CGIL LOMBARDIA: IL REQUISITO DEI CINQUE ANNI DI RESIDENZA NON AIUTA A COMBATTERE LA POVERTÀ

Apprendiamo dalla stampa della volontà della Regione Lombardia di inserire il requisito della residenza di cinque anni per poter usufruire di una serie di misure a sostegno della maternità.

Nel merito della questione del fondo Nasko, che oggi viene erogato a chi dichiara la propria volontà di rinunciare a interrompere la gravidanza, noi pensiamo che la maternità debba essere sostenuta con ben altre politiche e con provvedimenti di carattere diverso, ai quali si deve rendere possibile l'accesso alle donne che ne facciano richiesta in base alla loro condizione sociale e di reddito,

Per quanto riguarda il requisito dei cinque anni, previsto anche per il diritto alla casa e per il sostegno ai minori di genitori separati, noi riteniamo che sia sbagliato perché discriminatorio e soprattutto perché non coglie la reale finalizzazione delle risorse, cioè sostenere le persone che si trovano in condizioni di povertà.

Certamente il requisito dei cinque anni, anche se diverso da quello della cittadinanza che veniva richiesto in passato, che escludeva intere fette di popolazione dai provvedimenti regionali, e contro il quale la CGIL Lombardia ha vinto il ricorso al TAR, è comunque discriminatorio.
In particolare ci preoccupa che questo criterio possa essere adottato anche per futuri provvedimenti regionali, producendo l’effetto paradossale di escludere dai benefici proprio quelle fasce più deboli che dovrebbero essere le naturali destinatarie delle misure.

Chiediamo pertanto alla Regione di rivedere la sua decisione e di modificare le posizioni annunciate, sia rispetto al requisito dei cinque anni, sia nel merito dei provvedimenti che devono essere slegati dal diritto alla libera scelta da parte delle donne.


Sesto San Giovanni 2 aprile 2014