Formigoni con ferrara contro la ru486: e l’istituzione come dovra’ regolarsi?
COMUNICATO STAMPA
FORMIGONI CON FERRARA CONTRO LA RU486: E L’ISTITUZIONE COME DOVRA’ REGOLARSI?
LA SEGRETERIA DELLA CGIL LOMBARDIA ESPRIME PREOCCUPAZIONE.
Colpisce la firma di Roberto Formigoni, Presidente della Regione Lombardia ed esponente di primo piano della politica italiana, in calce all’appello promosso dal Foglio contro l’introduzione della pillola RU486.
Colpisce per più ragioni:
• perché interviene in un dibattito di carattere scientifico facendo esclusivamente appello a ragioni di carattere etico. Non è certamente una novità, visto che conosciamo la sua contrarietà alla L. 194 e ai recenti interventi messi in atto per limitarne l’applicazione;
• perché interviene contemporaneamente alle decisioni che Agenzia Italiana del Farmaco dovrebbe assumere sull’utilizzo del farmaco in Italia, facendo così pesare il suo ruolo istituzionale nelle scelte di un organismo tecnico-scientifico;
• perché l’appello contiene falsità quando afferma che i medici verrebbero ridotti a “dispensatori di veleni” e le donne “abbandonate a se stesse” nelle quattro mura domestiche, a gestirsi la sofferenza fisica e psichica. Ci risulta che laddove già sperimentata, sia in Italia che in Europa, la RU486 sia stata somministrata senza l’abbandono e la solitudine delle donne e sotto stretto controllo medico.
Riteniamo che la RU486 debba poter essere commercializzata nel nostro paese, ultimo tra i paesi europei.
Pensiamo che le donne debbano essere messe nella condizione di scegliere se accedere o meno a questa modalità, garantendo loro l’informazione corretta, l’assistenza e la sicurezza necessarie, anche nel rispetto di quanto stabilito dalla L.194 che prevede “… l’uso di tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l’interruzione della gravidanza”.
La Segreteria della Cgil Lombardia esprime la preoccupazione che, nel momento in cui si decidesse l’uso anche in Italia della RU486, la Regione Lombardia potrebbe ostacolarne il corretto utilizzo. Per questa ragione, si ritiene impegnata fin da ora affinché il Servizio Sanitario Regionale, anche in Lombardia, garantisca alle donne la libertà di scelta.
Sesto San Giovanni, 17 dicembre 2008