Sanita’: come andare oltre santa rita. documento di cgil cisl uil lombardia




CGIL CISL UIL LOMBARDIA
SANITA’: COME ANDARE OLTRE SANTA RITA


Quanto emerge dalle indagini giudiziarie relative all’attività di alcuni medici della Clinica Santa Rita di Milano, impone a tutti gli attori del sistema sanitario regionale (Regione, Aziende Sanitarie, forze politiche e forze sindacali, medici, operatori sanitari e socio sanitari) un’approfondita riflessione, per capire quali sono le condizioni che hanno reso possibile tutto ciò e, su questa base, individuare le iniziative da porre in essere al fine di rendere il sistema sanitario più impermeabile ad azioni criminose e truffe a danno delle persone e dell’intera comunità.

I fatti contestati, l’inappropriatezza, spinta agli estremi, degli interventi che hanno alimentato il perverso sistema truffaldino, hanno la loro radice anche in una pratica, purtroppo largamente diffusa, che considera l’ammalato come espressione sintomatologica di patologia e, dunque, come “utile strumento” per diverse finalità e non come “persona umana”, il fine dell’azione sanitaria, la cui dignità ed i cui diritti vanno salvaguardati sempre e comunque.

Quanto è accaduto è, dunque, il risultato inaccettabile dell’aver anteposto alla centralità della persona, che è principio costitutivo del sistema sanitario, l’interesse economico e il profitto perseguiti in violazione di tutte le norme di legge e delle regole deontologiche in essere, a beneficio sia della proprietà che di alcuni operatori.

In ragione di quanto sopra ci sembrano pertinenti le seguenti considerazioni e indicazioni, alcune delle quali finalmente presenti anche nelle ultime riflessioni pubbliche del presidente Formigoni :

1. Nel modello organizzativo lombardo:

a) la programmazione della riorganizzazione, riqualificazione e sviluppo della rete dei servizi, quale metodo e strumento di governo, ha preso avvio con il PSSR 2002-2005 con quasi cinque anni di ritardo sui tempi indicati dalla legge regionale. È fuori discussione che l’assenza di un quadro condiviso di obiettivi da perseguire attraverso il sistema di servizi, abbia favorito il prevalere del criterio dell’offerta di prestazioni sulla domanda e sulla appropriatezza ed utilità e, dunque, il formarsi di prassi e modalità speculative in particolare nell’aera del privato accreditato.
b) nella prima fase di attuazione della legge (anni 1998 – 2003) le disposizioni sul rapporto pubblico-privato, quali contenute nella LR n. 31, non sono state applicate avendo la Giunta scelto di privilegiare la libera concorrenza tra strutture pubbliche e private, determinando così uno spostamento importante di attività dal pubblico al privato.
c) la contrattazione tra l’Azienda Sanitaria Locale, in qualità di acquirente, e l’Azienda Ospedaliera o struttura privata accreditata, in qualità di produttore di prestazioni, è stata avviata solo nel 2004 e in termini di mero strumento di controllo dei costi economici, ben lontano dallo strumento contrattuale indicato dalla legge e relativo alla tipologia delle prestazioni, alla loro quantità, qualità e costi

2. Dall’introduzione del sistema di accreditamento sono passati più di dieci anni ed è pertanto opportuno convenire che il tempo delle deroghe agli standard strutturali ed organizzativi è ormai scaduto. Da ciò ne consegue che le strutture sanitarie, soprattutto quelle private, non in possesso di tali standard non devono essere ulteriormente accreditate in termini transitori. Questa è la condizione essenziale per porre fine alle forme di lavoro precarie e non tutelate presenti in molte strutture e alla prassi del pagamento del medico in base alla prestazione effettuata. Infatti, in base alle regole sull’accreditamento, la struttura deve dimostrare di essere in grado di assicurare con il proprio personale dipendente le prestazioni contrattualmente convenute con l’ASL.

3. Il sistema di finanziamento del servizio sanitario attraverso i DRG, cioè le tariffe predefinite per le singole prestazioni o interventi sanitari, in vigore dal 1 gennaio 1994, richiede, ormai, una seria e libera riflessione in ordine alla sua congruenza ed ha, comunque, bisogno di adattamenti che ne riducano l’utilizzo speculativo e gli imbrogli operati per aumentare gli incassi della struttura, privata o pubblica che sia.
a) In ordine a ciò occorrerebbe articolare il sistema in modo che il saldo delle risorse dovute all’ospedale, per percentuali di una qualche importanza, avvenga solo come esito positivo di una verifica sull’appropriatezza delle prestazioni erogate dalla struttura.
b) Sono, poi, in molti a sostenere la necessità del superamento dei DRG attraverso l’introduzione del budget di struttura determinato sulla base dell’andamento della spesa storica e dai costi delle attività previste dagli strumenti di programmazione annuale e pluriennale. Riteniamo pertanto utile ed opportuno che in alcune strutture pubbliche e private accreditate si possa dar corso alla sperimentazione di questa modalità di finanziamento, con l’obiettivo di estenderne e generalizzarne l’applicazione.

4. Assume, poi, grande rilevanza etica il tema della legittimità o meno del profitto economico conseguito nelle strutture sanitarie private. Tema certo non nuovo che ha la sua fonte nella Costituzione che all’art. 41 afferma che l’iniziativa economica privata è libera. Tuttavia quando sono in gioco l’affermazione e l’esercizio di diritti fondamentali della persona (la salute in primo luogo), l’iniziativa privata non può essere determinata ed avere come finalità il conseguimento di un profitto economico di tipo speculativo, ma deve avere e presentare le condizioni e i limiti specifici del privato sociale senza fini di lucro di cui al Libro Primo, Capo II del Codice Civile, tale che gli utili prodotti dall’attività debbano essere investiti nell’attività sanitaria stessa e non ridistribuiti, come dividendo, alla proprietà. Tutto ciò in quanto non è tollerabile alcun limite per i diritti che tutelano l’integrità e la crescita della persona, cosi come non può essere ammissibile che su tali diritti possano affermarsi e imporsi comportamenti lucrativi e affaristici.

5. In questa stessa logica si richiama l’attenzione al tema del rapporto di lavoro dei medici, della sua unicità, dell’esercizio della libera professione intra ed extra moenia. È mai possibile che ancora oggi, pure in presenza del più alto rapporto medici/assistiti tra tutti i Paesi europei (1 medico ogni 260 assistiti), continuino a permanere modalità e forme di lavoro da paese sottosviluppato? Per quali ragioni ai medici continua ad essere consentito avere più rapporti di lavoro, oltre alla possibilità di esercitare l’attività libero-professionale intra o extra moenia, la libera professione in aggiunta al normale rapporto di lavoro e il lavoro a prestazione quando non, e spesso, in nero? È anche da ciò prende forza e si alimenta l’offerta di prestazioni sanitarie inappropriate, quando non criminose, che influenza e sfrutta una domanda di salute suggestionata e indotta.

6. È sicuramente vero che in campo medico talune professionalità (es. Anestesisti) sono scarse, pur se essenziali. Se ciò può giustificare deroghe alle regole generali sul rapporto di lavoro unico, pone comunque il tema del rapporto tra le professionalità richieste dal sistema dei servizi e il sistema formativo universitario, tema di cui da molto tempo si discute e poco si innova a causa della rigidità del sistema universitario.

7. Un sistema è sano non solo perché i suoi conti sono in ordine, ma perché il sistema dei pesi e contrappesi, in particolare dei “controlli” sull’agire degli attori del sistema, funziona e costituisce elemento deterrente di comportamenti perseguibili penalmente. Tale non è il sistema dei controlli in vigore nel sistema sanitario lombardo sia perché interviene a valle dell’atto sanitario, sia perché è prevalentemente di natura amministrativa. Se il raffronto con le altre Regioni fa dire alla Giunta che in Lombardia i controlli si fanno, non è certo grazie a questi che si sono evidenziati i fatti della Clinica Santa Rita che, pure, per la progressione stupefacente ed oggi rivelata di ricoveri, di prestazioni, di morti, di rimborsi doveva far nascere nell’amministrazione deputata ai controlli ben più di un sospetto.

8. Proprio in ragione della presenza nel sistema sanitario regionale accreditato del privato con fini di lucro, ma in ogni caso come strumento di verifica e validazione della correttezza dei comportamenti di tutti gli attori, il sistema dei controlli deve essere profondamente rivisto e adeguato alle necessità evidenziate dalla gravità dei fatti emersi.
a) Anzitutto serve valutare l’utilità di un affidamento di tale compito ad un’autorità terza, sulla base di esperienze positive già in atto in altri paesi.
b) In tutti i casi bisogna aumentare il dimensionamento numerico e le competenze professionali del pool oggi incaricato dei controlli.
c) Occorre rimediare all’inadeguatezza di un sistema che verifica, sulla base delle cartelle cliniche, quindi dopo il ricovero, la congruità delle prestazioni sanitarie e dei DRG e ciò ai soli fini amministrativi. Appare necessario che l’attività di controllo si svolga, invece e soprattutto, durante il ricovero e che la verifica sia anche di natura medica e tecnica sulla diagnosi, sulle prestazioni in essere e sugli interventi e terapie successive;
d) Deve essere più rivolto alle strutture private con scopo di lucro in quanto i fatti della cronaca di questi giorni e l’allargamento delle indagini giudiziarie ad altre strutture private, indicano che vi è la preoccupazione che nell’area privata altre situazioni simili a quelle della Santa Rita siano possibili.

9. Infine, ma non ultimo, è il tema del rapporto tra la persona e il suo Medico di Medicina generale e tra questo e il sistema di ricovero e cura specialistico. Il vincolo della fiducia nel proprio MMG non viene meno quando si è costretti al ricovero ospedaliero o alle prestazioni specialistiche. Tutta la normativa di merito e la stessa Convenzione tra il Servizio Sanitario Nazionale e i MMG affermano la opportunità e necessità di mantenere questo vincolo, al punto di indicare modalità e procedure di relazione e rapporto tra i MMG e i medici specialisti delle strutture di ricovero o diagnostiche. Dinnanzi ai fatti emersi dalla indagini giudiziarie non ci si può non chiedere cosa non abbia funzionato in questi sistema di relazioni e rapporto che ha lasciato di fatto le persone sole e indifese, in balia di interessi e logiche che nulla hanno a che fare con la tutela della salute.

Sesto San Giovanni, 16 giugno ’08


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