IN AUMENTO I LICENZIAMENTI IN LOMBARDIA

Aumenta anche a novembre il numero dei licenziamenti in quasi tutti i territori lombardi; è l’impatto della crisi economica sul tessuto produttivo regionale.
Da gennaio a novembre 2012 sono già 57.023 (+26,27% rispetto agli stessi mesi del 2011).
I dati sulla mobilità e l’indennità di disoccupazione, forniti dalla sottocommissione regionale permanente mobiltà/ammortizzatori e rielaborati dalla CGIL regionale, confermano un aumento dei licenziamenti.

LICENZIAMENTI-MOBILITA’: I DATI.

Complessivamente i licenziamenti, cioè le indennità di mobilità e di disoccupazione, tra gennaio-novembre 2011 e lo stesso periodo del 2012 crescono del 26,27%, ed è già di 57.023 il totale complessivo dei licenziamenti nei primi 11 mesi dell’anno.
Nel mese di novembre i licenziati con la legge 223/91 sono 2.557, con la legge 236/93 sono 4.320, i frontalieri sono 5, complessivamente sono 6.882.
I dati sugli undici mesi tra gennaio e novembre (vedi tabelle allegate), indicano in 18.015 i licenziati con la legge 223/91 (indennità di mobilità), con un aumento percentuale del 12,80% sugli stessi mesi del 2011, e in 38.846 i licenziati con la legge 236/93 (indennità di disoccupazione), con un aumento del 33,93%. I frontalieri sono 162, con un aumento del 102,50%.
Dati significativi e preoccupanti, che testimoniano di come sia lontana l’uscita dalla crisi e di come in molte realtà la cassa integrazione non sia stata in grado di contenere l’occupazione o di evitare la chiusura di tante realtà produttive e di molte attività commerciali.
Il tasso di disoccupazione lombardo è in crescita continua, e ha ufficialmente superato il 7%, mentre la precarietà e il lavoro nero si stanno diffondendo come denunciamo da tempo.
La stessa cassa integrazione complessivamente registra un aumento costante.
In attesa di elaborare i dati di novembre sulla cassa integrazione che ci perverranno dall’Inps, esprimiamo preoccupazione per la riduzione delle risorse a sostegno della cassa in deroga per il 2013.
Le cifre e i dati regionali che mensilmente elaboriamo sono preoccupanti; dietro a questi ci sono persone, donne e uomini, cittadini, lavoratori, giovani che vivono una situazione di precarietà di vita e di lavoro.
Dati che, insieme a quelli forniti dall’istat sull’aumento della disoccupazione in Italia, che a ottobre raggiunge l’11% e ben il 36,55% per i giovani, confermano la profondità della crisi e la difficoltà ad uscire dal tunnel. Sono anche lo specchio del fallimento delle politiche economiche recessive adottate dal governo e a livello europeo.
Non c’è più tempo da perdere, c’è la necessità assoluta di un piano per il lavoro e per l’occupazione giovanile, occorre mettere a disposizione risorse, scelte e politiche economiche e sociali che favoriscano lo sviluppo e la crescita del nostro Paese e che contemporaneamente siano eque, solidali e riducano le disuguaglianze.
Risorse da trovare per sostenere la crescita, per una politica industriale smarrita in questi anni, per sostenere il reddito di chi non trova lavoro o è stato licenziato, per finanziare gli ammortizzatori sociali senza i quali aumenterebbero a dismisura i licenziamenti.

La CGIL non si rassegna alla crisi.
Se non si interviene con decisione il 2013 rischia di essere peggiore del 2012.
Senza politiche industriali, nazionali e regionali, di investimento e di indirizzo pubblico in economia, finalizzate a favorire innovazione, ricerca, sviluppo e crescita, non si costruisce una prospettiva per il futuro del Paese e delle nuove generazioni.

Sesto San Giovanni 3 dicembre 2012

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