Messaggio di susanna camusso alla manifestazione sulla giustizia-milano, largo cairoli, 18 giugno 2003



Difficile tirare un bilancio di due anni di governo della “Casa delle libertà” perché sono talmente disseminati di provvedimenti sulla giustizia, che solo per l’impegno profuso, le ore spese, le priorità parlamentari, i messaggi a reti unificate e le “deposizioni” nelle aule dei tribunali, dovremmo avere la giustizia migliore del mondo.


Se usciamo dalla statistica e andiamo al merito dei provvedimenti, scopriamo che nessuno di questi riguarda il funzionamento della giustizia; nessun provvedimento permetterà ad un qualunque cittadino di vedere svolgersi rapidamente il suo procedimento, nessun magistrato potrà dire che l’organico è sufficiente per le indagini su criminalità o terrorismo, nessun cancelliere potrà dire che i suoi uffici sono a regime, ma vi sono dei cittadini più uguali che hanno beneficiato e beneficeranno di tutto questo attivismo legislativo.


Il risultato di tutto ciò, per il nostro paese, è che viene meno un principio fondante della nostra democrazia, quello della legge uguale per tutti.


Ci sarebbero state tante possibilità di mettere al riparo (nel giudizio internazionale) le alte cariche del nostro paese, anche in previsione del semestre italiano di Presidenza Ue, facendo sintesi tra esigenze di rappresentanza istituzionale del paese e giustizia uguale per tutti.


Invece abbiamo il legittimo sospetto che la scelta sia quella di reintrodurre non l’immunità parlamentare rispetto all’esercizio delle funzioni proprie della politica, alla quale deve essere sempre garantita la massima libertà, ma di reintrodurre un diritto, ignoto alle costituzioni moderne, dei parlamentari di essere cittadini “extra legem”.


Questo non solo allontana ancora una volta l’attenzione dai veri e preoccupanti problemi del paese, non solo allontanerà ancor di più i cittadini dall’idea che la politica sia funzione alta e positiva, ma determinerà un’ulteriore crisi di credibilità istituzionale.


Sono queste le ragioni per le quali ogni organizzazione, come la Cgil che mi onoro di rappresentare, non può essere insensibile ai colpi che vengono inferti alla democrazia, alla partecipazione e alle forme di rappresentanza del nostro paese.


Sesto San Giovanni 18 giugno 2003

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