APERTO OGGI AD ASSAGO L'XI CONGRESSO DELLA CGIL LOMBARDIA. I SALUTI DEGLI OSPITI E LA RELAZIONE DI NINO BASEOTTO, SEGRETARIO GENERALE USCENTE. DOMANI LE CONCLUSIONI DI SUSANNA CAMUSSO.

26 marzo 2014

 

La CGIL Lombardia celebra il suo XI Congresso oggi e domani all’NH Congressi Milanofiori di Assago.

In apertura del Congresso, gli interventi di saluto del Sindaco di Milano Giuliano Pisapia e di Graziano Gorla, Segretario Generale della Camera del lavoro di Milano.

Prima degli interventi dell'Assessore Valentina Aprea a nome della Giunta della Regione Lombardia, di Monica Chittò Sindaco di Sesto S.Giovanni e dei Segretari Generali di CISL e UIL della Lombardia, Gigi Petteni e Danilo Margaritella, Nino Baseotto Segretario Generale uscente CGIL Lombardia ha svolto la relazione introduttiva

Alle 12.30 e' seguita poi la presentazione della ricerca IRES Veneto per CGIL Lombardia e CGIL Veneto, sul rapporto tra Sindacalisti e politica”.

In serata, al termine dei lavori, la proiezione del documentario Al centro del lavoro. In viaggio con Antonio Pizzinato”.

 

Dopo i saluti iniziali alle delegate e ai delegati, agli invitati, alle delegazioni estere, nella sua relazione Baseotto ha espresso "forte preoccupazione per l’evoluzione della situazione in Ucraina".

Baseotto ha poi illustrato i dati sul Congresso: 13.147 Assemblee congressuali in azienda e nelle Leghe dello SPI, cui hanno partecipato 259.778 iscritte ed iscritti, pari al 31,45% degli aventi diritto. Il documento “Il lavoro decide il futuro” ha conseguito il 96,77% dei consensi, mentre il 3,23% ha votato il documento ”Il Sindacato è un’altra cosa”.

619 le delegate e i delegati in rappresentanza di 914.362 iscritti.

Una comunità di militanti, che e' il nostro punto di forza, il nostro vaccino contro le derive dei leaderismi personali e della cultura effimera “dell’uomo solo al comando”.
Parlando della legislazione relativa alla presenza delle persone straniere nel nostro Paese, Baseotto ha poi toccato i molti temi al centro del dibattito politico: "Aver cancellato il reato di clandestinità è solo l’inizio. Ora via la Bossi Fini, sì allo ius soli, diritto al voto amministrativo per i migranti residenti: ecco le tre cose che bisogna fare per prime.

L’esito del referendum in Svizzera può essere un campanello d’allarme di un successo della xenofobia e dell’intolleranza, alle ormai prossime elezioni europee.

Parlando poi dei dati sulla disoccupazione, Baseotto ha detto: 26 milioni di disoccupati, il 30% dei giovani che non trovano lavoro: questa è la realtà dell’Europa oggi.

E in Italia, quale futuro può esservi con oltre il 42% di disoccupazione giovanile, una fascia crescente di anziani poveri, tanti senza lavoro over 50 e il problema non del tutto risolto degli esodati? I danni profondi della crisi cominciano dai giovani, mentre aumentano – anche qui in Lombardia – i lavoratori costretti oltre la soglia della povertà;, e una famiglia su quattro si trova all’anticamera della povertà.

In Europa come in Italia si è guardato, invece al primato della finanza e delle banche, ai pareggi di bilancio e al contenimento dei deficit dei singoli Stati.

Il nostro Piano del Lavoro, ha proseguito Baseotto, prova a dire che la crisi nasce da una distribuzione e allocazione della ricchezza e del reddito non sostenibili e compatibili con l’equilibrio economico e la coesione sociale.
Per questo condividiamo il “Manifesto per la buona finanza” proposto dalla FISAC.
Nell’Unione Europea sono i forti a decidere regole e tempi funzionali alla protezione del proprio apparato economico e produttivo, e questo non aiuta a rafforzare un’idea di un’Europa politica e sociale e, tanto meno, la costruzione degli Stati Uniti d’Europa.
Anche per questo saremo a Bruxelles il 4 aprile alla manifestazione contro l’austerità ed a sostegno del piano della CES per la crescita e l’occupazione, per un social compact che riequilibri le disuguaglianze provocate da questi anni di austerità senza equità.
In Italia, dai Governi Berlusconi a Monti sono venuti provvedimenti per tagliare le pensioni, colpire i dipendenti pubblici, menomare la contrattazione, stravolgere le protezioni sociali, ridurre i diritti.
La politica industriale è da decenni un miraggio, ha aggiunto Baseotto, si è costretti a subire i processi di delocalizzazione.
Si è osannato un manager di origine canadese quando ha calpestato il diritto ad esistere della FIOM e dei suoi delegati, ma non si e' avuta la volontà politica di contrastarne un disegno industriale che ha sottratto al nostro Paese l’unico produttore di auto, che per anni ha goduto di prebende e favori dallo Stato, e che ha contraccambiato spostando il proprio cuore operativo e finanziario tra Stati Uniti, Gran Bretagna e Olanda.

Il lavoro messo ai margini, visto come un costo e mai come una risorsa, precarizzato, soverchiato da un’imposizione fiscale figlia anche della volontà di non tassare grandi rendite e patrimoni.

Il Piano del Lavoro della CGIL è la proposta più organica e compiuta oggi disponibile.

I primi provvedimenti del Governo Renzi in materia di politica economica e lavoro non guardano solo all'austerità e al rigore, ma puntano almeno in parte a sostenere la domanda e rilanciare i consumi.
Ora dagli annunci si deve passare ai fatti. Su riforma degli ammortizzatori e mercato del lavoro, invece, il nostro giudizio è più articolato e critico.
Per noi universalità degli ammortizzatori e drastica riduzione delle tipologie precarie di accesso al lavoro sono le direttrici entro cui agire.
Non va in questa direzione il provvedimento sui contratti a termine, perché si aggiunge precarietà a precarietà.
Su questi primi provvedimenti del Governo tutta la CGIL ha dato il medesimo giudizio.
Per questo consideriamo bizzarro che il Segretario generale della FIOM affermasse queste stesse cose e, nel contempo, definisse ondivaga e subalterna la posizione della CGIL.
Di fronte a noi vi è, poi, la questione di come saranno trovate le coperture di bilancio necessarie.
Vogliamo conoscere e confrontarci con le scelte politiche di Palazzo Chigi.
Una cosa è certa. Non sarebbero socialmente sostenibili né accettabili nuovi interventi sulle pensioni per fare cassa o nuovi atti vessatori verso i dipendenti pubblici.
Il tema mancante: le pensioni e la condizione degli anziani.
Ancora: piano straordinario per l’occupazione giovanile, politiche industriali ed una vera riforma della Pubblica Amministrazione sono tre titoli che vanno riempiti con urgenza e ricercando il più ampio consenso sociale.
La sconfitta subita con la controriforma Fornero sulle pensioni è una ferita profonda e ancora aperta, che va sanata.
L’Italia non è un Paese per giovani, ma ormai non è più nemmeno un Paese per anziani.

Se si escludono i pensionati dall’intervento sull’IRPEF e si mantiene il blocco si compie un atto iniquo. La nostra iniziativa è volta ad un welfare solidale e universale.

Fiscalità, casa (una vera emergenza sociale in Lombardia), assistenza e tariffe sono i temi più presenti negli accordi che facciamo.

Cambiamo il fisco, sdoganiamo la patrimoniale.

E' apprezzabile per Baseotto la decisione del Governo di alzare al 26% la tassazione delle rendite finanziarie. Non ci si può, però, fermare a questo. Occorre intervenire per ripristinare il principio della progressività dell’imposizione.
Sdoganiamo l’idea della patrimoniale: non è una parolaccia o un peccato mortale; è qualcosa che, rispetto al resto d’Europa, solo l’Italia non ha.
Serve una diversa e più equa distribuzione dell’imposizione fiscale, per ridistribuire reddito e che la lotta all’evasione fiscale sia la quotidianità.

I tempi della politica, Renzi e la sfida del cambiamento

L'avvento di Matteo Renzi, ha determinato un’accelerazione dei tempi della politica e degli atti di governo, oltre ad un cambiamento delle modalità della comunicazione. Non si può sottovalutare la sostanza delle novità introdotte: la sfida dev'essere sul merito.
Per questo ci vuole un rapporto positivo tra politica, Governo e corpi intermedi della società, in modo particolare le Organizzazioni della rappresentanza sociale di interessi.
Il governare non può risolversi né nel solo rapporto col Parlamento, né tanto meno nella presunzione di un rapporto diretto e senza mediazioni con i cittadini.
Baseotto ha poi parlato del riordino degli enti locali e della nostra realtà regionale.

I dati della crisi parlano di un’economia regionale in difficoltà, che paga l’assenza di organiche politiche industriali a livello nazionale come in sede regionale.

Solo tre dati: 1.343.941.793 ore di Cassa integrazione dal 2008 al 2013; 241.741 licenziamenti dal 2009 al 2013; solo nel manifatturiero, dal 2010 al 2013, si è avuto un saldo negativo di ben 15.065 aziende cessate.
Secondo i dati Eurostat il tasso di disoccupazione è passato dal 4,2% del 2004 all’8,7% del 2013.
L’ultimo rapporto Éupolis sull’esclusione sociale ci dice che il 3,2% dei cittadini lombardi vive in condizioni di povertà assoluta: tradotto significa che parliamo di quasi 116.000 famiglie e 325.000 persone, di cui 73.000 sono minori e 47.000 anziani.
Oltre il 60% delle famiglie dispone del 18% della ricchezza, mentre il 10% ne possiede il 44,1%.

Crescita e occupazione sono dunque le prime e decisive sfide per chi, da circa un anno, è stato chiamato a governare la Lombardia.

Da Formigoni a Maroni: resta la necessità di cambiare.

Dopo i 17 anni di Formigoni, c’è bisogno di una forte discontinuità: nelle politiche, nel metodo di governo, sul piano della trasparenza e della legalità.
A maggior ragione dopo gli arresti della scorsa settimana a Infrastrutture Lombarde, diciamo al Presidente Maroni che va fatta pulizia e che la discontinuità con la precedente gestione deve essere più netta e verificabile.
Sulla base di un nostro ricorso del 2007, nel 2008 l’Autorità per la Vigilanza sulle società pubbliche evidenziò incongruenze e problemi riferiti al modus operandi di Infrastrutture Lombarde; Baseotto ha invitato il Presidente Maroni ad avvalersi di quanto c'era scritto in quel ricorso.
In questi primi mesi il confronto con le parti sociali si è dimostrato più continuo rispetto
alla precedente Giunta, ha aggiunto, con l’eccezione dell’Assessorato alla Sanità che ostenta indifferenza.

Sono stati compiuti passi in avanti positivi in materia di politiche attive e sin qui abbiamo gestito al meglio gli ammortizzatori in deroga, sull’utilizzo dei quali continua a pesare il nodo delle risorse disponibili e si sono fatti accordi importanti su esodati, apprendistato e tirocini e abbiamo contribuito alla legge regionale a sostegno dei Contratti di Solidarietà.

Per quanto riguarda politiche sociali ed assistenza, Baseotto ha ricordato i positivi accordi su: ripartizione del Fondo nazionale per la non autosufficienza, Fondo nazionale Politiche sociali e prime misure attuative del Fondo Famiglia.

Manca ancora il salto di qualità in tema di crescita e lavoro, a partire da misure straordinarie per l’occupazione giovanile.

La legge sulla competitività, recentemente approvata dall’unanimità del Consiglio regionale, è un inizio positivo, ma occorre fare di più per stimolare e favorire la crescita.

Dopo aver affrontato i temi legati ai servizi, Baseotto, parlando di scuola, università e ricerca ha ribadito la contrarietà della CGIL al “buono scuola”: uno strumento che va cambiato per eliminare la sperequazione tra il sostegno alle scuole paritarie a scapito di quelle pubbliche.

Le Università lombarde negli ultimi tre anni, hanno registrato 15.000 matricole in meno, con l’aumento delle tasse di iscrizione che ha sfiorato il +35%”. Sempre piu' urgente e' favorire l’integrazione ed il raccordo con il sistema delle imprese.

Così come fondamentali per tutti noi sono le riflessioni e le proposte avanzate dalla categoria a proposito di trasporti e mobilità.

Del precedente Presidente - ha detto ancora Nino Baseotto - non abbiamo mai apprezzato quell’integralismo un po’ fanatico che l’ha portato a cercare soluzioni in conflitto con l’ordinamento giuridico del nostro Paese. È stato così sulla scuola, sull’applicazione della Legge 194 e sulla libertà delle donne. Formigoni ci ha provato e ha perso.

Ci auguriamo che l’attuale Presidente non voglia, su temi sensibili quali l’immigrazione o il carattere nazionale ed unitario dello Stato italiano, farsi coinvolgere dagli eccessi di qualche suo compagno di Partito, rispettando il dovere di essere il Presidente di tutti i cittadini lombardi.

Al Presidente Maroni spetta la Presidenza di turno dei Quattro Motori d’Europa: un’occasione per integrarsi di più in Europa, per essere tutti di più cittadini europei.

Pensando all'esperienza positiva del progetto Erasmus, avanziamo una proposta alla Regione, a CISL e UIL, alle Associazioni datoriali: costruiamo con i nostri partner dei Quattro motori un Erasmus del lavoro, rivolto in primo luogo agli assunti con contratto di apprendistato.

E Baseotto propone anche di creare, magari nello stesso sito espositivo di Expo, un grande campus universitario, dotato di aule, servizi, residenze e impianti sportivi e di una Biblioteca multimediale.

Expo 2015: comunque vada sarà un successo?

Molto dipende dal lavoro che sarà fatto dai principali soggetti istituzionali coinvolti.
Infrastrutture e servizi, arredo urbano e viabilità, accoglienza ed offerta culturale, legalità e sicurezza sul lavoro, trasparenza e diritti, lavoro dignitoso o precarietà: sono questi i punti cardine.
Tutto il Sindacato è impegnato sul tema della sicurezza sul lavoro, per contrastare il dramma delle morti e degli infortuni.
Da più parti si è cercato e si cerca di prendere a pretesto Expo per definire ulteriori misure di precarizzazione della prestazione di lavoro, in particolare delle norme di ingresso al lavoro.
Qualcuno pensa anche di usare Expo come grimaldello per derogare ai CCNL, distruggendone prerogative e funzioni. La CGIL la pensa diversamente.
L’Accordo quadro che le OO.SS. milanesi hanno stipulato con la Società Expo può sicuramente rappresentare un riferimento ed un vincolo per il lavoro che si svilupperà nel sito espositivo, al pari del bagaglio contrattuale a disposizione delle
Ma vi saranno attività che prenderanno vita sul territorio, e il Sindacato ha il dovere di tutelare ed includere anche quei lavori. Per questo occorre definire unitariamente un quadro entro il quale ogni territorio possa definire intese specifiche, in equilibrio tra le istanze delle Categorie e le eventuali intese territoriali.
Non servono flessibilità ingiustificate o, peggio ancora, deroghe contrattuali.

Bisogna, invece, ragionare su eventuali necessità date dalla specificità dell’evento, distinguendo tra le quote di lavoro a termine, strettamente connesse alla durata dell’Esposizione, e quella porzione di occupazione che sarà possibile stabilizzare e consolidare anche oltre l'evento.

Si vuole privilegiare lo strumento dell’apprendistato? Siamo d’accordo e disponibili a discuterne.

Ad una condizione però: usiamo l’apprendistato per inserire al lavoro quanti più giovani possibili con l’impegno a stabilizzarli oltre il termine di Expo.
In questo contesto, Regione Lombardia può svolgere un ruolo importante e dare un contributo significativo.
Inoltre, è per noi fondamentale che sia data precedenza nelle assunzioni ai giovani, ai disoccupati over 50 ed a coloro che – per effetto della crisi – sono in mobilità.

Infine, si deve sviluppare un confronto a tutto campo su quale dovrà essere il lascito di Expo, con il suo portato di nuove infrastrutturazioni viabilistiche e di servizi, che può costituire il volano per la realizzazione di altri progetti quali la Città della Salute a Sesto San Giovanni o la nuova sede RAI di Milano.

Una rinnovata iniziativa unitaria

Per i rapporti con CISL e UIL regionali sono stati quattro anni complessi e difficili, dove hanno pesato le profonde divisioni di carattere generale. Tre temi potrebbero essere oggetto di un’iniziativa unitaria più incisiva:
 impegno per la legalità nel lavoro, negli appalti e nella società lombarda;
 sviluppo della bilateralità di derivazione contrattuale, rafforzando il rapporto tra
risorse disponibili e servizi erogati;

 maggior utilizzo dei contratti di solidarietà e del contratto di apprendistato.

Un ragionamento pacato su democrazia e rappresentanza

in Italia, su circa 22 milioni di lavoratori, 13 milioni non dispongono di regole sulla democrazia e la rappresentanza nei luoghi di lavoro, ha ricordato nino Baseotto, e i 2,5 milioni di lavoratori pubblici, cui si applica la legge sulla rappresentanza, non hanno la possibilità di votare CCNL che li riguardano. L’altra metà (abbondante) del cielo.

Si deve partire da qui: per garantire uguali diritti e opportunità con una legge sulla democrazia e la rappresentanza.
Un dibattito molto aspro caratterizza il nostro percorso congressuale sul Testo Unico del 10 gennaio scorso, inscindibilmente correlato con gli Accordi interconfederali del 2011 e 2013.
Quando si valuta un insieme di Accordi bisogna non rimuovere il merito ed evitare, in nome della battaglia politica su punti di dissenso, di svalorizzare ciò che tutti consideriamo un’acquisizione positiva, senza peraltro tacere eventuali criticità, perché un Accordo è sempre il frutto di una mediazione fra posizioni differenti.
Misurazione della rappresentatività, elezione completamente proporzionale delle RSU, voto certificato dei lavoratori sui CCNL sono tre obiettivi inseguiti da anni ed oggi raggiunti.
Nella cultura della CGIL non c’è una concezione minoritaria del nostro ruolo, quasi ci pensassimo destinati ad essere minoranza.
Quante volte ci siamo detti – tutti, nessuno escluso – che un passo in avanti apprezzabile sarebbe stata l’estensione ai settori privati della legge che oggi si applica solo ai pubblici?
Eppure quella legge disegna un modello di democrazia delegata, secondo cui le lavoratrici ed i lavoratori ogni tre anni eleggono le proprie RSU che poi a maggioranza decidono della validità di accordi e CCNL.
Con questi Accordi si è ristabilito il primato del contratto nazionale e questo vuol dire avere un nuovo modello – finalmente condiviso - dove si sbarra la strada agli accordi separati.
Anche sul tema delle sanzioni forse dovremmo fare uno sforzo di riflessione e di analisi oggettiva.
Quante volte abbiamo dovuto impegnarci, mobilitarci e persino lottare per far rispettare lettera e sostanza di ciò che si era firmato?
Senza dimenticare che la legge per la regolamentazione dello sciopero prevede sanzioni non solo a carico del Sindacato, ma anche dei singoli lavoratori.
Non c’è alcuna sanzione definita e che possa essere applicata ora: lo decideranno i nuovi CCNL, quelli che dovranno essere approvati dal voto del 50% + 1 degli interessati, quelli che deriveranno dell’esercizio della contrattazione che ogni Categoria, nella propria autonomia, farà.
Il Testo Unico fissa però delle norme a tutela: le eventuali sanzioni si applicheranno per la prima volta anche alle aziende e non alle lavoratrici e ai lavoratori; non possono in alcun modo riguardare i diritti individuali o collettivi derivanti dalla legge, a partire dallo Statuto dei Lavoratori. Quindi, non è in discussione il diritto di sciopero che è un diritto individuale indisponibile.

Infine, saranno sanzionabili le Organizzazioni sindacali e le RSU, solo per quanto riguarda l’eventuale sospensione temporanea delle agibilità sindacali previste da Contratti o da Accordi, ma non dalla Legge.

La parola ora è alle iscritte ed agli iscritti della CGIL cui si applicano gli Accordi Confindustria e Confservizi e che sono chiamati al voto dalla consultazione decisa dalla CGIL.

Alle Categorie è stato affidato il compito di definire le modalità del voto certificato.
In questo ambito si colloca la decisione del Comitato Centrale della FIOM di consultare iscritti e non iscritti.
Sarebbe però un’occasione persa se non venisse distinto il voto degli uni da quello degli. altri, perché ciò significherebbe impedire alle iscritte ed agli iscritti alla FIOM di far pesare la propria opinione nell’insieme dei voti che la consultazione della CGIL esprimerà.
Si critica poi il fatto che non sia previsto, nelle assemblee, il confronto tra posizioni contrapposte sull’Accordo, ma queste sono le regole statutarie della CGIL.
Esattamente quelle stesse regole che abbiamo sempre applicato e di cui si è avvalsa la stessa FIOM in occasione della consultazione e del voto sul CCNL meccanici del 2008, l’ultimo Contratto validato dal voto delle lavoratrici e dei lavoratori.
Con urne separate, sono chiamati al voto anche le iscritte e gli iscritti del Pubblico Impiego e dei settori cui non si applicano questi Accordi.
Il loro voto avrà evidentemente un significato diverso, non già di approvazione o meno delle intese sottoscritte, bensì rispetto all’utilità di estendere anche a loro la sostanza di questi Accordi o, nel caso dei pubblici, di estendere la previsione del voto certificato sui CCNL.
Se le iscritte e gli iscritti approveranno l’insieme degli Accordi di cui stiamo discutendo, tre saranno i compiti immediati che avremo, auspicabilmente in stretto rapporto con CISL e UIL:
 estendere quegli Accordi al resto del mondo del lavoro;
 darvi piena applicazione, a partire dalle elezioni per il rinnovo delle RSU scadute o in scadenza e dalla loro estensione ad un maggior numero di luoghi di lavoro;
 sviluppare un’intensa stagione contrattuale all’insegna dell’inclusività e, ovunque sarà possibile, della riduzione del numero dei CCNL.
La contrapposizione dell’io, la dialettica del noi
Il confronto sul Testo Unico ha purtroppo travalicato i confini della normale dialettica interna ed è scaduto in una contrapposizione esacerbata e sbagliata.
Ciò ha fornito lo spunto per una campagna politica e mediatica, ormai quotidiana, dove viene rappresentata una CGIL allo sbando, in preda al presunto scontro tra la “nomenklatura” che sostiene il Segretario generale ed una Categoria, lei sola interprete degli umori e malumori di chi lavora.
Naturalmente, da qui alla rappresentazione di uno scontro personale il passo è molto breve.
La dialettica del noi è stata soppiantata dalla contrapposizione dell’io.
Non è accettabile che il Direttivo nazionale della CGIL si riunisca per definire la posizione della CGIL verso il nuovo Governo e il Segretario generale della FIOM non partecipi ai lavori, sottraendosi alla discussione nel gruppo dirigente, ma scegliendo di dire la sua dalle colonne di un giornale.
Un giornale che ormai segue un copione ben definito: quando parla la CGIL, accanto si fa parlare la FIOM.
È così in atto un attacco premeditato alla CGIL, all’idea e all’esistenza di un Sindacato che non si chiude in azienda, ma ambisce a svolgere un’azione confederale e generale.
Un disegno ostile, un attacco che non prevede né vinti, né vincitori: contempla solo il ridimensionamento di tutta la CGIL, la sua sconfitta.
Qualcuno dovrebbe rendersi conto che la sua visibilità mediatica è una scelta di chi ha ideato e porta avanti questo disegno: essere usati non è mai bello, ma prestarsi sarebbe da irresponsabili. Bisogna fermarsi, ha detto il Segretario della CGIL Lombardia.
Torniamo tutti all’essenza del patto fondativo che è la ragione d’essere della CGIL, basato sulla solidarietà e la pari dignità di tutte le Strutture della CGIL.
Ciò presuppone rispetto per le specificità di ciascuno, pluralismo, dialettica, dove. nessuna Struttura può pensare di prevaricare le altre e dove tutti accettiamo di riconoscerci nella sintesi e nel primato confederali, intesi come frutto collettivo di un’elaborazione e di una discussione.
I personalismi non fanno parte della nostra storia e del nostro essere: fanno solo male alla CGIL.

Perché la CGIL è fatta di dodici Categorie e di tante Strutture confederali: ciascuna ha una storia, rappresenta un pezzo, mai il tutto.

Contro la violenza sulle donne e il femminicidio Baseotto ha sottolineato che serve una rinnovata, più forte iniziativa della CGIL contro la violenza sulle donne.

Prendano la parola anzitutto gli uomini, per testimoniare ed affermare che la libertà delle donne è fondamento della democrazia.

Riproponiamo con forza il tema della parità di genere, a partire dalla CGIL e dai suoi Organismi ad ogni livello.

Un Congresso difficile

Ringraziando quante e quanti hanno lavorato alla realizzazione del congresso, Baseotto ne ha sottolineato le difficoltà.
Anche qui non banalizziamo e, soprattutto, non buttiamo fango sulla CGIL, con accuse di brogli e imbrogli tanto gravi, quanto infondate e strumentali.
Non dobbiamo nasconderci che c’è malessere, che questa lunga stagione della crisi ha pesato e pesa anche rispetto al giudizio sul ruolo del Sindacato.
C'è un grande bisogno ed una grande domanda di tutele e di sindacato, ma di un sindacato meno diviso e più utile rispetto alle condizioni materiali di chi rappresentiamo.
Lo spot che abbiamo appena visto lancia un messaggio chiaro; parla del valore sociale dei nostri servizi.

Dice a quelli che periodicamente provano a tagliarli che così non si danneggerebbe la CGIL, ma si colpirebbero milioni di pensionati e lavoratori, riducendo il loro diritto a tutele e servizi accessibili e affidabili.

CGIL: è tempo di un cambiamento diverso

Anche per questo diciamo che per la CGIL è tempo di un cambiamento diverso.
Non possiamo scimmiottare la politica, semplicemente perché siamo un’altra cosa.
Al di là di ciò che ciascuno può pensare, la politica pare aver imboccato la strada di forme organizzative liquide, basate quasi esclusivamente sulla comunicazione mediatica e l’appeal del leader. In questo schema può rientrare o meno lo strumento delle primarie.
Possiamo pensare che questo modello si attagli al lavoro ed al modo di essere del sindacato?
Un sindacato liquido significherebbe un sindacato senza struttura organizzativa, senza tentacoli sul territorio e nei luoghi di lavoro.
Il nostro obiettivo, invece, è come rafforzare la partecipazione, la collegialità e la confederalità.
L’autonomia di ciascuna Struttura non può in alcun caso significare separatezza e autoreferenzialità. Ognuno risponde in prima istanza all’Organismo dirigente della propria Struttura, ma tutti – in ultima istanza – siamo tenuti a rispondere alla CGIL.
Si tratta di irrobustire i nostri anticorpi rispetto alla tentazione di derive personalistiche o leaderistiche.
Un dirigente sindacale deve essere portato a sentirsi sempre espressione della struttura che dirige, caricandosi del “noi” come forma di autorevolezza che deriva da ciò che si rappresenta e tralasciando la presunzione dell’io.
In questo senso il nostro non può che essere un cambiamento diverso, a fronte del quale la necessità del ricambio generazionale diventa non sterile spinta giovanilistica, bensì rinnovamento che diviene parte essenziale del nostro DNA.
Una CGIL dove la spinta al rinnovamento, cioè, abbini evoluzione delle politiche e delle prassi con il ricambio delle persone e delle generazioni.
In secondo luogo, dobbiamo cambiare l’equilibrio di poteri e funzioni.
La centralità del territorio deve tradursi in un reale decentramento di funzioni e prerogative, dalle Strutture nazionali a quelle territoriali. Occorre impegnare più risorse, umane e materiali, nelle nostre postazioni di frontiera, cioè nella prossimità ai luoghi di lavoro.

Infine, un cambiamento diverso deve passare anche attraverso regole più cogenti sulla trasparenza e sulla gestione delle risorse.

Consideriamo delle vere e proprie sciocchezze le uscite di certa parte della politica e dei media su di noi, i nostri bilanci e dintorni: prima di cercare la pagliuzza nell’occhio altrui, si deve fare i conti con la trave nel proprio.

Dobbiamo, invece, rendere più coerente ai principi di trasparenza che già pratichiamo il modo con il quale gestiamo le risorse a nostra disposizione, ponendo più attenzione a come comunichiamo su questi temi.
Un esempio: i distacchi sindacali. Sono una modalità con cui si concretizzano diritti ed agibilità conquistati con le lotte e nei contratti. Lo si deve dire con più forza.

Per questo riproponiamo l’istituzione, presso il Centro Confederale, di un Albo nazionale dei distacchi sindacali, dove sia chiaro a tutti da dove derivano, chi ne ha la titolarità, chi li utilizza e sulla base di quale accordo politico, organizzativo ed economico.

 

Concludendo la sua relazione Baseotto ha voluto rivolgere un grazie di cuore alla città di Sesto San Giovanni, al suo Sindaco – Monica Chittò – che è qui con noi.
Sesto ha ospitato la sede della CGIL regionale per oltre trent’anni. Vogliamo bene a Sesto, gloriosa “città delle fabbriche”.
Fra poche settimane la CGIL regionale si trasferirà nella nuova sede di via Palmanova a Milano: lì potremo riunire in un unico palazzo quasi tutte le nostre Categorie e questo per noi ha un grande valore positivo per il suo significato politico e per il lavoro di ogni giorno.

Siamo convinti di questa scelta, anche se ci dispiace lasciare Sesto. Riconfermiamo qui quanto il Sindaco già sa: coltiveremo questo legame politico e sociale con Sesto attraverso iniziative che svilupperemo anzitutto in collaborazione con l’Amministrazione comunale.

Parlando infine ancora dei toni del confronto interno, Baseotto ha sottolineato che l’esercizio della critica è, da sempre in CGIL, un fatto di democrazia.

C’è chi, legittimamente, rivolge duri rilievi critici nei confronti del gruppo dirigente della CGIL e del Segretario generale in particolare.
Vi sono però altri che sono andati e vanno ben oltre la critica politica per scadere nell’insulto personale e nella volgarità.
Così non va bene: noi non ci stiamo.
E ci chiediamo se quei toni volgari e offensivi verrebbero ugualmente usati se alla guida della CGIL vi fosse un uomo e non il primo Segretario generale donna della nostra storia.
Mettiamo al bando il sessismo, la violenza degli insulti e del fango.

Per noi il pluralismo delle idee e delle posizioni deve sempre fare rima con il rispetto delle persone che è il nostro tratto distintivo, il minimo comun denominatore non dell’unanimismo, ma dell’unità della CGIL.

Chiudendo la sua relazione, Baseotto, ha citato Enrico Berlinguer: “Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno”.

Le nostre regole di democrazia sono le più solide e trasparenti: questa è la CGIL; non dimentichiamolo mai.
Criticatela, stimolatela, battetevi per cambiarla se lo ritenete, ma vogliatele sempre bene e non smettete mai di cercare di farla più grande.
Perché a quel quadratino rosso che ci accomuna, ha concluso Baseotto, guardano con speranza e fiducia milioni di donne e di uomini che condividono con noi l’idea e la voglia di andare avanti sulla strada della conquista di nuovi diritti e di condizioni migliori per sé e per chi verrà dopo".

Il programma di domani prevede alle ore 9.00 ripresa dei lavori con il dibattito. Alle ore 10.30 presentazione del 1° volume della Storia della CGIL Lombardia. Poi ancora dibattito.

Alle 13 sono previste le conclusioni di SUSANNA CAMUSSO Segretario Generale CGIL.

Alle 15, con gli adempimenti congressuali: elezione degli Organismi e delle Commissioni, elezione della delegazione al XVII Congresso Nazionale CGIL si chiuderanno i lavori. Seguirà la riunione del nuovo Comitato Direttivo della CGIL Lombardia. (Cristina Pecchioli)

Sesto San Giovanni 26 marzo 2014

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