L’orchestra di piazza vittorio


Camera del Lavoro di Brescia


8 febbraio al Palabrescia
via Ziziola

CRISI: UN DISASTRO NON PERCEPITO
la nostra lotta per uscirne


ore 17 dibattito con
Gianni Rinaldini, don Renato Piccini e Nino Baseotto
(Fiom Nazionale) (Fondazione Piccini) (CGIL Lombardia)


ore 21 concerto con

L’Orchestra di Piazza Vittorio




No agli accordi separati, no ai brutti accordi
L’accordo quadro che cambia le regole della contrattazione in vigore dal 1993 è brutto: non difende il potere d’acquisto dei salari, non introduce un reale allargamento della contrattazione di secondo livello, è un attacco all’autonomia del sindacato e alla possibilità stessa di mettere in campo richieste di miglioramento delle condizioni salariali e lavorative.
Sono questi i motivi per cui, come Cgil, la scorsa settimana non abbiamo firmato l’intesa (cosa che hanno fatto invece Cisl, Uil e Ugl) con Confindustria e gli altri rappresentanti delle imprese. E, in questo, un ruolo non secondario l’ha avuto il Governo, che sapeva non avremmo potuto firmare un’intesa così al ribasso. Lo stesso Governo che per mesi ha continuato a sottovalutare i segnali della crisi e che ancora oggi non vuole dare risposte adeguate.
Anche nel bresciano, negli ultimi mesi, migliaia di lavoratori e di lavoratrici sono finiti in cassa integrazione, che significa perdita momentanea di lavoro e di salario. Altre migliaia di collaboratori e di assunti a tempo determinato non hanno avuto il rinnovo dei contratti ed hanno presentato domanda di disoccupazione. Ormai crisi di mercato e processi di ristrutturazione e riorganizzazione aziendale si intrecciano: la crisi, che è andata aggravandosi, non avrà durata breve. Con gli scioperi generali del 20 novembre e del 12 dicembre scorsi abbiamo protestato contro l’inerzia del Governo e abbiamo avanzato precise richieste.
Le risorse messe a disposizione degli ammortizzatori non bastano, le norme che li regolano non garantiscono per niente le fasce più deboli del lavoro dipendente. Il Governo abbandona a sé stessi lavoratori e lavoratrici, anziani e giovani. Propone, purtroppo non da solo, insieme a Confindustria, di far pagare l’eventuale allargamento della cassa integrazione con l’innalzamento dei limiti di età per il diritto alla pensione, a cominciare da quella delle donne. Come a dire:
“Volete qualcosa? Ve lo pagate direttamente e subito”.
Il bisogno di risorse ingenti ripropone l’esigenza della lotta all’evasione fiscale: non è più sopportabile l’ulteriore carico di tasse (a partire dal fiscal drag) su lavoro dipendente e pensioni, mentre altri ceti sono tornati ad evadere alla grande. Si impone con urgenza una pianificazione di “mille piccole opere pubbliche”, fattibili, diffuse sul territorio e compatibili con l’ambiente, per fare da volano sicuro all’economia reale.
Se la crisi andrà ancor più in profondità e si estenderà ulteriormente, le politiche del Governo si dimostreranno non soltanto inadeguate, ma totalmente sbagliate. Dopo il fallimento del capitalismo dei manager e delle azioni, è la politica che deve riprendere nelle sue mani le leve della direzione dell’economia e della società. La politica deve uscire dalla corruzione, dall’uso clientelare dei suoi poteri, dall’uso proprietario dei beni pubblici, dal non rispetto dei vincoli ambientali e dei beni comuni. Chi dirige lo Stato, le Regioni, le Province ed i Comuni, dal lato del governo e da quello dell’opposizione, deve conoscere e rispettare le fatiche del lavoro, misurare e condividere il dolore della perdita del posto di lavoro, il peso dell’insicurezza determinata dal salario basso e scarso.
Noi non accettiamo questo stato di cose: la pratica degli accordi separati, purtroppo assai diffusa negli ultimi mesi, favorisce una situazione di arbitrio. Da qui la nostra lotta per uscire dalla crisi, con il coinvolgimento democratico delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati, per fare sentire la nostra voce, fare valere le nostre ragioni, conquistare i nostri obiettivi.
Non ci rassegniamo a subire le conseguenze delle truffe della finanza dei grandi manager, l’ingiustizia che svalorizza il lavoro dipendente, l’emarginazione di giovani ed anziani per la disoccupazione e la precarietà.
Sono queste le ragioni della lotta che stiamo conducendo da mesi e che ribadiremo anche l’otto febbraio al Palabrescia. Per dire ancora una volta, che la “loro” crisi non vogliamo pagarla .


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