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Wikilabour è uno strumento di informazione dettagliata per ambientarsi nel mondo del lavoro


Un dizionario per i diritti dei lavoratori. Questo vuole essere Wikilabour, il nuovo progetto ideato dalla Cgil di Milano e da quella regionale della Lombardia che si avvale della collaborazione di quattro avvocati: Cosimo Francioso, Giovanni Marcucci, Mario Fezzi e Franco Scarpelli. Wikilabour non ha scopi di lucro, ma è uno strumento concreto di solidarietà per i lavoratori.

Nelle intenzioni dei fondatori, Wikilabour vuole essere un progetto a rete, aperto. A questo proposito è stato creato il Comitato dei Garanti, costituito da giuristi e avvocati, per garantire la scientificità dei contenuti. Il nuovo dizionario dei lavoratori non sarà solo uno strumento di consultazione ma potrebbe trasformarsi in uno spazio di dibattito e confronto, vista la possibilità di inviare segnalazioni, novità e alimentare il dibattito scientifico. Negli ultimi dieci anni il mondo lavorativo assomiglia sempre più ad una giungla ed è decisamente faticoso per i lavoratori sopravvivere alle continue trasformazioni che impongono molta flessibilità. Flessibilità che spesso equivale a sfruttamento, frustrazione e stress. Pare essersene accorto anche Giulio Tremonti, ministro dell'Economia, che nei giorni passati aveva ricordato i vantaggi del vecchio posto fisso.

Peacereporter ha rivolto alcune domande a Mauro Zanoni, coordinatore dei servizi della Cgil di Milano e uno dei principali ideatori di Wikilabour.

Da dove è nata l'esigenza di creare questo strumento?

Siamo partiti dall'idea che la conoscenza dei diritti sia la condizione per poterne usufruire. Wikilabour è solo un primo livello di intervento per mettere a disposizione dei lavoratori delle informazioni che gli permettano di orientarsi nell'universo del lavoro. E' un progetto in itinere e vorremmo che col tempo potrebbe svilupparsi ulteriormente A chi si rivolge Wikilabour? Idealmente ci rivolgiamo a tre tipologie di “clienti”. C'è un primo livello costituito dal navigatore medio, cioè colui che cerca l'informazione. Per fare un esempio, se qualcuno naviga per avere delle notizie sul contratto a termine e si imbatte in Wikilabour, trova una scheda sintetica che fornisce le nozioni principali. C'è poi una seconda fascia di utenti costituita da giuristi del lavoro, sindacalisti che possono reperire velocemente norme e informazioni. C'è poi il navigatore esperto, giuristi e avvocati, che possono utilizzare il nostro dizionario come uno strumento di lavoro.

Non c'è il rischio che il vostro dizionario si trasformi in uno strumento astratto, incomprensibile per la maggior parte dei lavoratori?

Il rischio c'è , ma almeno formiamo un'informazione dettagliata a quanti sono interessati. E' evidente poi che ci sarà sempre bisogno della figura di un tecnico per aiutare il lavoratore a gestire la propria situazione lavorativa.

Visto che hai definito Wikilabour un progetto in itinere, quali sono le idee future?

Per prima cosa ci piacerebbe sviluppare il progetto in ottica transnazionale. Diverse organizzazioni sindacali di altri Paesi europei hanno trovato Wikilabour uno strumento utile e sarebbero intenzionati ad attivarlo nelle loro realtà. Abbiamo chiesto un finanziamento all'Unione europea ed entro qualche settimana avremo la risposta. Se ottenessimo i fondi, Wikilabour verrebbe attivato in Spagna, Romania, Francia e Bulgaria e potremmo anche tradurre le parti più divulgative nelle lingue delle principali comunità stranieri presenti in Italia.

Chi ha finanziato il progetto?

Fino ad ora ad investire in Wikilabour sono stati i soci fondatori: Cgil Milano e regionale e il gruppo dei quattro avvocati costituito da Cosimo Francioso, Giovanni Marcucci, Mario Fezzi e Franco Scarpelli.

 

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