Carcere, un disastro annunciato. dalle politiche di welfare alle politiche di contenimento


COMUNICATO STAMPA

Carcere, un disastro annunciato
Dalle politiche di welfare alle politiche di contenimento



A distanza di tre mesi dalle iniziative attuate, i promotori dell’appello “CARCERI, UN DISASTRO ANNUNCIATO” sentono l’urgenza di far sentire ancora una volta la loro voce per denunciare le politiche che il Governo intende perseguire nei confronti delle persone private della libertà e al mondo del carcere in generale.
La popolazione detenuta in questi ultimi anni è cambiata profondamente: l’emarginazione e il disagio sociale rappresentano la quasi totalità delle presenze all’interno degli istituti di pena lombardi e italiani.
Si tratta di persone, nel rispetto dello spirito e della lettera della Costituzione, che devono essere aiutate nella costruzione di un progetto di reinserimento sociale.
Oggi tutto ciò è seriamente minacciato.
Iniziative e progetti di legge tendono a risolvere le manifestazioni del disagio sociale con interventi di natura esclusivamente di contenimento fisico e penali, con un cambiamento culturale che s’incentra solo sul provvedimento restrittivo piuttosto che sulla funzione di reinserimento sociale.
Tutto questo accompagnato da processi di privatizzazioni della custodia (c.d. business penitenziario) come si evince dalla nascita della Casa Lavoro per tossicodipendenti di Castelfranco Emilia, e da uno stravolgimento del trattamento dei detenuti tossicodipendenti. Ci si riferisce ad alcuni articoli del disegno di Legge n° 2953 (la c.d. proposta Fini, comunicata alla Presidenza del Senato il 10 maggio 2004) che dimostrano che si tratta di una legislazione finalizzata a radicare la penalità più a fondo, fino alle condotte inoffensive per l’elefantiasi della carcerazione prevista ed auspicata, ma ancor più dalla modifica di norme penali sostanziali e processuali.
Un apparato disciplinare speciale per i tossicodipendenti, perbenista ed autoritario sul piano sociale, caratterizzato da paternalismo e privatizzazione, al punto da alterare alcuni nodi teorici della concezione dello Stato Sociale, ad esempio al mutamento del rapporto tra il medico e la Legge, in generale, e al mutamento della concezione della terapia (art. 84 ddl. modif. art.122, II ter T.U.), laddove si prevede soltanto la terapia a scalare, escludendo quella di mantenimento.

Per contro si registra un investimento pressoché inesistente sull’area pedagogica-trattamentale: appena 50 educatori recentemente inseriti a tempo determinato che vanno ad aggiungersi ai 400 educatori presenti in tutte le carceri italiane.

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