Questione malpensa/la posizione della cgil lombardia le compagnie. e gli altri


Rassegna Sindacale n.2/2009
QUESTIONE MALPENSA/LA POSIZIONE DELLA CGIL LOMBARDIA

Le compagnie. E gli altri
Il lavoro, dice Nino Baseotto, non può essere un tema secondario

Anna Avitabile

Grande è l’agitazione attorno a Malpensa, alla grave crisi che si prospetta per questo aeroporto per effetto dell’operazione di salvataggio di Alitalia e di Airone che ha portato alla nascita di Cai e per effetto dell’alleanza di quest’ultima con Air France- Klm. Crisi che si sostanzia nella riduzione del numero di voli, nell’incertezza per l’attività cargo determinata dalla volontà espressa da Cai di dismetterla in questa sede, nelle difficoltà di bilancio delle società di gestione aeroportuale, nel ridimensionamento delle attività economiche (e dell’occupazione relativa) legate direttamente e indirettamente alla operatività dell’intera macchina aeroportuale. Difficoltà – si sottolinea da parte dei fautori di quel “partito del nord” dai contorni alquanto sfilacciati – che avranno un impatto tanto più duro man mano che si faranno sentire gli effetti della crisi economica più generale. E che mal si conciliano con quel progetto (Expo 2015) ormai alle porte, ma ancora nelle nebbie, che prevede di accogliere milioni e milioni di visitatori.

Il partito del nord
Il filo logico che accomuna gli esponenti del partito “pro Malpensa” è lineare. Una infrastruttura così importante per il sistema economico del paese e per il suo futuro va finalmente slegata dalle sorti della ex compagnia di bandiera e lasciata libera di svolgere il suo ruolo sul mercato. Di più. Si ritiene necessario affrancare i destini degli aeroporti da quelli delle compagnie aeree. A questo fine è essenziale liberalizzare i diritti di volo per le destinazioni finora soggette ad accordi bilaterali tra Stati, vale a dire per tutte le tratte dirette verso i paesi dell’Asia, dell’Africa e del Sud America. La rottura dello schema è netta. Difatti oggi il diritto di volo viene concordato tra i due Stati in regime di reciprocità, privilegiando le rispettive compagnie nazionali. Quello che invece si richiede è di favorire il puro traffico con destinazione e partenza dall’Italia, realizzato dalle compagnie interessate a farlo e sugli scali aeroportuali da queste ultime considerati più adeguati. In quest’ottica – si sostiene – se è vero che la maggioranza della domanda e dell’offerta di beni e servizi è localizzata nel nord Italia, Malpensa può giocare le sue carte nel trasporto di passeggeri e merci a vantaggio dell’intera economia nazionale. Se la richiesta di una completa liberalizzazione dei diritti di volo accomuna esponenti della Lega, del Partito democratico e alcuni rappresentanti dello stesso Pdl, le posizioni si differenziano su temi più concreti.
E così a una Lega che canta vittoria per aver fatto passare un emendamento “salva Malpensa” in commissione Bilancio alla Camera, che vincola il governo a definire entro un mese “nuovi accordi bilaterali e la modifica di quelli vigenti per accrescere il numero di compagnie ammesse a operare sulle rotte nazionali, internazionali e intercontinentali, dando priorità ai vettori che si impegnino a mantenere i livelli occupazionali”, il Partito democratico risponde che si tratta solo di “fumo negli occhi” perché il governo ha sempre avuto questa possibilità senza averla finora mai utilizzata. Non solo, parlare di ampliamento del numero di vettori rischia di essere fuorviante, sostiene ad esempio il presidente della Provincia di Milano Filippo Penati, quando invece occorre arrivare alla completa liberalizzazione dei diritti di volo e alla reintroduzione della concorrenza per l’attribuzione della tratta Milano-Roma. E in più – incalza Antonio Misiani, deputato democratico e segretario della stessa commissione Bilancio – sarebbe opportuno il giudizio di Lega e Pdl su altri sub emendamenti proposti dal Pd, che oltre alla liberalizzazione dei diritti di volo sono tesi a cancellare la norma che sottrae all’autorizzazione dell’Antitrust l’operazione Cai-Alitalia; a estendere a cinque anni la validità delle autorizzazioni temporanee rilasciate da Enac; a impegnare il governo a garantire l’operatività del servizio Cargo Alitalia nelle more dell’operatività di nuovi vettori nel settore merci.

Il realismo del sindacato
Svincolato da scadenze elettorali e ancorato alla concretezza per effetto del rapporto con la propria base, il sindacato è riuscito a non dividersi tra Milano e Roma. “Più che prese di posizione e rimbalzo di responsabilità – afferma un comunicato unitario di Cgil Cisl Uil della Lombardia – ai lavoratori e all’economia ora servono soluzioni e una correzione delle scelte in atto. Occorre un confronto trasparente nel quale l’occupazione e le condizioni dei lavoratori di Malpensa e di Linate non siano trattati come un aspetto secondario della vicenda”. Due le priorità da affrontare al più presto. “La prima – sostiene Nino Baseotto, segretario generale della Cgil Lombardia – è quella di disinnescare quella bomba a orologeria costituita dall’occupazione a rischio. Assieme alle risorse statali ed europee da destinare al sostegno al reddito per chi perde il lavoro, vogliamo discutere con la Regione anche su quali risorse quest’ultima intende finalizzare allo stesso scopo, ricavandole dal proprio Bilancio. La seconda priorità, sulla quale è chiamata in campo una responsabilità dell’intero paese e non solo dell’attuale governo, riguarda la necessità di valorizzare e mettere a frutto quell’enorme investimento costituito da Malpensa e dalle infrastrutture ad esso collegate. Non si tratta di rincorrere sogni demagogici e irrealizzabili, ma di guardare realisticamente alla situazione di mercato, di confrontarsi con il piano industriale della nuova Alitalia alleata di Air France, discutere su come si riposiziona il settore e di quali sono le sue prospettive”.

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