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Nel pomeriggio della seconda giornata degli Stati Generali CGIL Lombardia, si è svolta la IV sessione dal titolo "Contrattare legalità".
Pollenzo-Bra.
Vincenzo Moriello (Osservatorio Sociale Mafie CGIL Lombardia), nel presentare la sessione ha evidenziato come “contrattare legalità” sia il cuore della campagna nazionale della CGIL per la legalità economica, non solo perché contrattare rappresenta la nostra missione principale ma anche perché noi attribuiamo un valore strategico a questa scelta. “Contrattare legalità” è una premessa che mette al centro la qualità del lavoro, dei diritti, della dignità delle persone.
Luciano Silvestri (Responsabile Area Legalità e Sicurezza Cgil Nazionale) nella sua introduzione ha voluto chiarire che possiamo contrattare la legalità nei nostri due ambiti tradizionali, quello confederale e quello categoriale. A livello confederale si deve spingere l’interlocuzione con quelle istituzioni che sono nostra interfaccia, nelle dimensioni nazionale, regionale e comunale, per offrire poi dei riferimenti alla contrattazione dei luoghi di lavoro, di categoria. Nei protocolli manca un elemento forte di controllo dell’esercizio delle intenzioni definite nell'accordo. E poi, manca soprattutto lo strumento di osservazione che potrebbe essere elemento vincolante per la verifica di ciò che è stato effettivamente implementato, di quali sono stati i comportamenti dei firmatari. Tuttavia la vera sfida è la questione dell’implementazione. Perché più che il protocollo di legalità fa la differenza il modo attraverso il quale contrattiamo, concertiamo, la modalità di esplicitare la gara d’appalto. Ad esempio, viene sistematicamente disattesa la norma per cui chi vince la gara d’appalto deve informare la stazione appaltante di tutti i sub contratti che realizza. Alzare l’asticella dei diritti è fondamentale, consegna all’impresa sana un’opportunità in più, perché diversamente essa non ha alcuna possibilità di gareggiare con chi può utilizzare uno strumento come quello del massimo ribasso. Le vicende lombarde ci dicono come la questione affari politica e mafia ponga un crocevia importante: gli appalti pubblici. Il loro valore sul Pil ha un peso mediamente del 14% e alla mafia fa gola. Oltre alla possibilità del riciclaggio del denaro e di esercitare il controllo sociale penetrando nell’area grigia. Di fronte alla frantumazione del lavoro e dell’impresa bisogna chiedersi poi se anche il modello di esercizio contrattuale non abbia bisogno di modifiche. Possiamo provare a riunificare i nostri compiti contrattuali, per riunificare un mondo del lavoro che si spezzetta e anche nell’esercizio del controllo delle regole? La contrattazione della legalità s’incrocia con questa frantumazione,
e ci può aiutare a crescere nella nostra capacità di tutela.
Donata Canta (Segretario generale CGIL Torino), parla dalla consapevolezza di una comunità a rischio illegalità e infiltrazione mafiosa. Oggi inizia il processo Minotauro, ma Torino già 20 anni fa ha avuto segnali d’infiltrazione mafiosa, perché il comune di Bardonecchia è stato commissariato nel 1974, anche a fronte di una denuncia della Fillea Cgil nel 1973 e poi nel 1990. Fino a due anni fa c’era un’incapacità anche della politica locale a vedere Torino come uno dei luoghi in cui l’infiltrazione mafiosa poteva attraversare l’economia e le istituzioni. Si è negato quanto da anni veniva segnalato non solo dalla Commissione antimafia ma dalla Magistratura (Cartagine e l’uccisione di Bruno Caccia davano già un segno non secondario di quel che capitava in quel territorio). Primo punto importante è allora far maturare la consapevolezza in una comunità e il ruolo che possono esercitare le istituzioni.
Franco Martini (Segretario Generale FILCAMS CGIL) sottolinea come i settori del terziario siano ai vertici delle graduatorie dei fenomeni mafiosi. In modo crescente la grande distribuzione organizzata (con i grandi magazzini) è una delle principali lavatrici di riciclaggio di capitali illegali. E il fenomeno ha contagiato anche l’industria turistica, specie alberghiera, a fronte dei processi di destrutturazione ed esternalizzazione. Non solo al Sud, perché la concentrazione malavitosa si sposta con i capitali. E qui si pone già la questione di come gestiremo l’Expo. Se il tema é come “contrattare legalità”, non in tutti settori si può esercitare con la stessa efficacia e potenza. Lo potremo a due condizioni: la prima è se ci poniamo il problema prima che si determini la condizione, con la contrattazione d'anticipo. Poi, il luogo di lavoro è dimensione largamente insufficiente e inefficace, perché l’indotto è così diffuso da non determinare la concentrazione della rappresentanza. Determinante è riuscire a costruire esperienze concrete di contrattazione sul territorio. O affermiamo politiche di sistema in grado di mettere in discussione alcuni modelli di consumo, la reiterazione del vecchio modello distributivo, o non si esce dal problema dell’illegalità (vedi la costruzione dei centri commerciali). Martini sollecita a provare ad aprire un laboratorio che verifichi la possibilità di un percorso preventivo di legalità, progettando in termini sindacali cosa significa porsi in anticipo in un sistema di attività di impresa di servizioo (per esempio per l’Expo 2015).
Per Gianni Forte (Segretario Generale CGIL Puglia) bisogna rafforzare la leva del lavoro come presidio di legalità.
La crisi viene usata anche per giustificare l’allentamento delle regole. Basti pensare alla reazione degli amministratori di Barletta all'indomani del crollo della palazzina dove sono morte 4 lavoratrici in nero più la figlia del proprietario. Insieme alla Cgil nazionale abbiamo costruito una risposta alla pratica dell’illegalità con la Regione Puglia e un consorzio di imprese, per favorire condizioni per la ripresa dei servizi e consentire l’emersione. Il protocollo del 3 ottobre, in occasione dell’anniversario del crollo, è esempio di come dare risposte in positivo, togliendo spazio al proliferare dell’illegalità.
Rossana Dettori (Segretario Generale FP CGIL) sottolinea che la Funzione Pubblica rappresenta lavoratori sia pubblici che privati e dunque che i temi dell’illegalità, della corruzione, della trasparenza sono su entrambi i versanti. C’è il problema del ruolo di controllo di dirigenti pubblici che sono coinvolti in atti illegali (truccano appalti quando dovrebbero gestirli): vanno rimossi e bisogna dare norme alle Regioni e alle Autonomie Locali che lo facilitino. I sindaci non hanno il coraggio di mettere in campo strumenti di verifica, ci sono presidenti di Regione che ci provano ma la dirigenza li blocca. Nel settore della gestione degli appalti bisogna prevedere un meccanismo di rotazione dei dirigenti nei diversi ruoli (una norma di sostegno), che vanno richiamati anche al senso di appartenenza allo Stato. La formazione non è sufficiente, ci vogliono il sostegno della politica, leggi, la capacità di scegliere dirigenti di alto livello. Occorre una seria scuola di formazione per dirigere i settori pubblici." Agire la contrattazione è complicato visto che per quella nazionale non siamo più ai tavoli dal 2009 e che con il decreto 150 è difficile agire anche quella integrativa".
Sugli appalti. L’Igiene Ambientale è uno dei luoghi più pericolosi. Delegati ricevono buste con proiettili. Ci sono affidamenti diretti dai comuni senza gare d'appalto, alla stessa ditta, per 15 anni (vedi bassa padovana). Ci sono appalti vinti con la proposta economicamente più vantaggiosa dovuta al costo del lavoro e al risparmio sui mezzi di protezione dei lavoratori. Dietro agli appalti e alle assunzioni ci sono spesso “parentopoli”. In questa situazione, occorre un forte lavoro con la Cgil e le categorie regionali per chiamare in causa la politica. Ora con la “spending review” tolti gli ispettori DTL (Direzioni Territoriali Lavoro), sono state tagliate le risorse all’Inps (controllo evasione contributiva) e all’Agenzia Entrate (controllo evasione fiscale). Da una parte si approva il ddl corruzione, dall'altra di smontano settori pubblici che hanno compiti di controllo della legalità.
Per Michele Gravano (Segretario Generale CGIL Calabria) in questi anni la battaglia fatta dalla Cgil con la Magistratura e la parte più sensibile delle forze dell’ordine e di settori della politica ha portato a risultati di contrasto. Elemento di novità oggi è che al Sud ricevono colpi profondi dagli interventi delle forze dell’ordine, della Magistratura e dall’azione democratica diffusa dei movimenti per la legalità, così queste organizzazioni si trasferiscono al Nord. Per questo oggi più che mai c’è bisogno di un nuovo rapporto tra Nord e Sud, come tra Lombardia e Calabria. Nel rapporto tra Nord e Sud e con lo Stato bisogna fare un salto in avanti. Lo Stato si preoccupa di dimensionare l’allarme sociale, ma non di debellare il fenomeno.
Serena Sorrentino (della Segreteria nazionale CGIL), nel concludere i lavori rileva che la contrattazione della legalità economica non debella le mafie ma è un utile strumento che toglie terreno ai loro traffici. Occorre dare visibilità, pubblicizzare i fatti che accadono, perché diversamente non vengono considerati degni d’attenzione. Ci si deve domandare perché nessuno costruisce strumenti adeguati di contrasto. L’economia sommersa rappresenta il 31% del PIL e finisce per essere funzionale al sistema economico. Si assiste così a una grande operazione di destrutturazione delle regole e dei diritti. Anche la Cgil deve avere nel Piano del Lavoro la questione della legalità come precondizione dello sviluppo economico. In questo anno non abbiamo avuto segni di ripristino del controllo di legalità. Il disegno di legge sulla corruzione è sì elemento di discontinuità ma debole e carente, perché non c’è reato di falso in bilancio né reato di riciclaggio. Le politiche fiscali e finanziarie rischiano di aumentare l’evasione e l’illegalità, con l’85% del prelievo caricato sul lavoro dipendente e sull’impresa. In netto contrasto con la distribuzione della ricchezza. Ci hanno convinto che esista un non governo della politica sull’economia. Dov’è la sostanza del contrasto all’economia illegale nei provvedimenti? Ci devono essere: tutela dei diritti, controllo del territorio, trasparenza del ciclo economico. Indispensabile la coerenza dei comportamenti, perché siamo stufi di guardare ai protocolli di legalità che non hanno efficacia, di vedere una pletora di consulenti inefficaci per lavorare contro i rischi di infiltrazione. Con i nostri strumenti dobbiamo contrattare la legalità (nella contrattazione d’anticipo, nella gestione degli appalti). In questo momento di abbassamento della tensione democratica nel paese noi possiamo porre questo tema come elemento di garanzia della democrazia nel rispetto delle regole e dei diritti .
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