SI ALL’ABOLIZIONE DEL REATO DI CLANDESTINITA’.

DICHIARAZIONE STAMPA DI FULVIA COLOMBINI DELLA SEGRETERIA DELLA CGIL LOMBARDIA

“La clandestinità nel nostro Paese – dice Fulvia Colombini della Segreteria della CGIL Lombardia, è il frutto di scelte politiche che in questi anni non sono state in grado di garantire, attraverso una programmazione seria, gli ingressi degli stranieri.
E siccome sono “poveri disperati”, come sostiene l’Assessore all’immigrazione della Regione Lombardia Simona Bordonali, allora cercano di entrare come possono a rischio della loro vita; la tragedia del 3 ottobre a Lampedusa è solo l’ultimo episodio di un dramma che ha portato sui fondali del Mediterraneo migliaia di uomini, donne e bambini.

L’abolizione del reato di clandestinità segna un passaggio decisivo, soprattutto sul piano del principio, perché afferma che non c’è nessuna relazione tra l’essere clandestino e l’essere criminale.
Occorre ora cambiare la “Bossi – Fini” e, se si vuole evitare la clandestinità, occorre cominciare a ragionare su nuove modalità di ingresso, su nuove politiche di cooperazione internazionale.
Continuare a dire solamente no e basta agli ingressi, non serve a nulla!
Né ci risulta che il reato di clandestinità abbia limitato gli ingressi in Italia.
All’Assessore Bordonali vogliamo solo ricordare che la stragrande maggioranza dei migranti che vivono nella nostra regione, e che oggi lavora, ha famiglia e manda i figli a scuola, è stata probabilmente irregolare per alcuni periodi e, se ci fosse sempre stato il reato di clandestinità, non avrebbe potuto contribuire alla tenuta del sistema produttivo lombardo nei servizi, nell’agricoltura, nell’industria e nella cura dei nostri anziani.
L’immigrazione è ormai da anni un fenomeno strutturale che va gestito con politiche di sistema in cui i soggetti istituzioni, le parti sociali, il terzo settore si devono confrontare e devono collaborare per fornire risposte ad una società che è cambiata. La scuola, il mondo del lavoro, le comunità lombarde vedono ormai presenze multietniche stabili che dialogano e convivono tra di loro, non senza difficoltà, soprattutto per la scarsità di risorse economiche per politiche di welfare inclusivo.
Chiediamo alla Regione, conclude Colombini, di agire e di aprire un tavolo dove confrontarci su tutti questi temi per favorire una maggiore integrazione di tutti coloro che contribuiscono al Pil lombardo.
Per ora abbiamo visto molto poco”.

Sesto San Giovanni 22 gennaio 2014 

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