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Contro la chiusura dello zuccherificio pavese decisa dalla proprietà', la societa' italia zuccheri.l caso dello zuccherificio di Casei Gerola, che occupa 300 lavoratori e al quale si appoggiano 3.500 aziende agricole del pavese e dell'alessandrino, oltre a un migliaio di lavoratori dell'indotto, è improvvisamente balzato agli onori della cronaca il 10 febbraio scorso, quando circa 500 manifestanti dipendenti dello zuccherificio e bieticoltori, insieme alle Organizzazioni Sindacali territoriali e di categoria, hanno occupato il casello dell' A7, l'autostrada Milano-Genova, nel tratto tra Castelnuovo Scrivia (Alessandria) e Gropello Cairoli (Pavia) bloccando completamente il traffico in entrata e in uscita con trattori e mezzi pesanti, mentre un gruppo raggiungeva il casello della A21, l'autostrada Torino-Piacenza, alle porte di Voghera, impedendo, per alcuni minuti l'entrata di vetture e camion.
Motivo della protesta, la chiusura dello zuccherificio pavese decisa dalla proprietà', la societa' Italia Zuccheri.
Le direttive comunitarie prevedono che la produzione di zucchero in Italia venga dimezzata e che si rinunci alla coltivazione del 50% degli ettari normalmente occupati dalla barbabietola da zucchero; di conseguenza le quattro società industriali dello zucchero hanno deciso che rimangano in funzione soltanto sei impianti dei 19 presenti fino allo scorso anno. L’accordo sottoscritto dal Governo relativamente alla nuova Organizzazione comune di mercato dello zucchero sta diventando sempre più' devastante per il sistema bieticolo-saccarifero del Paese, anche perché' non esistono alternative produttive concretamente attuabili, nel quadro di una riforma che e' stata varata a fine novembre 2005 ma non ha ancora visto pubblicati ne' i regolamenti comunitari, né i provvedimenti nazionali di attuazione. La chiusura dei due terzi circa degli stabilimenti necessiterebbe di misure nazionali di accompagnamento che, partendo dalla definizione di distretti bieticolo-saccariferi, siano capaci di usare anche le potenzialità' economiche regionali della programmazione economica negoziata.
La richiesta dei lavoratori è stata che lo zuccherificio di Casei Gerola non rientrasse tra quelli 'tagliati',
perché' e' l'unico impianto di tutto il Nord Ovest - non ce ne sono infatti altri in Lombardia e Piemonte, mentre tre sono situati in Emilia Romagna e uno in Veneto - e che dunque diventasse il settimo stabilimento in Italia.
I manifestanti hanno chiesto che al tavolo di sblocco fosse presente anche il ministro Alemanno, insieme alla proprietà' e alle parti agricole locali, e che questo tavolo si tenesse proprio a Casei Gerola.
Così è stato, e nella giornata dell’11 febbraio il ministro Alemanno, nel corso di un incontro con la proprietà, ha prospettato la proroga di un anno per l'impianto, per consentire una verifica più approfondita su come arrivare ad un più appropriato taglio del 50% della produzione di zucchero sul territorio nazionale .
Al tavolo di lavoro con i rappresentanti delle categorie, sindacati e azienda, riunitosi
il 13 febbraio, si è ribadita la necessità di lasciare aperto l’impianto che è collocato in un'area strategica dal punto di vista dei collegamenti stradali e della localizzazione delle più importanti industrie alimentari del nord Italia e che recentemente è stato oggetto di investimenti tecnologici finalizzati ad aumentarne la competitività sia in termini di capacità di lavorazione che in termini qualitativi.
Ma è del 14 febbraio la decisione che l’apertura temporanea del settimo zuccherificio italiano di Casei Gerola non avrà luogo. Al termine delle riunioni del Tavolo bieticolo-saccarifero convocato per affrontare l'emergenza dello stabilimento di Casei Gerola, il Ministero delle Politiche agricole e forestali, d'intesa con le Regioni Piemonte e Lombardia, ha concordato con i rappresentanti del Tavolo che gli stabilimenti che continueranno a produrre zucchero saranno definitivamente stabiliti in sei e che lo stabilimento di Casei Gerola sara' avviato rapidamente ad una riconversione produttiva finalizzata a mantenere i livelli occupazionali e l'attivita' agricola ed industriale.
Per dare corso a queste decisioni, sono state convocate le parti sociali interessate alla presenza dei rappresentanti del Ministero e delle Regioni presso la Prefettura di Pavia per il 17 febbraio.
Per Gianmario Santini, Segretario Generale della Cgil di Pavia,
che ha seguito fin dal primo momento la vicenda dello zuccherificio, “il ritardo con cui il Ministro è intervenuto per prospettare la distribuzione delle attività produttive, per un periodo introduttivo, su sette stabilimenti, ha fatto sì che le resistenze delle aziende abbiano potuto imporsi rispetto ai compiti di indirizzo e di programmazione delle istituzioni e alla stessa valorizzazione degli indici di produttività e, quindi di competitività, dei siti industriali e della filiera agroalimentare.
Ancora una volta hanno prevalso le logiche del profitto indotte dalle sovvenzioni europee e sono state poste in subordine la qualificazione del ciclo produttivo e le tutele sociali.
Già oggi sappiamo che non tutte le sei aree di produzione che sono risultate privilegiate nelle scelte, saranno capaci di restare sul mercato e quindi, a breve, potremo riscontrare che al danno possa aggiungersi anche la beffa.
Giunti a questo punto però non ci resta che scommettere e investire tutto l’impegno delle organizzazioni sindacali, sulla qualificazione del progetto di riconversione. La produzione di bioenergie e, in particolare, di bioetanolo risulta uno degli assi portanti delle politiche di sviluppo rivolte all'approvvigionamento del fabbisogno energetico in Italia, ad una tenuta delle attività agricole e alla sostenibilità ambientale.
La benzina negli Stati Uniti è già composta per più del 20% dal bioetanolo, in Brasile per l’80% e in Europa ci si pone l’obiettivo di un primo traguardo pari almeno al 5 – 6 %.
Lo stabilimento di Casei Gerola verrebbe così a collocarsi in un contesto legato a processi di espansione delle attività produttive.
Rimangono ancora, però, grandissime incognite sulla connotazione del piano industriale e dei progetti integrati di filiera che dovranno essere accuratamente monitorati e posti al confronto tra le Parti.
Lo stabilimento industriale pavese necessita di una, praticamente totale, riconversione tecnologica che comporterà un lasso di tempo piuttosto lungo per l’avvio delle nuove attività con alcune incognite sui tempi di realizzazione.
Le garanzie proposte al mondo agricolo,
che verte su quattro province della Lombardia e del Piemonte, sono ancora insufficienti, sia per la fase transitoria che per quella a regime.
L’occupazione stabile dello stabilimento potrebbe risultare discretamente protetta se riusciremo ad integrare l’ipotesi dei 70 addetti prospettata dall’azienda (rispetto ai 95 attuali) con un adeguato impiego degli ammortizzatori sociali durante la fase di ristrutturazione e con l’accompagnamento di un certo numero di lavoratori alla pensione. Gravi, invece, permangono le incognite per i 195 lavoratori stagionali e per i dipendenti della cooperativa che si occupa di movimentare gli impianti, oltreché per le attività dell’indotto.
L’inaffidabilità dimostrata dai comportamenti di Italia Zuccheri impone la necessità di un ruolo attivo delle Regioni Piemonte e Lombardia per governare il processo di assestamento dell’assetto societario dell’azienda, sia per un più appropriato coinvolgimento della parte agricola, che per un concorso diretto delle stesse istituzioni.
L’area territoriale su cui verte lo zuccherificio (e quindi il territorio dell’Oltrepo della Provincia di Pavia, della Lomellina e della provincia di Alessandria) è soggetto ad una pesante condizione di criticità occupazionale. Altri progetti sono venuti così a prospettarsi al fine di riconvertire le produzioni di aziende industriali nell’ambito della bioenergia. Inoltre in quello stesso territorio operano due recentissime Centrali Elettriche ed un importante raffineria dell’AGIP.
È partendo da questa problematicità che le organizzazioni sindacali hanno richiesto, in occasione del recente incontro in Prefettura, la convocazione di un Tavolo istituzionale di confronto, da parte della Provincia di Pavia, al fine di attivare una regia e un indirizzo sulle scelte: puntando così a far convergere le istituzioni, a partire dalla Regione Lombardia, le Associazioni industriali e agricole, le società di produzione dell’energia e le rappresentanze del lavoro nell’elaborazione di una programmazione territoriale capace di dare risposta alle necessità di sviluppo, occupazionali, economiche e sociali".
a cura dell'Ufficio Stampa della Cgil Lombardia
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