Un diverso parlarsi tra uomini e donne

21|30 settembre 2010

Un progetto di Usciamo dal Silenzio in collaborazione con il Teatro Franco Parenti

Due monologhi di Saverio La Ruina - “Dissonorata” e “La Borto” - e un dibattito

“Ritengo importante oggi, a livello simbolico, che sia proprio un uomo, interpretando una donna, a denunciare le omissioni e le colpe degli uomini. Quindi in scena c’è un uomo che non scompare e un attore che non “diventa”una donna, ma semplicemente la evoca accanto a sé, in modo che tutti la vedano, ma continuino a vedere anchel’uomo che rimane lì sulla sedia. Che poi è la sedia dell’imputato, a causa delle enormi responsabilità che il maschioha nella storia di queste due donne, come nella storia delle donne in generale. In altre parole il carneficeprova a redimersi facendo il percorso opposto: dà voce alla sua vittima e denuncia se stesso”. Saverio La Ruina

 

Usciamo dal silenzio, in collaborazione con il Teatro Franco Parenti, dà vita al progetto “Un diverso parlarsi tra uomini e donne”, incentrato sul teatro di Saverio La Ruina, attore calabrese della compagnia “Scena verticale”.
In due intensi monologhi che il progetto presenta a Milano – “Dissonorata” e “La Borto” – La Ruina presta la voce a due straordinarie figure di donne, alle loro vite consegnate per destino alla legge dura degli uomini, ma anche alle strategie – di intelligenza e di ironia sottile – che rendono le loro esistenze, dolorose, difficilima mai asservite.
Usciamo dal silenzio, associazione che ha per statuto la presa di parola pubblica delle donne sui temi che toccano i loro corpi e loro vite, ha scelto di proporre, grazie alla collaborazione del Teatro Franco Parenti, il lavoro di La Ruina, non solo per il racconto intenso di due sfide femminili, ma anche perché testimonia la possibilità di un diverso parlarsi tra uomini e donne. Il progetto prevede anche un incontro dallo stesso titolo.
In un momento in cui i codici di comunicazione sembrano consunti, in cui la violenza maschile contro le donne non accenna a diminuire e a sconvolgere le vite di tante, vogliamo continuare a scommettere sulla possibilità di relazioni di qualità diversa tra uomini e donne.

 

Dissonorata

Un delitto d’onore in Calabria  (dal 21 al 24 settembre)

E’ un racconto di ieri ma potrebbe essere di oggi quello di Pascalina, giovane ragazza calabrese: innamorata di un uomo, ansiosa di appagarlo per il timore di perderlo, fa l’amore e resta incinta. Lui se le dà a gambe e lei resta sola con il padre–padrone, che per “cancellare” questa figlia disonorata, le dà fuoco.

Questa storia di dolore, di paura patriarcale della donna, di violenza ma anche di riscatto la racconta magnificamente “Dissonorata”, Premio Ubu 2007, grande successo in Italia e all’estero, scritto e interpretato da uno dei migliori attori della nuova generazione teatrale italiana, Saverio La Ruina. “Ascoltando le storie drammatiche di donne dei paesi musulmani, mi capita di sentire l’eco di altre storie”, ha scritto La Ruina, “storie di donne calabresi dell’inizio del secolo scorso o della fine o di oggi. Quando il lutto per le vedove durava tutta la vita.

Per le figlie, anni e anni. Le donne vestivano quasi tutte di nero, compreso una specie di chador sulla testa, anche in piena estate. Donne vittime della legge degli uomini, schiave di un padre-padrone”.

“Dissonorata” è una di loro e Saverio La Ruina ce la racconta con una semplicità rara: la scrittura viva, fervida grazie al dialetto calabrese, le musiche dal vivo di Gianfranco De Franco, e lui che, seduto su una sedia, quasi immobile, tenerissimo, senza mai cadere nella scimmiottatura del femminile, dà voce a Pascalina, diventata anziana. Quei suoi ricordi di orrori, crudeltà, sopraffazioni insieme alla gioia del figlio avuto contro tutti, restituiscono al teatro il valore di luogo delle emozioni e a noi spettatrici un cuore spalancato. (anna bandettini)

 

I l d i b at t i to

Domenica 26 settembre alle 18, dopo lo spettacolo, “Per un diverso parlarsi tra gli uomini e le donne”. Ne discutono Saverio La Ruina, un esponente dell’associazione Maschile Plurale e, per Usciamo dal Silenzio, Anna Bandettini e Assunta Sarlo.

 

La Borto  (dal 25 al 30 settembre)

Le mani accennano piccoli gesti, oppure riposano, stanche, in grembo. La figura è seduta, composta, i piedi nelle pantofole, un paio di calzette colorate a riscaldarli. E la voce, densa e antica, racconta e incatena. C’era una volta Vittoria, c’eranotante Vittorie in quel paese della Calabria che parla un dialetto aspro ma che, a tratti, scintilla d’ironia gentile, lingua severa che sa ben dire l’intimo delle madri e la vita che scorre con i suoi codici ferrei e i suoi riti immutabili.

Il monologo“La borto”, potrebbe essere “solo” la storia di un aborto: questo è alla fine il cuore del racconto di Saverio La Ruina, in scena a prestare la voce a Vittoria con il solo accompagnamento della partitura per fiati di Gianfranco De Franco. E invece l’aborto di Vittoria è l’apice drammatico della sua vita quanto dello spettacolo, ma resta legato in maniera ferrea al suo prima e al suo dopo, a dire quanto poco senso abbia parlarne senza guardare alle vite, alle scelte, ai corpi, alle emozioni. Discorso di ieri, quando la legge non c’era e per le donne povere erano tavoli da cucina e ferri da calza, discorso di oggi se è vero che

ne sono tuttora strumentalmente invasi lo spazio pubblico come le campagne elettorali. Si ride, si piange, si sta con infinita pena e altrettanta empatia dalla parte di Vittoria, ascoltando La Ruina illuminare questa vita del margine. Dopo il bellissimo “Dissonorata” l’attore è nuovamente solo in scena in “La Borto”: il suo saper trovare dentro di sè toni, gesti e misure di quest’anima femminile restituisce amplificata l’intensità di questo lavoro, oltre a far balenare una possibilità, che va oltre il teatro e che sembra assai preziosa, di un guardarsi di qualità differente tra donne e uomini. (assunta sarlo)
 

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