Casa: le tentazioni xenofobe della regione.
UFFICIO STAMPA
VIALE MARELLI, 497
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COMUNICATO STAMPA
CASA: LE TENTAZIONI XENOFOBE DELLA REGIONE. DICHIARAZIONE DI GIANCARLO PELUCCHI RESPONSABILE CASA CGIL LOMBARDIA E DI GIORGIO ROVERSI RESPONSABILE WELFARE E IMMIGRAZIONE
Ci stanno riprovando...
In questi giorni la IV Commissione del Consiglio Regionale sta discutendo del nuovo regolamento per gli accessi alle case popolari (ERP)
L'origine è un importante accordo, del 2003, con tutte le organizzazioni sindacali che partiva da una lunga ricerca di università, enti locali, soggetti sociali e operatori economici e indicava tre indicatori di disagio: 1) abitativo (sfratti, condizioni della casa); 2) economico (redditi e patrimoni); 3) familiare (composizione e problemi sociali)
Poco dopo la precedente Giunta ne aveva modificato il senso, aggiungendo ai tre indicatori di disagio la possibilità per i Sindaci di aggiungere punteggi ai residenti nel suo Comune. Avevamo criticato quella misura anche se non stravolgeva la portata innovativa dell'accordo e chiesto di tornare al testo dell'intesa.
Tuttavia la Corte Costituzionale obbligava la Regione Lombardia, inadempiente sotto il profilo Statutario, a rivedere tutti i regolamenti che la Giunta aveva nel frattempo varato senza averne la potestà, attribuita dalla Corte (e dal vecchio Statuto) al Consiglio...
Passando dal Consiglio, nel febbraio 2004, quel regolamento peggiorava sensibilmante: ai tre indicatori di disagio (peraltro manipolati per ridurne la capacità selettiva e "tenere fuori" gli immigrati) ne aggiungevano un quarto: la residenza. Cioè una persona o famiglia presente da 2 anni aveva meno punti di una presente da 10 o da 20, ecc...su un tema, la casa, dove il disagio è massimo all'arrivo in un nuovo posto e non il contrario...
A quella misura CGIL CISL UIL della Lombardia rispondevano con un ricorso al TAR che bocciava le misure e provocava l'allontanamento dell'Assessore Lio, reo di aver difeso l'accordo sindacale e di non aver spinto per iul ricorso al Consiglio di Stato.
Incurante della Legge, e del ridicolo, il 3 febbraio 2005, pochi giorni prima della fine della precedente Legislatura, il Consiglio approvava una nuova Legge che non solo ignorava la sentenza del TAR ma introduceva una nuova odiosa misura xenofoba: almeno 5 anni di residenza (o lavoro) in Lombardia per poter fare domanda, rimandando ad un nuovo regolamento (attualmente in discussione in Commissione).
Ricordiamo, sul tema dei diritti degli immigrati, anche la sconfitta (doppia: al TAR e poi al Consiglio di Stato) sul tema dei trasporti con una altrettanto odiosa misura xenofoba
( http://old.cgil.lombardia.it/puntofocale/pf_notizia.php?tipo=1&ID=1120
http://old.cgil.lombardia.it/welfare/immigrazione/sentenza432-2005.pdf
http://old.cgil.lombardia.it/welfare/immigrazione/sentenza432-2005nota-angiolini.pdf)
C'è da ricordare che a quella misura, sulla casa, si erano opposti i sindacati (con tanto di presidio davanti al Consiglio) ma anche le associazioni degli imprenditori, il Cardinale Tettamanzi e gli intellettuali, le associazioni di volontariato e i costruttori. Ma tant'è...
La CGIL (insieme alla CISL), ha recentemente impugnato le liste di Busnago, un Comune della provincia di Milano che ha applicato quelle regole escludendo due donne, una italiana (ma non lombarda) e una sudamericana, residenti da meno di 5 anni in Lombardia, ricorrendo al TAR...
Ora siamo al nuovo regolamento...Abbiamo ottenuto l'audizione in Commissione a fatica, grazie anche all'opposizione, anche se non è servito a molto: siamo stati a malapena tollerati dei cosiglieri della maggioranza che commentavano con fastidio le nostre argomentazioni......
La maggioranza intende comunque proseguire e abbiamo già deciso di organizzare, come l'altra volta, una opposizione esplicita dei vari soggetti sociali e istituzionali contro questa pessima legge, con un presidio davanti al Consiglio e successivamente impugnando anche il regolamento di fronte al TAR.
Sesto San Giovanni 23 febbraio 2006
Cristina Pecchioli - Uff.Stampa CGIL Lombardia
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