Per un pieno diritto di voto agli immigrati, riprendiamo la mobilitazione contro la bossi-fini
Dichiarazione di Giorgio Roversi della CGIL Lombardia: per un pieno diritto di voto agli immigrati, riprendiamo la mobilitazione contro la Bossi-Fini
Abbiamo assistito in questi giorni a una ripresa del dibattito per il diritto di voto ai cittadini immigrati.
Siamo in presenza in Parlamento di una larga convergenza per l’estensione di un diritto che l’unione europea ha sancito da tempo.
I sondaggi ci dicono che l’opinione pubblica è favorevole a grande maggioranza, diverse amministrazioni locali si sono già poste il problema di come garantire una rappresentanza alle comunità immigrate all’interno delle assemblee elettive. Insomma ci sono i presupposti per il riconoscimento del diritto di voto agli stranieri nel nostro paese.
Il riconoscimento del diritto di voto, anche se per ora solo per le elezioni locali è certamente un fatto di grande civiltà, è l’affermazione di un principio di uguaglianza, il superamento di logiche discriminatorie.
Il voto alle persone immigrate obbligherebbe i partiti a interrogarsi e a dare risposte sui gravi disagi che vive oggi la popolazione straniera nel nostro paese.
Ma se la discussione è stata avviata mi sembra opportuno precisare una questione in merito al diritto di voto per gli immigrati.
Oggi centinaia di migliaia di immigrati con il loro lavoro contribuiscono alla ricchezza del nostro paese.
IL 3.5% del PIL è frutto del loro lavoro, la previdenza pubblica beneficia dei loro contributi e in futuro, con il crescente calo demografico, il loro contributo sarà ancora più necessario, sia per garantire lo sviluppo, sia per la tenuta del sistema previdenziale pubblico.
Migliaia di immigrati che grazie alla Bossi Fini vivono però in una condizione di assoluta precarietà e allora la domanda a legge approvata sarà: “Io immigrato ho contribuito per mesi,
anni allo sviluppo di questo paese, versando contributi e pagando tasse. Ho anche usufruito del diritto di voto. Oggi che sono disoccupato, non solo rischio l’espulsione, ma perdo anche il diritto di voto.
Ma un diritto di cittadinanza può essere soggetto alla condizione lavorativa?”
E’ il diritto di cittadinanza che consente la partecipazione attiva alla vita civile e politica di un paese. E’ questo diritto che va riconosciuto a tutti coloro che contribuiscono o hanno contribuito allo sviluppo del paese e che risiedono in Italia.
E allora il giusto riconoscimento del diritto di voto agli immigrati deve essere accompagnato da una forte iniziativa politica e sindacale contro la Bossi Fini, una legge che nega dignità e diritti alle persone immigrate e le considera solo braccia da sfruttare. Persone non più degne di rimanere nel nostro paese dopo che hanno perso il lavoro.
Il 18 dicembre, giornata internazionale del migrante, CGIL CISL UIL lanciano una mobilitazione per chiedere la modifica della Bossi-Fini e la ratifica da parte del Governo della Convenzione ONU sui diritti dei migranti e delle loro famiglie. Diamo voce e visibilità con una forte iniziativa partecipata a quelle centinaia di migliaia di immigrati che non vogliono più sentirsi stranieri nel nostro paese. Insieme in una percorso di lotta sindacale, politica e culturale affinchè al più presto si superi il concetto di noi e loro e si parli soltanto di noi come cittadini di questo paese al di là del colore della pelle.
Giorgio Roversi
Dipartimento Welfare e Nuovi diritti CGIL Lombardia
www.lomb.cgil.it/welfare/welfare_home.htm