Regolarizzazioni 2012: cronaca di un fallimento.

Dichiarazione di Fulvia Colombini della Segreteria della CGIL Lombardia

Ufficio Stampa CGIL Lombardia - Cristina Pecchioli

Si è chiuso dopo un mese il cosiddetto “ravvedimento oneroso”, vale a dire una regolarizzazione per migliaia di datori di lavoro che avevano alle loro dipendenze lavoratrici o lavoratori stranieri senza regolare permesso di soggiorno.

“Da subito - dice Fulvia Colombini della Segreteria della CGIL Lombardia - avevamo detto che non avrebbe portato i risultati sperati.
Rispetto alla precedente regolarizzazione di colf e assistenti domiciliari, avevamo capito che i costi non avrebbero facilitato il successo dell’iniziativa.
Nel 2009 con 500 euro si sanavano 3 mesi di contributi arretrati, oggi i 1000 euro richiesti sono un semplice contributo forfettario a fondo perduto, utile solo alle casse dello stato.
Inoltre sono stati richiesti 6 mesi di contributi arretrati anche nel caso di un rapporto di lavoro iniziato da soli 3 mesi.
Anche la ultime aperture del Ministero dell’Interno sulla prova di presenza in Italia prima del 2012 non sono servite a incrementare in modo significativo le domande.

In sostanza un’operazione, non del tutto riuscita, per fare cassa sulle spalle dei lavoratori, perché i costi della sanatoria difficilmente gravano sui datori di lavoro.
A livello nazionale sono state presentate 134.576 domande di emersione, il 27.4% delle quali in Lombardia.
Inizialmente si parlava di potenziali 350/500.000 domande di emersione, dunque si tratta innegabilmente di un flop.
Il decremento delle domande nella nostra regione appare ancora più evidente se confrontato con la precedente sanatoria di colf e assistenti domiciliari.

In Lombardia sono state presentate 36.910 domande, a fronte delle 83.605 presentate nel 2009.
Milano, Brescia e Bergamo, realtà che vedono una forte presenza di lavoratrici e lavoratori stranieri, passano dalle 63.631 domande presentate del 2009 alle 28.105 di quest’anno.
I dati della nostra regione evidenziano che solo il 14.7% delle domande riguardano enti o aziende, e che in realtà abbiamo assistito ad una regolarizzazione che ha coinvolto soprattutto le famiglie.

Con l’art. 5 del Dlgs 109/2012 - conclude Colombini - si voleva far emergere il lavoro nero e lo sfruttamento nei luoghi di lavoro, in realtà questa opportunità da parte dei datori di lavoro non si è voluta o potuta cogliere.
I lavoratori stranieri irregolari ne pagheranno il prezzo, continuando a lavorare in condizioni di sfruttamento e di ricatto.
Infine non possiamo, alla luce di questi risultati, non evidenziare come gli strumenti della sanatoria e della regolarizzazione tramite decreto flussi siano inadeguati a gestire un fenomeno come quello dell’immigrazione.
Sono strumenti oltre che onerosi anche a rischio legalità, poiché aprono ampi spazi per coloro che dietro false promesse traggono profitto giocando sulla buona fede di chi pensa di poter raggiungere una regolarità di vita nel nostro Paese.

Occorre avere consapevolezza della strutturalità del fenomeno immigrazione, superare le leggi oggi in vigore e definire percorsi di inclusione sociale che evitino ricorsi a provvedimenti di carattere eccezionale...

Come CGIL continueremo nelle nostre iniziative contro il lavoro nero e lo sfruttamento sul lavoro. L’auspicio è che con la chiusura del “ravvedimento oneroso” inizi una seria campagna di controllo nei luoghi di lavoro da parte delle Istituzioni preposte, per porre fine alla piaga del caporalato e dello sfruttamento”.

Sesto San Giovanni 16 ottobre 2012

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