A cura del Dipartimento Politiche Contrattuali della CGIL Lombardia

Crisi in Lombardia: da febbraio a marzo 2011 ricomincia a salire la cassa integrazione, anche se resta in calo rispetto ai tre mesi precedenti. I problemi permangono: non si fermano i licenziamenti e aumentano la disoccupazione e il lavoro precario.

I dati sulla cassa integrazione di marzo 2011, sebbene facciano registrare una nuova impennata se confrontati con quelli di febbraio, confermano la positiva riduzione di ore rispetto ai mesi precedenti e ai numeri eccezionali del 2010, anno che si era chiuso con 314.277.391 ore, il 16% in più sul già pesantissimo dato del 2009.

La cassa integrazione di marzo 2011 dunque, rispetto al trimestre gennaio-marzo del 2010, segna un meno rispetto a tutte le tipologie, (-61% l’ordinaria, -25% la straordinaria, -31% la cassa in deroga). Complessivamente siamo al -42%.

L’elemento preoccupante è l’innalzamento del 58% (ordinaria 19%, straordinaria 116% e la deroga del 20%) della cassa a marzo rispetto al mese precedente, mentre le 57.096.938 ore autorizzate nel primo trimestre 2011 rappresentano un dato ancora molto alto.
I dati della cassa, relativi al primo trimestre, in particolare al mese di marzo, insieme al numero dei licenziamenti che non si fermano e ammontano già a 16.086, confermano le difficoltà a uscire dalla crisi strutturale.

La crisi non è superata: il quadro generale, derivato dalle conseguenze di una crisi strutturale che pesa profondamente sul sistema industriale e sull’occupazione in Lombardia, rimane preoccupante.
Inoltre in Lombardia aumentano il lavoro nero e l’economia illegale come indicano i risultati delle ispezioni; nel 2010 su circa 25.000 aziende controllate il 60% sono risultate in posizione irregolare e il 31% di lavoratori sono risultati in nero.
L’uscita vera dalla crisi si può avere solo in presenza di una ripresa produttiva accompagnata dalla buona occupazione, di una politica industriale innovativa e di una drastica riduzione del lavoro precario.

Cassa integrazione marzo 2011

La cassa in deroga rappresenta, ormai stabilmente, il 24,% del totale, con una significativa inversione di tendenza rispetto al periodo gennaio-marzo del 2010 del -31,65%.
Complessivamente la cassa integrazione, nel rapporto tra il 2011 e il 2010, è calata del 42,11%: segno che le imprese stanno ricostruendo i mezzi di produzione e rispondono ad una domanda in lieve crescita.
La cassa ordinaria diminuisce del 61,27%, quella straordinaria del 25,21%, quella in deroga si comprime del 31,65%.
I settori dell’artigianato, dell’industria e del commercio sono quelli che più ne hanno beneficiato. La cassa per l’artigianato è pari a -49,24%: per l’industria -45,01% e per il commercio -35,33%.
Sono il settore dell’edilizia (53,26%) e i settori vari (146,73%) a non beneficiare della parziale ripresa. Inoltre occorre sottolineare che non cresce il tasso di occupazione, ma piuttosto il reintegro dei lavoratori temporaneamente esclusi dal processo produttivo. Infatti, il saldo occupazionale della Lombardia per tutto il 2010 è stato pari a -1,2%.
La variazione della cassa integrazione tendenziale è pari a -35,02%, mentre la variazione congiunturale, cioè la variazione sul mese precedente (marzo 2011 su febbraio 2011) è pari a 58,15%, segna una crescita rispetto al periodo febbraio-gennaio 2011.
I settori meno beneficiati dalla parziale inversione di tendenza della cassa integrazione, quelli che si trovano sopra la linea della media regionale (-42,11%) sono: tessile (-34,45%), impianti edilizia (-31,06%), trasporti telecomunicazioni (-28,04%), alimentari (-25,63%), artigianato lapidei (-24,31%), legno (-14,63%), artigianato edile (12,21%), alberghi (9,52%), commercio al minuto (6,76%), pelli e cuoio (28,31%), industria lapidei (67,93%), industria edile (73,66%).
A livello provinciale si confermano sostanzialmente alcune tendenze storiche. Sopra la linea di demarcazione della crescita della cassa integrazione della Lombardia (-42,11%) troviamo: Brescia (-35,18%), Mantova (-31,33%), Lecco (-21,93%), Pavia (-19,01%), Lodi (-5,68%), Sondrio (2,16%).
Se invece consideriamo il numero equivalente delle ore in cassa integrazione per occupato, cioè il numero “aggiuntivo” di persone senza lavoro, troviamo: Brescia al 7,21%, Lecco al 6,79%, Varese al 6,40%, Como al 5,59%, Bergamo al 3,61%, Pavia al 3,34%, Mantova al 2,87%, Lodi al 2,85%, Cremona al 2,61%, Milano al 2,35%, Sondrio all’1,85%. La media regionale si colloca al 3,90%. (v. tabella)
I licenziamenti sulla base della legge 223 e 236, nel primo trimestre sono 16.086. Di questi, 5.926 con la legge 223/91 (mobilità), e 10.137 con la legge 236/93 (disoccupazione).
Il numero dei licenziati rimane alto, sostanzialmente invariato e il fenomeno non si ferma.

Alcune considerazioni

Siamo in presenza di dati e segnali incoraggianti da un lato e contrastanti dall’altro, tra la crescita e la riduzione della produzione, delle esportazioni, dei fatturati e dei beni di consumo nei diversi settori.
La riduzione di ore di cassa, insieme ad altri indicatori, sono segnali di una timida inversione di tendenza da consolidare e aiutare con adeguate politiche e con interventi innovativi di sistema.

I dati positivi riscontrati sulla cassa vanno confrontati con i dati complessivi precedentemente da noi riportati in rapporto alla situazione generale del 2010 in Lombardia, inerenti al numero dei lavoratori interessati alla cassa (circa 170.000), alla perdita dei posti di lavoro (circa 200.000) in due anni, alla crescita della disoccupazione (dal 3,7 % al 4,9%), alla riduzione del tasso di occupazione (43,8% rispetto al 45,3% del 2008), alla crescita del 13% del numero dei licenziati (55.000).
Inoltre nel 2010 è aumenta la precarietà: il 75% delle assunzioni è stata fatta con un contratto precario, a progetto e a tempo determinato; in particolare sono coinvolti i giovani e le donne, che vedono compromessa la possibilità di progettare il proprio futuro.

In Lombardia come sul piano nazionale rimane, pertanto, l’allarme sulla disoccupazione e sulla qualità dell’occupazione.
La produzione nazionale segna una ripresa mediamente del 5%, ma si misura con il tonfo nell’abisso del -20% registrato nel 2009.

Gli indicatori confermano miglioramenti anche per il primo trimestre 2011 che non rappresentano ancora, purtroppo, solidi segnali di controtendenza rispetto a una crisi che vede aumentare la sua componente strutturale.
Molte sono le aziende ancora in una situazione di preoccupante difficoltà e  molte imprese faticano a trovare uno sbocco consolidato alla crisi.
Una parte di loro sta ricostruendo i mezzi di produzione e innovando i prodotti intercetta una quota della difficile domanda estera, che è tuttavia insufficiente e non compensa la perdita pesante della domanda del mercato interno, al quale si rivolge la grande maggioranza delle imprese lombarde.
Inoltre, come richiamato da Unioncamere e Confindustria, ci vorranno anni per risalire dalla profondità della crisi, dalla caduta della produzione industriale e del fatturato, e per poter assistere al rilancio di un’adeguata domanda interna.

La competitività di sistema

Il problema della competitività e della qualità di sistema è legato alla bassa produttività degli investimenti rispetto agli altri paesi europei e non all’intensità del lavoro, che in Italia è superiore alla media europea rispetto alle ore lavorate e ai regimi di flessibilità interni alle aziende.
E lo stesso mercato del lavoro italiano, con oltre 34 modelli (flessibili e precari) di ingresso è tra i più flessibili tra i paesi area OCSE.

Le nostre valutazioni

Siamo in presenza di un lieve inversione di tendenza che non permette ancora di arginare la disoccupazione e la precarietà.
Il quadro tracciato conferma la cosiddetta “ripresa senza occupazione”, vale a dire la presenza di segnali deboli, minimi, che inducono speranza ma non possono essere ancora utilizzati per sostenere la tesi dell’uscita dal tunnel della crisi. Il mercato a competizione globale richiede specializzazione, innovazione di prodotto, diversificazione, investimenti, infrastrutture, collaborazioni con università e saperi, interventi pubblici, politiche di risparmio energetico.
Per questo sono sempre più urgenti politiche di sviluppo che sappiano portare il Paese realmente fuori dalla crisi e, nel nostro specifico, sappiano rilanciare il tessuto economico e produttivo lombardo con basi produttive solide e con buona occupazione.
Invece abbiamo un Paese fermo e in forte ritardo per responsabilità di un Governo impegnato su altro.
 

Le previsioni, a fronte di una riduzione del Pil pari a -4,5 nel 2010, non prospettano tassi di crescita adeguati e necessari per il 2011 e il 2012 tali da far prevedere l’uscita dalla crisi.
La spesa pubblica, compressa ulteriormente dai tagli depressivi previsti in finanziaria, invece di svolgere un ruolo anticiclico, causerà un aumento del disagio sociale e comprimerà ulteriormente il mercato del lavoro e la domanda interna.

Sono necessari impegni seri, sul piano nazionale come su quello regionale, che vadano in controtendenza rispetto alle scelte inique e sbagliate compiute.

Occorrono un ripensamento del modello industriale lombardo e un intervento pubblico che, oltre a sostenere misure di difesa, favoriscano il rilancio della ricerca e indirizzino una politica industriale innovativa sul piano qualitativo, che salvaguardi l’occupazione senza disperdere professionalità e saperi acquisiti, e rilanci i consumi interni attraverso politiche salariali e fiscali in favore del lavoro dipendente e dei pensionati.

Questa è la vera sfida che dobbiamo cogliere, per guardare oltre la crisi.

Ecco perché la CGIL Lombardia - dopo il positivo accordo raggiunto con la Regione per il rifinanziamento della cassa in deroga e le politiche attive per tutto il 2011 - conferma il proprio impegno a continuare ad incalzare la Regione Lombardia e riafferma le ragioni sociali che stanno alla base dello sciopero generale del 6 maggio a sostegno di proposte concrete, per politiche innovative e diverse da parte del Governo, per contrastare la crisi e difendere i diritti, per l’equità e l’eguaglianza sociale e la redistribuzione della ricchezza, per una politica industriale innovata, capace di favorire la ripresa e difendere e sviluppare buona occupazione.

Login
Webmaster CGIL Lombardia: Via Palmanova 22 - 20132 Milano | e-mail: cgil_lombardia@cgil.lombardia.it | telefono 39 02 262541 | fax 39 02 2480944 | CGIL LOMBARDIA Codice Fiscale : 94554190150 Web Privacy Policy e Cookies