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CGIL LOMBARDIA UFFICIO STAMPA
CRISI IN LOMBARDIA: I DATI GENNAIO 2011 SULLA CASSA SEGNANO UN MENO SU TUTTE LE TIPOLOGIE, MA I PROBLEMI PERMANGONO.
I dati sulla cassa integrazione di gennaio 2011 elaborati dal Dipartimento Politiche Contrattuali della CGIL Lombardia confermano la positiva riduzione di ore rispetto ai numeri eccezionali del gennaio 2010, che si era chiuso (vedi dati precedentemente elaborati) con 314.277.391 ore (+16%) rispetto al già pesantissimo dato del 2009.
Complessivamente la cassa di gennaio 2011 segna un meno rispetto a tutte le tipologie ( -60% l’ordinaria, -40% la straordinaria, -50% la cassa in deroga).
Complessivamente la cassa segna un -52%. Tuttavia i 12.938.244 di ore richieste rappresentano comunque un dato ancora molto alto.
Dunque la crisi non è superata; il quadro generale, derivato dalle conseguenze di una crisi strutturale, che pesa profondamente sul sistema industriale e sull’occupazione in Lombardia, rimane preoccupante.
IL saldo occupazionale della nostra regione per il 2010 è stato pari a -1,2%.
L’uscita vera dalla crisi si ha solo in presenza di una ripresa della buona occupazione, di una politica industriale innovativa e di una drastica riduzione del lavoro precario.
I dati della Cassa di gennaio 2011.
I dati dell’Inps sulla cassa integrazione del gennaio 2011, da noi elaborati, confermano il trend di positiva e parziale discesa, anche se occorre considerare che il raffronto è con l’eccezionalità del 2009 e del 2010.
La cassa in deroga rappresenta, ormai stabilmente, qualcosa come il 23,% del totale, con una significativa inversione di tendenza.
Complessivamente la cassa integrazione, nel raffronto tra il 2011 e il 2010, è calata del 51,55%.
La cassa ordinaria diminuisce (-59,98%), come quella straordinaria (-39,52%) e quella in deroga (- 50,42%).
Le imprese stanno ricostruendo i mezzi di produzione e stanno rispondendo ad una domanda in lieve crescita.
Il settore dell’artigianato, dell’industria e del commercio sono quelli che più hanno beneficiato del rimbalzo positivo. La cassa per l’artigianato è pari a -53,73%, per l’industria -53,78% e per il commercio a -52,61%.
Sono il settore dell’edilizia (+50,35%), quello degli alimentari (+57%), l’alberghiero e i pubblici esercizi (+340%) e gli altri settori vari (+23,31%) a non beneficiare dei sintomi della ripresa
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La variazione della cassa integrazione totale tendenziale e annuale (trattandosi del primo mese dell’anno) è pari a meno 51,55%%, quella congiunturale, cioè la variazione sul mese precedente (gennaio 2011 su dicembre 2010) è pari a -26,12%.
I settori meno beneficiati dalla parziale inversione di tendenza della cassa integrazione, cioè quelli che si trovano sopra la linea della media regionale (-51,55%) sono l’alberghiero (+340,06%), l’industria lapidei (+256,04%), l’industria edile (56,76%), l’artigianato lapidei (28,67%, l’artigiano edile (+24,15%), il legno (+56,99%). Al di sotto si attestano invece l’alimentare (-31,17%), il tessile (- 23,33%), il settore pelli e cuoio (-9,85%), gli impianti edilizia (- 15,38%), i trasporti le telecomunicazioni (-20,92%), il commercio al minuto (-11,87%), gli intermediari (-45,22%).
A livello provinciale si confermano sostanzialmente alcune tendenze storiche:
Como (+33,80%) e Sondrio (+1,28%) sono sopra la media, mentre al di sotto troviamo Lecco (-30,19%), Mantova (-20,74%), Pavia (-37,35%), Bergamo (- 46,24%) Milano (-51,46%), Varese (-73,16%), Lodi (-81,71%), Cremona (-53,72%), Brescia (-53,55%).
Se invece consideriamo il numero equivalente delle ore di cassa integrazione per occupato, cioè del numero “aggiuntivo” di persone senza lavoro, troviamo: Bergamo al 2,39%, Brescia al 5,64%, Como al 3,12%, Cremona all’1,89%, Lecco al 6,72%, Lodi allo 0,67%, Milano all’1,62%, Mantova al 2,90%, Pavia all’1,55%, Sondrio all’1,05%, Varese al 3,26%.
La media regionale si colloca al 2,65% (vedi tabella).
Alcune considerazioni
“Siamo in presenza di dati e segnali incoraggianti da un lato e contrastanti dall’altro tra la crescita e la riduzione della produzione, delle esportazioni, dei fatturati e dei beni di consumo nei diversi settori.
La riduzione di ore di cassa, insieme ad altri indicatori, sono segnali di una timida inversione di tendenza da consolidare e aiutare con adeguate politiche e con interventi innovativi di sistema.
I dati positivi riscontrati sulla cassa vanno confrontati con dati complessivi precedentemente da noi riportati in rapporto alla situazione generale del 2010 in Lombardia, inerenti al numero dei lavoratori interessati alla cassa (circa 170.000), alla perdita dei posti di lavoro (circa 200.000) in due anni, alla crescita della disoccupazione (dal 3,7 % al 4,9%), alla riduzione del tasso di occupazione (43,
8% rispetto al 45,3% del 2008), alla crescita del 13% del numero dei licenziati (55.000).
Inoltre nel 2010 aumenta la precarietà: il 75% delle assunzioni è stata fatta con un contratto precario, a progetto e a tempo determinato; in particolare sono coinvolti i giovani e le donne, che vedono compromessa la possibilità di progettare il proprio futuro.
Rimane pertanto l’allarme sulla disoccupazione e sulla qualità dell’occupazione, in Lombardia come sul piano nazionale.
La produzione nazionale segna una ripresa mediamente del 5%, ma si misura con il tonfo nell’abisso del -20% registrato nel 2009.
Gli indicatori confermano miglioramenti per il primo trimestre 2011 che sono da verificare, e che non rappresentano ancora, purtroppo, solidi segnali di controtendenza rispetto a una crisi che vede aumentare la sua componente strutturale.
Molte sono le aziende ancora in una situazione di preoccupante difficoltà.
Le imprese non riescono ancora a trovare uno sbocco consolidato alla crisi, soprattutto perché la domanda estera intercettata dalle imprese tende a ridursi.
Una parte delle imprese sta ricostruendo i mezzi di produzione e innovando i prodotti, e ha la capacità di intercettare parte della difficile domanda estera, che è tuttavia insufficiente e che non compensa la perdita pesante della domanda del mercato interno, al quale si rivolge la grande maggioranza delle imprese lombarde.
Inoltre, come richiamato da Unioncamere e Confindustria, ci vorranno comunque anni per risalire dalla profondità della crisi, dalla caduta della produzione industriale e del fatturato, nonché per poter assistere al rilancio di un’adeguata domanda interna.
La competitività di sistema
Il problema della competitività e della qualità di sistema è legato alla bassa produttività degli investimenti rispetto agli altri paesi europei e non all’intensità del lavoro, che in Italia è superiore alla media europea rispetto alle ore lavorate e ai regimi di flessibilità interni alle aziende. E lo stesso mercato del lavoro italiano, con oltre 34 modelli (flessibili e precari) di ingresso è tra i più flessibili tra i paesi area OCSE.
Le nostre valutazioni
Siamo in presenza di una lieve inversione di tendenza che non permette ancora di arginare la disoccupazione e la precarietà.
Il quadro tracciato conferma la cosiddetta “ripresa senza occupazione”, vale a dire la presenza di segnali deboli, minimi che inducono speranza ma non possono essere superficialmente utilizzati per sostenere la tesi dell’uscita dal tunnel della crisi.
Il mercato a competizione globale richiede specializzazione, innovazione di prodotto, diversificazione, investimenti, infrastrutture, collaborazioni con università e saperi, interventi pubblici, politiche di risparmio energetico.
Per questo sono sempre più urgenti politiche di sviluppo che sappiano portare il Paese realmente fuori dalla crisi e, nel nostro specifico, sappiano rilanciare il tessuto economico e produttivo lombardo con basi produttive solide e con buona occupazione.
Invece abbiamo un Paese fermo e in forte ritardo per responsabilità di un Governo impegnato su altro.
Le previsioni, a fronte di una riduzione del Pil pari a -4,5 nel 2010, non prospettano tassi di crescita adeguati e necessari per il 2011 e il 2012 tali da far prevedere l’uscita dalla crisi.
La spesa pubblica, compressa ulteriormente dai tagli depressivi previsti in finanziaria, invece di svolgere un ruolo anticiclico, causerà un aumento del disagio sociale e comprimerà ulteriormente il mercato del lavoro e la domanda interna.
Sono necessari impegni seri, sul piano nazionale come su quello regionale, che vadano in controtendenza rispetto alle scelte inique e sbagliate compiute dal Governo.
Occorrono un ripensamento del modello industriale lombardo e un intervento pubblico che, oltre a sostenere misure di difesa come la cassa nelle sue varie forme, favoriscano e indirizzino una politica industriale innovativa sul piano qualitativo, che salvaguardi l’occupazione senza disperdere professionalità e saperi acquisiti, e rilanci i consumi interni attraverso politiche salariali e fiscali in favore del lavoro dipendente e dei pensionati.
Questa è la vera sfida che dobbiamo cogliere, per guardare oltre la crisi.
Ecco perché la CGIL Lombardia - dopo il positivo accordo ponte raggiunto con la Regione per il rifinanziamento della cassa in deroga fino alla fine di marzo 2011, con l’impegno di giungere ad un nuovo, più innovativo Accordo Quadro per gli ammortizzatori in deroga e le politiche attive, con la relativa copertura economica per tutto il 2011 - conferma il proprio impegno a continuare ad incalzare la Regione Lombardia sulle politiche industriali, l’innovazione, le infrastrutture, per contrastare la crisi e difendere sviluppo e occupazione”.
Sesto San Giovanni 15 febbraio 2011
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