La crisi del lavoro scende in piazza 'Il governo deve fare di più'

Repubblica — 25 ottobre 2009 pagina 4 sezione: MILANO

IN MARCIA per il lavoro. «Un segnale forte per chiedere a governo e Regione un cambio di passo sulle politiche anticrisi», riassume per tutti Nino Baseotto, segretario lombardo Cgil, alla fine del corteo organizzato insieme alla Cisl da Porta Venezia a largo Cairoli mentre dal palco assicurano che «siamo in 50mila». Una manifestazione che si è conclusa al Castello con le testimonianze dei lavoratori delle tante situazioni in difficoltà in Lombardia, Nokia Siemens, Carrefour, Tenaris e tante altre. Corteo prima, incontro subito dopo con il presidente della Regione. Gigi Petteni e Nino Baseotto sono andati al Pirellone per presentare a Formigoni tre richieste: garantire la copertura dei finanziamenti per gli ammortizzatori sociali, chiudere l' accordo per i pensionati con un maggiore aiuto agli anziani non autosufficienti e aprire un tavolo per rilanciare lo sviluppo delle imprese lombarde. «Siamo soddisfatti per la disponibilità del presidente» ha concluso Petteni. E Formigoni: «Il primo campo su cui siamo impegnati è quello degli ammortizzatori sociali, garantiti per il 2010. Se dovesse mancare anche solo un centesimo è nostro impegno recuperarlo. Non vogliamo lasciare solo nessuno». La marcia per il lavoro, organizzata da Cgil, Cisl, Arci e Acli, non ha visto la partecipazione della Uil. «Ha perso una opportunità» ha detto Petteni. Più critica la gente: «In un momento così difficile dovremmo essere uniti, senza inutili polemiche tra sindacati», sottolinea Michela Trento, impiegata nel settore bancario. «Questo grande iniziativa ci dice che sono necessari interventi immediati per salvaguardare l' occupazione e per sviluppare l' economia: è una richiesta che chiama in causa il Governo ma anche i Comuni, le Province e la Regione» ha spiegato Onorio Rosati, segretario cittadino della Cgil. Tanti striscioni, dal lapidario "Lavoro" al polemico "In assemblea permanente dal 24 luglio per il lavoro e contro chi distrugge le aziende", per arrivare agli appelli diretti al mondo delle istituzioni come "Santo Silvio, guarda i pensionati che marciano". Nonostante la bella giornata e la colonna sonora "Ma il cielo è sempre più blu", i lavoratori puntano a risposto concrete. Come Massimo Marino, per 33 anni operaio alla Rapisarda di Cernusco sul Naviglio e dal due ottobre in presidio di fronte all' azienda, che ha chiuso i battenti lasciando per strada 125 persone: «Caterpillar, la multinazionale americana che ha acquisito Rapisarda circa tre anni fa, ha deciso di tagliare i costi e, con quelli, i nostri posti di lavoro. Ora mi si apre il vuoto davanti». Denuncia la latitanza delle istituzioni Germano Bosisio, operaio della Leuci, storica azienda di Lecco che sta per passare da 130 a 30 dipendenti: «Ci hanno fatto digerire lo scudo fiscale, ma a noi serve lo scudo sociale». In piazza anche i pensionati. «Siamo anche noi coinvolti nella tragedia dei posti di lavoro che mancano - spiega Giulio Foi, 73 anni - Io ho un nipote in cassa integrazione che deve mantenere una famiglia di quattro persone e pagare il mutuo». Nel corteo, confusi tra le bandiere dei sindacati e quelle multicolore della pace, c' erano anche i politici. «L' occupazione è il problema numero uno degli italiani e voglio che sia l' argomento numero uno del nostro partito» ha detto Pierluigi Bersani. Piero Fassino ha ripetuto che governo «non ha una vera strategia anticrisi». E Paolo Ferrero di Rifondazione ci è andato ancora più duro: «Il governo fa esattamente il contrario di quello che serve. Vanno abbassate le tasse a operai e impiegati, non alle imprese». E ancora, Pierfrancesco Majorino, capogruppo Pd in consiglio comunale: «Io e altri consiglieri del Pd siamo qui anche per denunciare il fatto che il Comune non sta facendo niente per i lavoratori in difficoltà». - LUCIA LANDONI


 

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