Presìdi davanti la Camera dei Deputati e le prefetture di tutte le città per dire: “No alla controriforma del diritto e del processo del lavoro”

>> Volantino <<

In Lombardia davanti alle Prefetture di:

Bergamo alle 17,00 in via Tasso | Brescia dalle 9,00 in piazza della Repubblica | Lecco dalle 10,00 | Mantova dalle 9.00 alle 10.30 in via Principe Amedeo | Milano dalle 10,30 alle 12,00 | Monza dalle 17,00 in Largo Mazzini | Pavia dalle 15,00 alle 18,00 in piazza Guicciardi | Varese dalle 9,30 alle 11,00 | Valle Camonica presidio e volantinaggio.

 

da www.cgil.it 21/04/2010

“Governo e maggioranza sono costretti ad apportare qualche modifica alla controriforma del processo del lavoro, ma ciò non basta per cambiare il senso di una legge sbagliata che continua a mantenere punti evidenti di incostituzionalità”. Così Fulvio Fammoni, Segretario Confederale della CGIL, commenta gli emendamenti presentati dal relatore, dalla maggioranza e dal governo, in Commissione Lavoro della Camera, al ddl lavoro. “Prendiamo atto - afferma il dirigente sindacale - di questi primi cambiamenti che riteniamo anche frutto della nostra coerente iniziativa, ma la mobilitazione per cambiare una legge sbagliata prosegue e si rafforza”. 

Tra i cambiamenti previsti dagli emendamenti, Fammoni sottolinea che: “la clausola compromissoria non può essere stipulata per nessuna materia all’atto dell’assunzione e non solo per le controversie relative al licenziamento come previsto nella dichiarazione comune separata; Il licenziamento non può essere orale ma solamente in forma scritta; il lodo arbitrale non è più definitivo, ma può essere impugnato, anche se resta la pesante spada di Damocle di una possibile dichiarazione preventiva di accettazione di qualsiasi decisione arbitrale”.

Permangono per Fammoni misure ‘molto gravi’ come: “la certificazione in deroga ai contratti collettivi nazionali di lavoro e i vincoli al ruolo del giudice del lavoro; il ricatto sui precari per la clausola compromissoria che non è certo attenuato da un rinvio di 30 giorni; nessuna schermatura sostanziale alla derogabilità di leggi e contratti, possibile con l’arbitrato di equità che resta preventivo al manifestarsi della controversia; è confermata la previsione di un decreto ministeriale anche se fintamente attenuata; non è previsto niente sui termini dell’impugnazione e dell’articolo 50”. Pertanto, aggiunge Fammoni, “in relazione al messaggio del Presidente della Repubblica paiono evidenti le non risposte sull’insieme dei 5 articoli di legge”.

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