Maestro unico: si guardi alla luna, non al dito.
MAESTRO UNICO
SI GUARDI ALLA LUNA, NON AL DITO
Siamo alle solite, per la scuola italiana non c’è proprio nessuna tregua. Continuamente in bilico tra il disinvestimento e i continui cambiamenti.
Solo la grande professionalità espressa quotidianamente da docenti, dirigenti e personale tecnico-amministrativo consente ad una struttura organizzativa complessa di proseguire nell’erogazione di un servizio pubblico di primaria importanza, per le persone e per il paese.
Tale quadro di desolazione basterebbe già a delineare un chiaro atteggiamento di superficialità, da parte dei nostri governanti, nei confronti di un ambito di intervento che meriterebbe ben altro impegno. Se poi a tale situazione si aggiunge il fatto che tutti i provvedimenti sono stati adottati senza alcun confronto con i soggetti di rappresentanza della scuola e senza nessuna discussione parlamentare, allora il quadro si illumina di una luce tutta tesa ad evidenziare una strategia di attacco premeditato e subdolo alla scuola pubblica. Ancor più chiara è la strategia se si evidenzia che sotto attacco c’è la scuola elementare, fiore all’occhiello dell’intero sistema dell’offerta di istruzione pubblica.
L’offerta educativa della scuola elementare italiana consta di un doppio modello: quello cosiddetto a modulo e quello a tempo pieno. Sia nell’uno che nell’altro caso il lavoro didattico è improntato al “team teaching”, vale a dire al fatto che gli insegnanti lavorano con modalità cooperativa su diverse aree disciplinari, che comprendono: l’area linguistica, l’area matematica e quella storico-sociale. Nel modulo gli insegnanti in team sono normalmente tre su due classi aggregate, nel tempo pieno i docenti sono due contitolari nella stessa classe con competenze specifiche nelle diverse aree disciplinari. Il tempo scuola è normalmente distribuito su cinque giorni settimanali con un’ampiezza maggiore ovviamente nel tempo pieno. A tutto ciò vanno aggiunti alcuni altri, non meno importanti, apporti educativi e di conoscenza, nonché di integrazione sociale, quali: le lingue straniere, l’intervento a sostegno dei bambini diversamente abili e, perché no, l’insegnamento della religione, per non parlare di apporti specialistici esterni su progetti mirati (multimedialità, espressione artistica e teatrale, comprensione delle diversità, alimentazione ecc.).
Per quanto ampio possa diventare il sussidiario di vecchia memoria affidato alle mani dell’abile maestro unico, non potrà mai uguagliare la ricchezza pluridisciplinare che scaturisce dal progetto comune di più docenti.
E’ possibile ipotizzare che il ritorno al maestro unico possa garantire l’uguale ricchezza di stimoli e di conoscenza? Solo un ministro nostalgico o un genitore che non ha a cuore il bene del suo bambino può pensare che il ritorno al passato possa essere migliore del presente. Razionalizzare la spesa pubblica non è sinonimo di tagli indiscriminati. Irretire l’elettorato con il maestro unico non facilita il compito di un paese che è già in affanno per il raggiungimento degli obiettivi di Lisbona (2010) ormai dietro l’angolo.
Forse la scuola elementare privata adotta un modello didattico diverso da quello pubblico? Forse gli Organismi internazionali di valutazione ci collocano agli ultimi posti in termini di performance? La risposta è no in entrambi casi! E allora, si guardi avanti, si punti al consolidamento e allo sviluppo delle migliori condizioni di erogazione del servizio educativo.
Chi ha a cuore la qualità dell’intervento educativo sa bene, anche leggendo solo i numeri, che la scuola elementare italiana dà già molto rispetto agli investimenti. Si pensi piuttosto a risorse finanziarie aggiuntive … per rendere la scuola sempre più inclusiva, per giovani sempre più distratti da un benessere illusorio e da traguardi effimeri, per giovani che dovranno affrontare i “terribili” meandri del mercato del lavoro del terzo millennio.
Infine, qualche numero complessivo della scuola elementare per riflettere con concretezza su una realtà locale ben conosciuta dalle famiglie italiane, piuttosto che lasciarsi andare a considerazioni sui generis dettate dalle suggestioni estive di un ministro mal consigliato.
Allievi 2.580.000
Docenti 245.000
Scuole 16.000
Classi 138.000
Media a/c 18,5
Media d/c 1,75
Rapporto a/d 10,5
Nando Di Lauro
Dipartimento Formazione e Ricerca CGIL Lombardia