CGIL LOMBARDIA E CAMERE DEL LAVORO DI COMO- VARESE - SONDRIO 

REFERENDUM SVIZZERO SU IMMIGRAZIONE: LA CGIL CHIEDE A REGIONE E GOVERNO UN PIANO PER AFFRONTARE LA SITUAZIONE.

Nella Confederazione Elvetica si è tenuto ieri, domenica 9 febbraio 2014, un referendum per limitare fortemente l’ingresso di lavoratori stranieri nel territorio nazionale.
La consultazione elettorale è stata promossa dalle forze di centrodestra e antieuropeiste svizzere.
Il risultato ha purtroppo dato ragione ai promotori del referendum: infatti, il 50,3% degli elettori ha detto si alla limitazione degli ingressi, per qualsiasi motivo, in Svizzera.
Nell’immediato non ci saranno ripercussioni pratiche, il Governo federale ha 3 anni di tempo per adeguare la vigente legislazione con gli esiti referendari.
Questo risultato elettorale ci preoccupa molto, anche perché mette in discussione la libera circolazione delle persone sancita dagli accordi tra Svizzera e Comunità Europea.

Le ripercussioni si faranno purtroppo sentire anche per i circa 60.000 lavoratori e lavoratrici frontalieri, che tutti i giorni varcano il confine per motivi di lavoro, donne e uomini che in tutti questi anni hanno contribuito moltissimo alla crescita economica e al benessere della vicina Svizzera, magari svolgendo i lavori più umili e rifiutati dagli svizzeri stessi.
Certamente le motivazioni di questo risultato elettorale vanno analizzate seriamente; oltre ad un razzismo nemmeno molto nascosto nei confronti dei lavoratori italiani e non solo, che respingiamo nel modo più assoluto, è necessario comprendere perché una terra che da sempre ha fatto dell’accoglienza e dell’ospitalità un elemento costitutivo, abbia compiuto una scelta come questa.
Da parecchio tempo, assieme ai sindacati svizzeri, avvertivamo il rischio del diffondersi di un clima ostile ai lavoratori frontalieri, tanto è vero che lo avevamo evidenziato negli incontri fatti negli scorsi mesi con la Regione Lombardia, nel corso dei quali avevamo chiesto di affrontare le tematiche inerenti il frontalierato proprio per evitare di arrivare a queste conclusioni. Assieme avevamo anche chiesto ai partiti politici di farsi promotori nei confronti del nostro Governo, di un tavolo permanente per discutere e risolvere i problemi dei frontalieri. Abbiamo anche ottenuto un primo risultato, infatti il Parlamento ha approvato un ordine del giorno che chiede al Governo l’apertura di questo confronto.

L’esito del referendum di domenica obbliga ora il Governo ad accelerare la costituzione del tavolo di discussione.
La crisi che investe l’Italia e tutta l’Europa accentua queste problematiche: aumentano i lavoratori e anche le aziende che varcano il confine per lavorare, sempre più numerosi sono i casi di aziende italiane che anche in Svizzera non rispettano contratti e leggi, provocando come è ovvio numerosi problemi di concorrenza sleale, così come spesso i lavoratori italiani sono costretti ad accettare condizioni salariali inferiori a quelle contrattuali, creando così un dumping salariale.

Ribadiamo il giudizio negativo e di grande preoccupazione sull’esito di questo referendum, e chiediamo al Governo, e alla Regione Lombardia per quanto di sua competenza, un incontro per affrontare e risolvere questi problemi, compresi i temi della competitività e dell’attrattività del territorio lombardo.
L’esito di questo referendum rappresenta anche un avvertimento preoccupante in vista delle imminenti elezioni europee: il razzismo, l’odio nei confronti di chi è “straniero”, la guerra tra poveri, sono tutti sintomi che ci impongono di costruire tutti assieme un’Europa dei popoli e del lavoro e non solo delle banche e della finanza. 

Sesto San Giovanni 10 febbraio 2014

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