il Manifesto, 25 novembre 2009
di Luce Manara

LAVORO ·

I disoccupati cresceranno fino alla prossima estate
Cifre, e facce, di una crisi infinita (Alfa, Agile, Maflow, Omnia)

Per non perdere la testa, e il polso della situazione - può capitare mettendo in fila tutte le aziende che ogni giorno a Milano lottano per guadagnarsi un po' di attenzione (ieri è toccato all'Alfa, all'Agile, alla Maflow, alla Omnia...) - ogni tanto vengono in aiuto le fredde cifre. E' la dura realtà di una crisi dell'occupazione che sembra appena cominciata, al di là della rituale promessa di «interventi concreti» che ogni giorno viene reiterata un po' a caso dai vari Palazzi che non possono fare a meno di ascoltare i lavoratori - e ci mancherebbe altro. Purtroppo - e lo si evince dai dati freschi forniti dall'Inps e elaborati dalla Cgil - il peggio deve ancora venire, e si verificherà nei primi sei mesi del 2010. «I dati Inps da noi elaborati - spiega Giacinto Botti della segreteria Cgil Lombardia - dicono che la crisi economica della Lombardia non sembra arrestarsi, e che permane un alto ricorso alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria». E' in aumento nel commercio, nei servizi e nel settore manifatturiero, il numero di aziende con problemi di chiusura e di licenziamenti (oltre 45.000 persone da gennaio ad oggi, con un incremento del 25% rispetto allo stesso periodo del 2008 periodo in cui la crisi già si faceva sentire). Parlano chiaro anche i dati relativi ai primi sei mesi del 2009: gli avviamenti al lavoro sono stati 894.446, mentre le cessazioni di rapporto 914.162 (e di tutti i nuovi rapporti di lavoro, il 73% è avvenuto con forme contrattuali precarie). «Nascondere la realtà dicendo che la crisi è finita - aggiunge Botti è solo uno spot pubblicitario: la ripresa sarà lenta e difficile per i lavoratori, le lavoratrici e per tutti coloro che sono alla ricerca di un lavoro non precario. La cassa integrazione, da gennaio a ottobre 2009 ha toccato i 209 milioni di ore richieste, rispetto ai 34 milioni dello stesso periodo del 2008». Questo è il quadro in cui si stanno muovendo lavoratori e sindacati, con rivendicazioni più o meno organizzate. Gli operai dell'Alfa di Arese, per esempio, ieri sono stati ricevuti dal presidente della Provincia di Milano. Protestano contro il trasferimento forzato (chiamasi licenziamento) di 232 lavoratori nella sede di Torino. Da parte sua Podestà si sarebbe impegnato a chiedere a Formigoni la riapertura del tavolo (interrotto da tre anni) che prevede il mantenimento e lo sviluppo del sito industriale di Arese. «Verificheremo nei prossimi giorni - spiega Antonio Cribiù della Fiom - se seguiranno i fatti. Ad oggi gli unici fatti sono la decisione di Fiat di smantellare Arese e la determinazione dei lavoratori a battersi contro questa scelta» (prossima iniziativa: manifestazione sabato a Rho, alle 9,30 in stazione). A poche centinaia di metri da Palazzo Isimbardi, davanti al Tribunale, alla stessa ora, ieri i lavoratori della Maflow hanno organizzato un presidio in occasione della prima udienza per la messa in liquidazione dell'azienda. Sono 330 i posti di lavoro a rischio della Maflow di Trezzano sul Naviglio (componentistica per automobili), dopo che la Bmw ha sospeso la maggior parte degli ordini produttivi per alcuni modelli. A trattativa già avviata, invece, il Consiglio regionale della Lombardia, sempre ieri, ha approvato una mozione che chiede l'intervento diretto della presidenza del consiglio dei ministri in vista dell'incontro tra le parti che si terrà domani a Roma sulla crisi aziendale di Agile (ex Eutelia): 237 licenziamenti a Pregnana Milanese. «E' stato faticoso smuovere le acque stagnanti del governo regionale», spiega il consigliere del Prc Luciano Muhlbauer che ha presentato la mozione. Toccherà a Formigoni intercedere per il mantenimento dell'unità produttiva. E per finire - solo per restare alle vertenze di ieri - la situazione più «calda», quella dei lavoratori della Omnia Service di via Breda (call center) che sono in assemblea permanente perché non ricevono lo stipendio da due mesi. La dirigenza, sotto pressione, ieri ha promesso il pagamento di ottobre ma non ha garantito i pagamenti futuri. Un po' poco per convincere i lavoratori a rimettersi in cuffia, e l'assemblea è ritornata ad essere permanente

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