Riunito il comitato direttivo della cgil lombardia sull'accordo col governo . la relazione di susanna camusso


COMUNICATO STAMPA





RIUNITO IL COMITATO DIRETTIVO DELLA CGIL LOMBARDIA SULL'ACCORDO COL GOVERNO . LA RELAZIONE DI SUSANNA CAMUSSO





Si è riunito oggi il Comitato Direttivo della Cgil Lombardia per discutere dell’esito della trattativa col governo in materia di previdenza, stato sociale e mercato del lavoro. Al direttivo, che per l’occasione era allargato all’insieme del gruppo dirigente lombardo territoriale e di categoria, ha partecipato Fulvio Fammoni della Segreteria nazionale della Cgil, del cui intervento daremo conto in un ulteriore comunicato stampa.

Susanna Camusso, nella sua relazione, ha fornito una valutazione complessiva rispetto ad una trattativa che ha giudicato “anomala”.

“Si è ripetuto lo schema che avevamo già conosciuto durante la discussione sulla Finanziaria: oscillazione sulle proposte e incertezza sugli obiettivi; non si può parlare di concertazione, soprattutto perché non sono stati esplicitati obiettivi da condividere, sui quali costruire politiche.

Quindi non è uscito un accordo organico sullo sviluppo, ma un Governo che fa un collage di interessi molto lontani da quell’idea di “patto di legislatura” di cui parlammo al nostro congresso”.

L’ipotesi d’intesa è un documento che cerca di recuperare sui singoli temi, ma manca di una visione complessiva – ha aggiunto Camusso.

“In merito ai singoli capitoli, possiamo dire che alcuni sono per noi molto positivi, sulle “pensioni basse”, mai prima si era raggiunto un risultato simile. E’ il primo accordo sindacale da un numero infinito di anni, e non è un atto unilaterale del Governo ma il frutto di un accordo con le parti sociali non solo sulle pensioni assistenziali.

E’ stata infatti riconosciuta la necessità di un aumento delle pensioni contributive, in base al reddito individuale e non di coppia, che è un criterio che non si ispira alle politiche familiste e che valorizza le pensioni delle donne – notoriamente legate alla reversibilità e più basse a causa degli elementi di forte disparità ancora presenti nel mondo del lavoro “.

Grande peso ha attribuito il Segretario generale della Cgil Lombardia al capitolo riferito ai giovani e a coloro che stanno dentro al sistema con elementi di discontinuità (come i lavoratori ultracinquantenni espulsi dal mondo del lavoro).

“La norma sulla totalizzazione cambia radicalmente quella precedente, dando ai giovani e alle ragazze la possibilità di unificare i contributi anche riferiti a periodi brevi e a casse diverse, e il riscatto ai fini pensionistici della laurea è in sintonia con la nostra idea di riconoscimento del valore dello studio”.

Per Camusso si tratta di innovazioni che non riguardano solo la riforma Maroni, ma che modificano anche la riforma Dini nelle parti che non andavano bene. Questo è un elemento di novità che ci fa dire che abbiamo abbassato l’età pensionabile, perché il 1° gennaio 2008 sarebbe scattato inesorabilmente l’aumento dello scalone Maroni.





Un giudizio positivo riguarda anche la scelta di definire i lavori usuranti ai quali verrà garantito il mantenimento delle condizioni precedenti.

I criteri individuati sono oggettivi e hanno al centro l’idea del lavoro vincolato, quello non solo alla catena di montaggio ma alle macchine a battuta fissa, per turni, notturno, ovunque si svolga.

Un punto di limite è invece rappresentato dal legame tra età anagrafica e quote, che irrigidisce e non permette flessibilità.

Si tratta di un limite del sistema che è stato parzialmente corretto dal fatto che, insieme, sono state portate a quattro le finestre per chi ha raggiunto i 40 anni di contribuzione, anche se le quattro finestre, applicate alle pensioni di vecchiaia, possono comportare qualche elemento di allungamento.

Abbiamo difeso le pensioni di vecchiaia delle donne, e questo è un merito da ascrivere con molta convinzione alla Cgil, che ha affermato con forza, contro chi predicava il contrario, che la parità non sta nel portare l’età pensionabile delle donne a quella degli uomini ma nel combattere tutti gli elementi di disparità presenti nel mondo del lavoro, e di riparare al grave scarto di responsabilità nel lavoro di cura tra i sessi.

Tuttavia abbiamo individuato alcuni elementi che per la Cgil assumono caratteristiche di insopportabilità: nel corso delle ultime ore della trattativa, nel testo presentato unilateralmente dal Governo è scomparsa l’abolizione dello staff leasing e del lavoro a chiamata, anche se il Ministro Damiano in precedenza l’aveva esplicitamente indicate.

Noi pensiamo che si sia scelto di dare un segnale preciso a Confindustria, così come sul contratto a termine, anche se su questo sapevamo di essere da soli a chiedere l’introduzione delle causali per riportare il contratto a termine nell’ambito della contrattazione.

La soluzione possibile era quella del tetto massimo oltre il quale trasformare i contratti a termine in contratti a tempo determinato, riportandoli nei CCNL, ma il testo che è stato consegnato prevede tutt’altro: niente trasformazione dopo 36 mesi, ma soprattutto - e qui si è prodotto un vero e proprio vulnus che colpisce la nostra funzione – si prevede che il sindacato accompagni il lavoratore presso gli Uffici del Lavoro per la proroga del contratto a termine, un criterio che avevamo già bocciato sotto la forma di commissioni di certificazione.

Non a caso questa soluzione è stata giudicata positivamente da Confindustria: il contratto a termine non subisce dunque nessun cambiamento.

“Queste la ragioni – ha aggiunto Susanna Camusso – che ci fanno dire che il nostro giudizio, complessivamente positivo, non mette però in ombra le criticità.

Se è vero, com’è vero, che è in atto un attacco nei nostri confronti, noi non possiamo rispondere secondo logiche minoritarie.

L’attacco è insito nelle scelte di questo governo, le trasformazioni della politica, dei partiti e delle loro forme di rappresentanza è un problema che riguarda tutto il centrosinistra nel suo complesso, e il tema della rappresentanza sociale e dell’attacco la sindacato vede in campo tutte le componenti.

Noi poniamo un primo problema che è quello del rapporto tra le politiche di un Governo e quelle dei governi successivi, che possono essere montate e smontate a seconda degli orientamenti dei governi, e tenendo conto che siamo sorvegliati speciali dall’osservatore europeo.

In questo quadro cresce la paura verso il soggetto sindacato in grado di giocare una rappresentanza sociale, dunque aumentano le pressioni per trasformarlo in una forza che difende interessi corporativi.

Noi siamo posti oggi di fronte ad un’alternativa: introiettare l’attacco che ci viene portato e “balcanizzarci” oppure muoverci e agire nella nostra autonomia.

Questa è una questione che interroga tutti, insieme a quella di come rendiamo esplicito il nostro orientamento.

Certo, è più semplice liquidare la questione con un giudizio sul comportamento della Cgil, ma questo non cambia di una virgola la realtà”.

Secondo Susanna Camusso nel confronto col Governo non basta testimoniare la propria esistenza, ma occorre essere lineari nel giudizio e rispetto alle cose che vogliamo cambiare.

“La Cgil andrà alla consultazione con i lavoratori e prima ancora negli organismi dirigenti, sul mandato dell’organismo che è legittimato a decidere, il Comitato Direttivo nazionale.

Abbiamo interesse che la consultazione e l’espressione del voto dei lavoratori siano dentro un percorso unitario; è importante per noi, ma sappiamo che non è semplice, e se non ci saranno le condizioni, la Cgil farà la consultazione anche da sola”.

Dobbiamo chiedere ai lavoratori un voto a favore del giudizio della Cgil, ha concluso il Segretario della Cgil Lombardia, che esprima una valutazione positiva senza nascondere le criticità e i punti di cambiamento sui quali chiediamo un consenso, con una grande trasparenza, raccogliendo una sfida forte sul terreno della confederalità.



Sesto San Giovanni 25 luglio 2007


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