IN LOMBARDIA, NESSUNA RIPRESA. NEGLI ULTIMI SEI ANNI, DAL 2008 AL 2013, UN MILIARDO E 344.000 ORE DI CASSA E OLTRE 260.000 LICENZIAMENTI, CON UNA RIDUZIONE DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE DEL 14. 
>> Tabelle 

A dicembre 2013 aumentano Cig e licenziamenti, e si riduce il numero delle imprese.  

La cassa cresce complessivamente del 5%: l’ordinaria dell’6%, la straordinaria del 22%.

Diminuisce solo formalmente la deroga del 19%. Le aziende industriali che richiedono la cassa integrazione sono ancora oltre il 21%.

Crescono i licenziamenti (L.223) del 46%. Nell’industria il saldo occupazionale tra entrate e uscite è del -2%. la disoccupazione si avvicina al 9%.             

Rimane forte la preoccupazione per la situazione in Lombardia, dove i numeri non fanno intravedere un’inversione di tendenza.

 

I dati Inps che mensilmente rielabora CGIL Lombardia, parlano ancora di crisi industriale, di chiusura di aziende e di un aumento dei licenziamenti e della disoccupazione, in particolare quella giovanile.

Un allarme lanciato da tempo, che non ha trovato risposte dai governi precedenti e nemmeno da quello attuale, carente di proposte di discontinuità rispetto al passato e di scelte forti in campo economico e sociale.

Il Dipartimento Politiche Contrattuali della CGIL Lombardia ha calcolato i dati di questi ultimi sei anni di crisi e di decrescita: l’industria stenta a risollevarsi, e purtroppo pensiamo che nemmeno il 2014 vedrà segni di ripresa. Il tessuto industriale si è ridotto di circa il 25%, sono crollati gli investimenti del 17%, e tra il 2007 e il 2013 abbiamo avuto la riduzione del 14% della produzione industriale, con un crollo del 20% del manifatturiero. Gli indicatori occupazionali confermano che dal 2011 al 2013 nell’industria, tra entrate uscite, si perde il 2% di occupati.

Dal 2007 il nostro Paese e la nostra regione hanno bruciato rispettivamente 10 e 11 punti di PIL. In sei anni abbiamo accumulato 1.343.941.793 ore di cassa integrazione e 241.721 licenziamenti.

Nella nostra regione, nella quale è concentrato oltre il 30% dell’industria manifatturiera nazionale, si registra la riduzione del tasso di attività, oltre al crollo dei consumi e delle attività commerciali, e dal 95° posto che occupavamo solo due anni fa, siamo stati declassati dalla Commissione europea al 128° posto rispetto alle altre 200 regioni europee.

Il nodo della Lombardia resta quello di creare lavoro e di ri-progettare una struttura produttiva innovata e di qualità.

Occorre mettere in campo politiche economiche e sociali, risorse pubbliche e private alternative alle attuali e di sostegno al mercato interno e al tessuto produttivo.

 

I DATI

Aumenta ancora il ricorso alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria, mentre la riduzione della cassa in deroga, che per il 2014 deve essere finanziata per non far aumentare vistosamente i licenziamenti, è dovuta al cambiamento della situazione in conseguenza delle tante chiusure di attività e di aziende, e della riduzione del tessuto produttivo, in particolare nel comparto artigiano, nel commercio e nelle PMI.

Il dato grave è che, nonostante si sia ridotto il loro numero, le aziende industriali che richiedono la cassa rimangono ad una quota di oltre il 21%.

Comunque ricordiamo che i dati degli ammortizzatori sociali, tesi a garantire formalmente i posti di lavoro e a favorire la non chiusura dell’attività produttiva, gli stessi dati sui licenziamenti e il ricorso all’Aspi (ex L. 236) e all’indennità di disoccupazione, non fotografano adeguatamente la natura e la profondità della crisi.  

 

La cassa: crescono ancora la straordinaria e l’ordinaria.

In sei anni 1.343.941.793 di ore (vedi tabelle)

Complessivamente, nel mese di dicembre  2013, si registra una crescita delle ore autorizzate di CIG del 5,50% (251.480.693 ore), una crescita della cassa ordinaria del 6,01% (103.876.058 ore) e della cassa straordinaria del 22,38% (101.684.376 ore), mentre, per le ragioni che abbiamo sottolineato, si riduce solo formalmente la cassa in deroga del 19,84% (45.920.259 ore).

Tutti i settori registrano tassi di crescita della cassa, ma i più colpiti sono legati alle attività connesse all’energia elettrica gas e acqua (149,32%), all’agricoltura (90,85%), all’estrazione minerali metalliferi e non (73,88%), all’artigianato edile (64,45%), al commercio al minuto (51,04%) e all’edilizia (40,35%).

Le province più colpite, cioè quelle che si collocano al di sopra della linea regionale sono: Milano (20,86%), Bergamo (12,69%), Pavia (14,34%).

Se invece consideriamo il numero equivalente delle ore in cassa integrazione per occupato, cioè il numero “aggiuntivo” di persone senza lavoro, troviamo: Varese all’8,11%,

Lecco al 6,70%, Brescia al 6,36%, Bergamo al 5,72%, Como al 5,38%, Mantova al 3,91%, Pavia al 3,84%, Cremona al 3,28%, Lodi al 2,77%, Milano al 2,71%, Sondrio all'1,11%.

La media regionale si colloca al 4,29%.

 

I LICENZIAMENTI

In sei anni 241.721 (vedi tabelle)

I licenziamenti, regolati per legge attraverso l’indennità di mobilità 223/91, nel rapporto tra il periodo gennaio-dicembre 2013 e gennaio-dicembre 2012, aumentano del 46,58%, con 28.443 licenziamenti in totale; i licenziamenti di dicembre sono 1763 (v. tabella).

Dai dati Aspi (entrata in funzione con il 1° gennaio 2013, a sostituire l’indennità di disoccupazione ordinaria ex L. 236, per i lavoratori delle aziende che occupano meno di 15 dipendenti) che ci sono pervenuti e che non sono però ancora a regime, risultano complessivamente in crescita: nel periodo gennaio-ottobre 2013 - ma mancano dei dati - sono pervenute ben 165.114 domande. Anche per quanto riguarda le richieste, siamo in presenza di un aumento consistente. 

La linea generale è quella di un aumento della disoccupazione: ufficialmente ci stiamo avvicinando al 9%, che diventerebbe il 18% se allargassimo la platea sino a comprendere le richieste di cassa e gli inattivi disponibili a lavorare.

E’ sempre più urgente ridare centralità al valore del lavoro e alla sofferenza sociale che non può più aspettare. Senza il lavoro non c’è futuro per il Paese, per questo la CGIL ha presentato, ed è impegnata a sostenere il “Piano del lavoro” che indica soluzioni urgenti, in netta discontinuità con le politiche depressive e neoliberiste dei governi precedenti.

Sesto San Giovanni 16 gennaio 2014

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