Lavoro societa' sul referendum in lombardia




COMUNICATO STAMPA



Dichiarazione di Giacinto Botti Segretario Cgil Lombardia, coordinatore Lavoro Società, area programmatica CGIL

LAVORO SOCIETA': Il referendum “welfare in Lombardia, una rilevante prova di democrazia sindacale e di partecipazione. Un risultato articolato e da valutare con attenzione.

Vincono i Si ma i No si affermano in importanti e significativi luoghi di lavoro.


In Lombardia un considerevole numero di lavoratrici, di lavoratori e di pensionati hanno esercitato con consapevolezza il diritto di contare e di decidere sull’importante protocollo nazionale scaturito da una difficile ed anomala trattativa tra il Governo e CGIL, CISL UIL.

E’ il risultato dell’impegno di uomini e donne di CGIL CISL UIL e di delegate e di delegati che hanno insieme costruito le condizioni per realizzare il confronto nei luoghi di lavoro con migliaia di lavoratori e di lavoratrici, insediando migliaia di seggi dove con regolarità hanno votato oltre 900mila cittadini aventi diritto nella nostra regione.

E’ stato un momento di confronto e di ascolto importante che deve essere valorizzato e non disperso.

Come area Lavoro Società CGIL avremmo voluto un percorso di democrazia compiuta con il coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori anche sulla piattaforma presentata al Governo e nella fase della complicata trattativa. Pensiamo che sarebbe stato un referendum ancor più coinvolgente e partecipato se si fosse scelto di dare una informazione plurale presentando agli interessati anche le ragioni del No; si sarebbe arricchito il confronto, invogliata la partecipazione e reso più forte il giudizio espresso. Questo nulla toglie al valore e alla legittimità della consultazione. Il referendum ha rappresentato una scommessa vinta che dà valore ad una scelta che va mantenuta e allargata in futuro: occorre dare a tutti e a tutte la possibilità di contare e di decidere su accordi e su contratti che riguardano le proprie condizioni di lavoro e di vita.

Si ripropone, con questa consultazione, il problema della rappresentanza sindacale e del nostro mancato insediamento in molti luoghi di lavoro.

Il voto di consenso al protocollo promuove la scelta di CGIL CISL UIL.

Il risultato deve essere attentamente valutato e la lettura del voto espresso, sia che si tratti del Si che del No, non può procedere per semplificazioni; l’impegno è quello di capire, rappresentare complessivamente e unitariamente un voto articolato che, pur avendo lo stesso valore, ha aspetti diversificati e una diversa rilevanza a seconda del territorio e delle categorie, e a seconda che provenga dalle lavoratrici e dai lavoratori, dai precari o dalle pensionate e dai pensionati. La lettura disaggregata dei dati è dunque quanto mai necessaria per una valutazione non approssimativa.

L’area programmatica Lavoro Società CGIL aveva espresso il suo giudizio complessivamente negativo sul protocollo, motivando nel merito le ragioni del No.

I risultati confermano che le ragioni del No hanno riscontrato un consenso considerevole nei principali luoghi di lavoro. I No all’accordo sono comunque molti e qualitativamente presenti in tutte le categorie industriali e nella stessa funzione pubblica, e riteniamo che occorra darne la giusta valorizzazione.

La quantità e la qualità dei No in una regione come la Lombardia indicano una sofferenza, un disagio, un’aspettativa delusa che non possono essere rimossi.

Ci sono segnali inequivocabili presenti nel Si come nel No.

L’accordo non è considerato comunque soddisfacente; le critiche sono state diffuse e i contenuti del protocollo non rispondono in modo adeguato alle richieste avanzate nella piattaforma e alle aspettative e ai bisogni del mondo del lavoro.

Le sofferenze, il malessere, la critica che si sono manifestati nei luoghi di lavoro riguardano tutto il sindacato; ci chiamano in causa e ci interrogano sull’efficacia della nostra azione rispetto alla condizione di precarietà diffusa e alle attese di miglioramento.

Quello che abbiamo sentito e visto nelle assemblee chiama in causa una politica disattenta e lontana dal mondo del lavoro e un Governo che deve tradurre in norme legislative l’accordo del 23 luglio.

Esistono le condizioni e le possibilità per migliorare l’accordo nei punti più significativi, indicati anche nelle critiche avanzate da tutta la CGIL in occasione della firma.

Dalle assemblee esce la conferma della necessità di rafforzare il rapporto democratico con i lavoratori e il nostro insediamento nei luoghi di lavoro, iniseme all’esigenza di aggiornare politiche e proposte rivendicative capaci di conquistare diritti e miglioramenti economici e normativi per il lavoro dipendente, nei luoghi di lavoro e nella società.




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