di Paderno Dugna­no,

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