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CGIL CALABRIA CGIL LOMBARDIA
PIENAMENTE RIUSCITA LA MANIFESTAZIONE DI OGGI A COSENZA "NORD E SUD INSIEME VERSO IL 25 OTTOBRE", ORGANIZZATA DA CGIL CALABRIA E CGIL LOMBARDIA. GLI INTERVENTI E LE CONCLUSIONI DEL SEGRETARIO GENERALE DELLA CGIL SUSANNA CAMUSSO. In una sala affollatissima, segno dell'alta partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati, dei giovani calabresi, si e' svolta oggi all'Auditorium della Provincia di Cosenza la manifestazione "Nord e Sud insieme verso il 25 ottobre. Lavoro, dignità, uguaglianza" organizzata dalla CGIL Calabria e dalla CGIL Lombardia, e alla quale quest'ultima ha partecipato con una folta delegazione. Dopo che un lungo corteo ha sfilato per le strade della città, l'assemblea ha dato voce all'impegno della CGIL contro i contenuti dei provvedimenti del Governo sul lavoro, a sostegno delle proprie proposte per difendere ed estendere i diritti e cambiare l'Italia. Ha aperto i lavori, dopo un breve saluto della Camera del lavoro di Cosenza, Michele Gravano Segretario generale della CGIL Calabria, che ha messo in evidenza il rapporto tra Nord e Sud e come la lotta alla criminalità e alle mafie e' una lotta comune, e che e' necessario creare posti di lavoro per valorizzare le potenzialità produttive ed economiche del territorio. Gravano ha poi concluso ripercorrendomi temi della piattaforma della manifestazione del 25 ottobre. Marco Di Girolamo, segretario generale della FILLEA CGIL lombardia ha definito l'assemblea una grande opportunita', perché abbiamo problemi comuni come la legalita' e l'infiltrazione mafiosa. In Lombardia la 'ndrangheta si sta estendendo, e sono gli stessi imprenditori lombardi a rivolgersi alla mafia. Il record italiano di interdittive per mafia appartiene ad EXPO. Bisogna lavorare sul problema madre, gli appalti, recepire la normativa europea e intervenire perché venga applicata, e dobbiamo farlo insieme, ha detto Di Girolamo. Intanto fango e acqua uccidono ancora in Italia, e l'obiettivo comune dev'essere la prevenzione, sia negli appalti che rispetto al dissesto idrogeologico. Infine ha portato la solidarietà della FILLEA lombarda ai lavoratori dell'Italcementi d Castrovillari che oggi hanno scioperato. Rosi Tazia, della SLC calabrese, ha denunciato la condizione delle lavoratrice dei call center. Maurizio Laini, Segretario della Camera del Lavoro di Monza e Brianza, che ha invitato l'assemblea ad applaudire i militanti della CGIL del suo territorio che in questo momento stanno manifestando sotto la Prefettura. In una famiglia su tre in Brianza c'e' un problema occupazionale, e la crisi dell'hitech sta mettendo a dura prova l'economia locale. Occorre ridare peso e valore al lavoro dipendente, oggi che la politica crede di poter ricomprendere in se' tutte le possibili forme di rappresentanza, pensando di non avere nessuna responsabilità. E a chi ci chiede dov'eravamo, dove siamo, rispondiamo che la CGIL c'e', e' tra la gente ed e' concretamente di aiuto alle persone.
Fausto Durante Responsabile CGIL del Segretariato per l'Europa nel suo intervento ha sottolineato l'importanza di un'iniziativa come quella di oggi che mette insieme due regioni cosi' distanti ma con tanti problemi comuni. E per risolvere questi problemi non e' secondario il fatto che l'Europa deve cambiare le proprie politiche. A Renzi Durante fa arrivare che quando si evoca il modello tedesco, quando un lavoratore di un call center guadagna fino a 400 euro, in Germania e' il Governo che ci mette il resto perché possa arrivare almeno a mille euro, e quando un'azienda vuole licenziare un lavoratore, deve prima discuterne con il sindacato. Il Presidente del Consiglio vuole il modello tedesco? Allora lo segua fino in fondo. L'Europa oggi e' prigioniera delle politiche dell'austerità, del rigore e dell'ossessione della disciplina di bilancio che sta impedendo di uscire da una crisi profondissima. Renzi come Tatcher? Si, come lei non vuole incontrare le organizzazioni sindacali. E la manovra dei 36 miliardi dice meno spesa e meno tasse ed e' la stessa strada che segui' Reagan. Stefano Landini, Segretario generale dello SPI Cgil Lombardia ha posto l'accento sulla centralità della manifestazione del 25 ottobre. E' messa in discussione la rappresentatività del sindacato, e i lavoratori che oggi sono pensionati e che appartengono alla CGIL sono gelosi di questa rappresentatività. Dopo 250 assemblee sindacali unitarie dei pensionati in Lombardia, dobbiamo andare avanti. Oggi dobbiamo assumere la responsabilità che spetta alla piu' grande organizzazione confederale di questo paese, un sindacato che ricomponga gli strappi sociali, un sindacato utile. Chi ci dice dove siamo, venga in una Camera del lavoro a vedere qual e' il nostro rapporto con la gente. La politica deve scegliere, non può dare ragione a tutti, ed e' assurdo che in un Paese con uno dei piu' alti tassi di disoccupazione giovanile ci si azzuffi sul diritto di licenziare senza giusta causa. Nel suo intervento Elena Lattuada, salutando e ringraziando calorosamente i dirigenti e i militanti della CGIL calabrese, ha ricordato il vecchio, storico slogan "Nord e Sud uniti nella lotta". L'idea di questa assemblea e' proprio la ricomposizione dell'unita' del Paese, per superare l'opinione che il sindacato rappresenti una parte debole. Non e' cosi', lo abbiamo dimostrato oggi, lo dimostreremo il 25 ottobre, lo dicono oggi i compagni dell'Emilia Romagna che stanno scioperando. Oggi i temi da porre al centro sono il lavoro, il reddito e la sua redistribuzione: le condizioni fondamentali per ricostruire. E quando si parla di abbattere dei privilegi, noi diciamo che vogliamo ricostruire. ricostruire con piu difficoltà rispetto al passato perché dobbiamo sormontare la disperazione, rimotivare le persone, sapendo che chi viene in una nostra sede non solo ha bisogno di un servizio, di una pratica, ma sta guardando alla nostra organizzazione come ad un punto di riferimento. Noi siamo la rappresentanza di una parte, ma di quella parte che da sempre "si tira su le maniche" perché crede che sia possibile avere un futuro per se' e per i propri figli, un futuro fatto di uguaglianza, di coesione sociale, di un Nord e un Sud non divisi ma uniti, col lavoro come punto di riferimento essenziale. Nella nostra regione stiamo partecipando al confronto per trovare soluzione ai gravi problemi di un'economia in profonda crisi, e continueremo a cercare accordi e soluzioni nel rapporto con la Regione, ma cogliamo l'occasione per mandare un messaggio al Presidente Maroni: "noi pensiamo che non ci sia un pezzo del paese che vale e uno che non vale, cittadini di serie A e di serie B, persone chiare di pelle e scure di pelle che hanno diritti diversi". Infine il Segretario generale della CGIL Lombardia ha preso un impegno a proseguire con l'iniziativa anche dopo il 25 ottobre, partendo dalla convinzione che non può esistere una lotta o un'iniziativa che non metta insieme e non crei coesione e solidarietà.
A conclusione dell'assemblea, l'intervento del Segretario generale della CGIl Susanna Camusso che ha esordito sottolineando come sia per lei che per i compagni della Lombardia, la sua regione, sia una grande emozione essere in questa sala, perche' e' uno di quei momenti, ha detto, nei quali si può dire che c'e' un noi e non quell'ossessione dell'io che viviamo ogni giorno sulla scena politica. Un noi fatto della dura realtà' della crisi, delle persone che noi cerchiamo di rappresentare ma che pure sono le grandi assenti dal panorama politico. Facciamo un po' di memoria, dice Camusso ricordando quando Il Presidente del consiglio diceva di voler rompere gli equilibri di questo paese rivolgendosi ai giovani; nel frattempo, ha detto, dev'essersi accorto sulla via di Damasco che invece voleva rivolgersi a Confindustria. A noi va bene un governo che si occupa di politica industriale, che sappia che il tema della riduzione degli investimenti nel sistema imprenditoriale e' una delle ragioni della crisi, e che forse ogni tanto bisognerebbe chiedere il conto a chi ha spostato risorse nel settore finanziario. Ci andrebbe bene ridurre le tasse, ridurre l'Irap, se questo avesse dei vincoli: investimenti nell'occupazione, stabilizzazione del lavoro precario, stop alla delocalizzazione delle imprese. Proviamo a interrogarci insieme: e' proprio sicuro che in questi sei anni di crisi tutti abbiano pagato lo stesso prezzo, o invece non ci sia una parte che si e' arricchita alle nostre spalle? Vorremmo un po' di giustizia fiscale; dire genericamente abbassiamo le tasse non e' un'operazione equa perche' chi si e' arricchito in questi anni paga meno tasse del lavoratore dipendente. Non si guarda a chi sta peggio. Se non partiamo dal creare lavoro, noi una prospettiva a questo paese non la diamo! Nella legge di stabilita' troveremo anche cose che ci stanno bene, come nel jobs act l'estensione della maternità, ad esempio la decontribuzione delle partite iva sotto un certo tetto di reddito, ma sono contentini e le grandi cifre si giocano altrove. Qual'e' il noi di questo paese? Siamo sicuri che i tagli previsti agli enti locali e alle Regioni non abbiano come ricaduta la riduzione dei servizi alle persone? Se si taglia l'Irap che va nella spesa sanitaria, si metteranno poi i ticket e magari qualcuno non avrà piu' l'assistenza sanitaria? Siamo abituati alla mediazione, ma non ad esser esclusi. Brucia che nella presentazione della manovra si sia sottolineato cosa si fa in piu' per le aziende, per esempio togliere loro le tasse e l'articolo18, perché e' stato come dire avete mano libera, fate quello che volete. Facciamo un'operazione di verità. In questo paese abbiamo imprese che si vantano nel mondo facendo cose straordinarie, qui ci sono imprenditori onesti che si sono battute contro l'illegalità'. Ma quel mondo e' tutto uguale o non c' e' qualche differenza, e perche' non si pensa a politiche che pongano vincoli e condizioni, mentre il fatto che i lavoratori paghino piu' tasse non rappresenta un problema! Ma non vogliamo limitarci solo a quello che non va bene. Noi vorremmo continuare a sostenere quello che si potrebbe fare, anche prima di cambiare i trattati europei, che sono comunque una priorita'. Ma qui da noi bisogna scegliere da che parte stare, noi stiamo con le famiglie di questo paese, che si chiedono se i loro figli troveranno un lavoro, o se avranno un'indennita' in caso di licenziamento. La gran parte della povertà in Italia e' fatta di lavoro precario che non da' certezze. Noi vogliamo guardare a quel mondo. Ricordando la piattaforma del 25 ottobre, e le tantissime manifestazioni in corso in queste ore a partire dallo sciopero in Emilia Romagna, ha detto che noi non aspettiamo di cambiare l'Europa ma intanto guardiamo a quel'1% che detiene le grandi ricchezze. Perché' non tassare quelle, e con le risorse ricavate mettere in sicurezza il territorio, le scuole, il grande patrimonio naturale, archeologico e artistico di questo paese. Riappropriamoci della ricchezza italiana, che e' far bene quello che sappiamo fare. Non abbiamo bisogno dell'omologazione ma di valorizzare la straordinaria ricchezza e diversita' di questo paese. A chi ci chiede dove eravamo, rispondo che eravamo in piazza a scioperare per gli investimenti al sud, e che non siamo noi che abbiamo distrutto la potenza industriale del Mezzogiono. Aggiunge poi un'unica connotazione personale Susanna Camusso: già e' fastidioso chiedere a qualcuno dov'era senza conoscerne la storia, ma cio' che e' veramente piu' fastidioso e che, facendo il capo del governo, si usino gli argomenti dell'antipolitica. Cambiamo tutte le regole degli appalti, propone Camusso, facciamo una sola regola che renda impossibile ogni imbroglio. Se una legge e' sbagliata la si puo' cambiare. Ad esempio il Presidente Renzi usa un curioso argomento, che solo 3000 sono i casi di ricorso all'art 18. ed e' vero, ma un contenzioso giudiziario cosi' basso vuol dire che la legge funziona, e' quando va tutto in deroga, come nel caso degli appalti, che la legge non funziona. Regolare gli appalti e' una delle piu' grosse armi contro la corruzione ma anche contro il lavoro povero. Troppi lavoratori non hanno accesso all'indennizzo e stanno tagliando anche la cassa in deroga e la mobilita' in deroga. Noi vogliamo l'universalità' degli ammortizzatori che non c'e' nel testo delega presentato dal governo. A chi diceva che il suo obiettivo fondamentale era dare ai giovani ciò che non gli era mai stato dato, vorremmo chiedere: ma quali diritti volete estendete, non quello all'equivalenza professionale con il demansionamento, o quello della liberta' sul lavoro rendendo piu' facile il licenziamento. Estendiamo lo Statuto dei lavoratori a tutti! E sul lavoro pubblico lo sfidiamo noi il Presidente del Consiglio, tolga quella delega e abbia il coraggio di rinnovare i contratti. Noi siamo pronti a cambiare questo Paese, abbiamo una proposta per farlo. Non e' il tempo delle fiammate, ma il tempo di mettere insieme la nostra forza, le nostre idee, le persone che guardano a noi e iniziare un cammino. E dopo il 25 ottobre non sara' tutto finito. Non abbiamo iniziato una stagione di mobilitazione perché ci sembrava di essere poco visibili. Noi non amiamo le passerelle, ma il lavoro quotidiano di ogni giorno, anche con le difficoltà che incontriamo per la sfiducia che le persone hanno accumulato. Ogni giorno noi facciamo un lavoro di trasformazione, e con le persone che incontriamo saremo nelle strade di Roma il 25 ottobre e continueremo la mobilitazione, misurando le coerenze. E' finita la stagione delle chiacchiere, comincia quella della coerenza tra quello che si dice e quello che si fa.
Cosenza 16 ottobre 2014
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