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CGIL LOMBARDIA - UFFICIO STAMPA
CRISI IN LOMBARDIA: IL PUNTO DELLA SITUAZIONE SUL 2010: I DATI COMPLESSIVI SULLA CASSA (+16%) CONFERMANO LA PRESENZA DI UNA CRISI DIFFICILE, L’USCITA DALLA QUALE PREVEDE TEMPI LUNGHI.
SONO PRESENTI SEGNALI POSITIVI MA IL QUADRO GENERALE RIMANE ALLARMANTE.
LA CRISI MORDE ANCORA E SI FA SENTIRE SULL’OCCUPAZIONE E SULLA SUA QUALITA’. IL TASSO DI OCCUPAZIONE E DI ATTIVITA’ SI RIDUCE E AUMENTA QUELLO DI DISOCCUPAZIONE.
54.239 I LICENZIATI, 170.000 LAVORATORI INTERESSATI ALLA CASSA, 210.000 POSTI DI LAVORO PERSI.
A cura del Dipartimento Politiche Contrattuali della CGIL Lombardia
I dati Inps da noi elaborati relativi al raffronto tra la cassa del 2010 e quella del 2009, (anno già pesantemente interessato dalla crisi, con 273 milioni di ore), indicano un ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali, con un aumento del 16% e un ammontare complessivo di 314.277.391ore. Si confermano, purtroppo, la profondità e il carattere strutturale della crisi, evidenziati anche dall’aumento delle cassa straordinaria e in deroga e dal numero dei licenziamenti.
Dati peggiori del solito e, come ha sottolineato la CGIL nazionale, tra i più alti rispetto a quelli delle altre regioni in rapporto al monte complessivo di 1,2 miliardi di ore di cassa richieste.
Se diminuisce positivamente la cassa integrazione ORDINARIA, con 110.101.809 ore autorizzate (-39%), si hanno ancora aumenti significativi di cassa STRAORDINARIA, con 116.454.585 ore autorizzate (+123%) e della cassa in DEROGA, con 87.720.997 ore autorizzate (+132%): circa il 28% del totale.
Dati della cassa in deroga da marzo 2009 a gennaio 2011, a seguito dell’accordo tra le parti sociali e la Regione.
Numero di aziende coinvolte: 13.321
Numero lavoratori coinvolti: 93.311
Valore ore CIG richieste: 1.408.238.938
Si aggira intorno alla cifra dei 170.000, sulla base degli indicatori forniti degli Enti e da noi elaborati, il numero dei lavoratori dipendenti coinvolti complessivamente dagli interventi della cassa.
Occorre avere sempre presente che dietro ai numeri della crisi ci sono uomini e donne reali, famiglie intere che da mesi vivono in condizioni di estrema difficoltà, con l’unico, ridotto sostegno economico della cassa integrazione, che per molti si sta peraltro esaurendo.
Questi dipendenti nella condizione di cassintegrati ricevono da tempo coperture economiche insufficienti, mentre molti precari - lavoratori con contratti di collaborazione e a tempo determinato (in maggior parte giovani e donne) - stanno pagando il peso maggiore della crisi, con la prospettiva di un futuro incerto e senza coperture rispetto al loro reddito.
I dati relativi ai licenziamenti e agli inserimenti nelle liste di mobilità del 2010 sul 2009 (vedi tabelle e incidenza nei vari territori),
fanno registrare un aumento del +13%, per un totale di 54.239 lavoratrici e lavoratori interessati (3.517 nel mese di dicembre).
Di questi, 20.657 (+12,50%) con la legge 223/91 (mobilità), e 33.457 (+11,24%) con la legge 236/93 (disoccupazione). A questi licenziati occorre sommare i 1.196 lavoratori coinvolti nei processi di esubero attraverso l’utilizzo della mobilità in deroga.
Allarme sulla disoccupazione e sulla qualità dell’occupazione
2010: 550.000 POSTI DI LAVORO IN USCITA, 330.000 IN ENTRATA, 210.000 POSTI PERSI
La capacità di creare nuove possibilità di lavoro in Lombardia tra il 2009 e il 2010 non solo è negativa, ma presenta aspetti di seria difficoltà soprattutto se pensiamo alla specializzazione produttiva. Il saldo complessivo nel periodo considerato è negativo del 4,5%, pari a circa 210.000 posti di lavoro persi. Ma questo è, giustappunto, un saldo.
In realtà, a rigor di logica, i posti di lavoro in uscita sono circa 550.000, solo in parte compensati da nuovi ingressi. (vedi tabella)
Da notare che i nuovi ingressi non sempre, anzi quasi mai, coincidono con i lavori persi.
Perdere in meno di due anni 550.000 posti di lavoro è rappresentativo dello stato reale della crisi lombarda. Indiscutibilmente le imprese che ricorrono alla CIG si riducono con il passare del tempo (oggi siamo al -22,6%), ma aumentano le ore per le imprese in condizione di crisi strutturale.
I dati 2010 sulle assunzioni confermano che:
oltre il 70% delle assunzioni nel 2010 avvengono con un contratto precario, a progetto e a tempo determinato; in particolare coinvolgono i giovani e le donne, che vedono compromessa la possibilità di progettare il proprio futuro dal momento che vengono meno le garanzie minime necessarie di un lavoro e di un reddito stabili.
La disoccupazione in aumento
Si aggiungano le previsioni Unioncamere, che indicano per il 2011 - a conferma dei dati da noi elaborati - un tasso di occupazione del 43,8% rispetto al 45,3% del 2008;
un tasso di disoccupazione del 4,9% rispetto al 3,7% del 2008;
un tasso di attività del 46% rispetto al 47,1% del 2008.
Queste previsioni confermano il progressivo aumento della disoccupazione e un peggioramento della qualità occupazionale anche nella “ricca” Lombardia.
La crisi dunque permane nella sua gravità, morde ancora e si fa sentire anche sul piano dell’occupazione e della sua qualità, e non si prospettano all’orizzonte politiche di sviluppo efficaci, scelte industriali innovative né per il Paese né per la nostra regione.
La variazione della cassa, l’incidenza e i settori colpiti
La variazione della cassa integrazione totale tendenziale sullo stesso mese (dicembre 2010 su dicembre 2009), è pari a -48%, mentre la cassa diminuisce: -22% quella in deroga, -74% l’ordinaria e -6% la straordinaria
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I settori più colpiti dalla cassa integrazione, cioè quelli che si trovano sopra la linea della media regionale (16%) sono:
servizi (194,53%), commercio (112,94%), installazione impianti per edilizia (169,45%), estrazione minerali metalliferi (18,83%), legno (57,34%), abbigliamento (44,80%), alimentari (27,68%), lavorazioni minerali non metalliferi (56,37%), carta e stampa (38,72%), attività economiche connesse all’agricoltura (20,81%), artigianato edile (19,12%), industria lapidei (24,22%), altro (167,77%), artigiano lapidei (46,15%). (vedi tabella)
A livello provinciale si confermano sostanzialmente alcune tendenze storiche. Sopra la linea di demarcazione della crescita della cassa integrazione della Lombardia (16%%) troviamo:
Bergamo (54,32%), Milano (29,64%), Lodi (23,35%), Cremona (20,29%), Brescia (19,31%), Sondrio (18,58%). Al di sotto della linea regionale troviamo: Varese (-4,84%), Mantova (-4,70%), Lecco (-6,13%), Como (14,45%), Pavia (-17,39%), (vedi tabella)
L’incidenza della cassa sulla popolazione.
Se invece consideriamo il numero equivalente delle ore di cassa integrazione per occupato, cioè del numero “aggiuntivo” di persone senza lavoro, troviamo:
Bergamo al 6,30%, Brescia al 8,27%, Como al 8,20%, Cremona al 5,22%, Lecco al 8,92%, Lodi al 2,79%, Milano al 3,26%, Mantova al 3,44%, Pavia al 3,80%, Sondrio all’1,47%, Varese al 9,65%. La media regionale si colloca al 5,36%. (vedi tabella)
La crisi non è superata
Non ci sono, purtroppo, solidi segnali di controtendenza rispetto a una crisi che vede aumentare la sua componente strutturale. Molte sono le aziende ancora in una situazione di preoccupante difficoltà. (vedi tabelle allegate su crisi territori e situazioni più significative)
I dati dell’Inps, relativi alla cassa integrazione, ai licenziamenti, ai livelli occupazionali 2010, confermano il trend e le difficoltà dell’intera economia lombarda.
Le imprese non riescono ancora a trovare uno sbocco consolidato alla crisi, soprattutto perché la domanda estera intercettata dalle imprese lombarde tende a ridursi.
Una parte delle imprese stanno ricostruendo i mezzi di produzione e innovando i loro prodotti e hanno la capacità di intercettare parte della difficile domanda estera, questa è insufficiente e non compensa la perdita pesante della domanda del mercato interno, al quale si rivolge la grande maggioranza di imprese lombarde.
Inoltre, come richiamato da Unioncamere e Confindustria, pur non mancando segnali incoraggianti, ci vorranno anni per risalire dalla profondità della crisi, dalla caduta della produzione industriale e del fatturato, nonchè per poter assistere al rilancio di un’adeguata domanda interna.
La competitività di sistema
Il problema della competitività e della qualità di sistema è legato alla bassa produttività degli investimenti rispetto agli altri paesi europei (vedi tabella),
e non all’intensità del lavoro, che in Italia è superiore alla media europea rispetto alle ore lavorate e ai regimi di flessibilità interni alle aziende. E lo stesso mercato del lavoro italiano, con oltre 34 modelli (flessibili e precari) di ingresso è tra i più flessibili tra i paesi area OCSE.
Le nostre valutazioni
Il quadro tracciato conferma la cosiddetta “ripresa senza occupazione”, vale a dire la presenza di segnali che provengono più dall’economia finanziaria che da quella reale.
Per questo sono sempre più urgenti politiche di sviluppo che sappiano portare il Paese fuori dalla crisi e, nel nostro specifico, sappiano rilanciare il tessuto economico e produttivo lombardo, con basi produttive solide e con buona occupazione.
Invece abbiamo un paese fermo per responsabilità di un Governo impegnato su altro.
Le previsioni, a fronte di una riduzione del Pil di - 4,5 nel 2010, non prospettano tassi di crescita adeguati e necessari per il 2011 e 2012 tali da far prevedere l’uscita dalla crisi.
La spesa pubblica, compressa ulteriormente dai tagli depressivi previsti in finanziaria, invece di svolgere un ruolo anticiclico, causerà un aumento del disagio sociale e comprimerà ulteriormente il mercato del lavoro e la domanda interna.
L’uscita vera dalla crisi si ha solo in presenza di una ripresa della buona occupazione e con una innovata politica industriale e una drastica riduzione del lavoro precario.
E’ necessaria una più rigorosa assunzione di responsabilità, sono necessari impegni seri, sul piano nazionale come su quello regionale, che vadano in controtendenza rispetto alle scelte inique e sbagliate compiute dal Governo.
Occorrono un ripensamento del modello industriale lombardo e un intervento pubblico che, oltre a sostenere misure di difesa come la cassa nelle sue varie forme, favoriscano e indirizzino una politica industriale innovativa sul piano qualitativo, che salvaguardi l’occupazione senza disperdere professionalità e saperi acquisiti, e rilanci i consumi interni attraverso politiche salariali e fiscali in favore del lavoro dipendente e dei pensionati.
Questa è la vera sfida che dobbiamo cogliere, per guardare oltre la crisi.
Ecco perché sulle priorità che abbiamo indicato, la CGIL Lombardia - dopo il positivo accordo ponte raggiunto con la Regione per il rifinanziamento della cassa in deroga fino alla fine di marzo 2011, con l’impegno di giungere ad un nuovo, più innovativo Accordo Quadro per gli ammortizzatori in deroga e le politiche attive, con la relativa copertura economica per tutto il 2011 - conferma il proprio impegno a continuare ad incalzare la Regione Lombardia sulle politiche industriali, l’innovazione, le infrastrutture, per contrastare la crisi e difendere sviluppo e occupazione.
Sesto San Giovanni 26/1/201 1
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