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ASSOCIAZIONE CULTURALE SECONDO MAGGIO
XVI Stagione ATELIER MUSICALE
(Richiami)
Sabato 6 Marzo 2010 17,30
Auditorium G. Di Vittorio Camera del Lavoro
Corso di Porta Vittoria 43 Milano
LA VIA MAESTRA
GIULIO VISIBELLI QUINTETTO
con FRANCO AMBROSETTI
Franco Ambrosetti tromba
Giulio Visibelli sassofoni e flauto
Roberto Cecchetto chitarra
Marco Ricci contrabbasso
Mauro Beggio batteria
Programma
G. Visibelli
Numeri primi
F. Ambrosetti
Franco’s Mood
G. Visibelli
Emi
Al
M. Beggio
Mauro’s Heads
G. Visibelli
Treccaffé
R. Cecchetto
Electrob
G. Visibelli
Stock
Giuljan
Pedali
Via maestra
Conduce Maurizio Franco
Sassofonista e flautista toscano, primo alto della Civica jazz Band, docente ai Civici Corsi di Jazz di Milano, a Siena Jazz e in alcuni Conservatori, Giulio Visibelli è un musicista completo e un artista che sta vivendo la piena maturità espressiva e presenta all’Atelier l’identico repertorio di uno dei suoi migliori album: Via Maestra, realizzato nel 2007 per la Music Center.
Polistrumentista che passa con disinvoltura dal sax tenore al flauto, dal sax alto al soprano, scegliendo i suoi strumenti in relazione alla tipologie espressive dei brani che esegue, ha alle spalle un percorso artistico spesso segnato dalla multiculturalità del tratto, come ha evidenziato per esempio nel trio Neji, che guardava al mondo indiano e medio-orientale, nei duetti con Arrigo Cappelletti, aperti anche alla dimensione del tango, o nelle improvvisazioni realizzate con il live electronics del compositore Michele Tadini.
In questo concerto, come nel disco, presenta invece l’incontro tra la pagina scritta e i processi estemporanei tipici della performance jazzistica, cioè il frutto del suo lavoro di riflessione e approfondimento delle forme compositive avvenuto negli ultimi anni. Forme in buona parte ispirate dal mondo musicale eurocolto, eterogenee e pensate per integrarsi con il linguaggio jazzistico. Anche ad un’analisi veloce, emerge per esempio che brani come Emi e Treccaffé alternano progressioni tonali a situazioni dissonanti,
con volute irregolarità ritmiche (in particolare nel primo). E lo stesso incedere ritmicamente sghembo lo troviamo in Pedali, mentre Numeri primi si fonda sulla complessità ritmica della millenaria tradizione musicale colta dell’India.
A Stockhausen padre e figlio si ispira Stock: al primo è dedicata la parte iniziale, interamente scritta e basata su due sezioni nelle quali si usano sia una serie costruita con la logica applicata dal matematico Fibonacci, sia i dodici suoni della scala dodecafonica. La parte per il secondo si muove invece sul terreno dell’improvvisazione collettiva, con la tromba in particolare evidenza. Al è poi costruito in modo originale, prendendo spunto sia da John Coltrane, sia dalle procedure imitative della musica europea, mentre il brano eponimo è un pezzo di impronta latin con un gioco contrappuntistico formalmente aperto.
Sono soltanto esempi presi da un programma nel quale sono presenti anche brevi intermezzi dedicati ai suoi partner, che offrono un quadro dal quale si potrebbe erroneamente evincere che la musica sia rigidamente costruita. Invece, il principale pregio di Visibelli è quello di aver realizzato una scrittura autentica, ma non soffocante, e del tutto funzionale alla performance, all’interplay jazzistico.
La via del titolo è dunque quella in cui si incontrano organicamente pagine scritte e procedure legate alla creazione estemporanea, tra l’altro pensate per partner specifici, di caratura internazionale, a cominciare dal trombettista svizzero Franco Ambrosetti, figura rilevante nel panorama mondiale del suo strumento, con una carriera di quasi mezzo secolo nella quale si è trovato al fianco di numerose personalità storiche del jazz.
Poi, il chitarrista Roberto Cecchetto, una delle figure di punta tra i quarantenni del nostro jazz, vincitore nel 2008, nella categoria pianisti e chitarristi, del prestigioso referendum della rivista Musica Jazz, dove ha preceduto Stefano Bollani. Quindi Marco Ricci, uno dei bassisti più affidabili e richiesti del Nord Italia, e infine il batterista veneto Mauro Beggio, lanciato a soli diciotto anni da Enrico Rava, è oggi uno dei più raffinati e sensibili drummers italiani contemporanei.
Maurizio Franco
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