La cgil lombardia sulle linee guida di formigoni in merito alla legge 194





COMUNICATO STAMPA



LA CGIL LOMBARDIA SULLE LINEE GUIDA DI FORMIGONI IN MERITO ALLA LEGGE 194





Lombardia: 22.248 interventi di IVG nel 2006 (ultimi dati disponibili). Di questi, 310 tra la sedicesima e la ventesima settimana e solo 130 oltre la ventesima. Questi dati dimostrano che la sensibilità delle donne è già ampiamente indirizzata ad evitare il ricorso all’interruzione volontaria della gravidanza oltre il quarto mese.

Lo stesso numero assoluto indica che il ricorso all’interruzione terapeutica, già di per sé così delicato, non può che essere valutato caso per caso, riconoscendo le tante diverse ragioni, e anche le difficoltà per molte di accedere alla diagnosi prenatale, spesso causa di ostacoli e ritardi sia per i vincoli temporali di utilità delle analisi stesse che per scarsità di centri nei quali è possibile effettuarle.

Inoltre si tratta di esami che hanno costi elevati, e che scontano la crescente presenza di obiettori (ben oltre il 60%!), ulteriore causa di dilazione dei tempi.

Ma i numeri assoluti fanno pensare che l’enfasi degli annunci nasconda non l’adeguamento all’avanzare della scienza, ma la volontà di spostare la scelta dalla libera decisione della donna, fondamento della 194, ai medici.

Non altrimenti può essere interpretato il ricorso alla moltiplicazione dei soggetti che possono “interferire” con la decisione della donna.

Ciò offusca anche la scelta necessaria di incrementare i finanziamenti ai consultori che, vogliamo ribadire, debbono essere destinati a quelli pubblici.

In Lombardia siamo ben al di sotto dei tetti stabiliti dalla legge, e anche gli interventi annunciati, trattandosi di adeguamento del personale, di retribuzioni e di formazione, dunque di materie di contrattazione, andranno comunque verificati in una riunione con le Organizzazioni Sindacali - della quale chiediamo la convocazione urgente - com’è stato nel caso del personale infermieristico.

Esamineremo attentamente le delibere, ma confermiamo che per noi il criterio di giudizio è che nulla può condizionare o limitare la libera scelta della donna; questa infatti è l’autodeterminazione, e per questo non ci possono essere commistioni tra la funzione sanitaria di prevenzione e di tutela del diritto alla salute dei consultori e il volontariato sociale che, laddove voglia operare, deve farlo in spazi propri, nel pieno rispetto della sofferenza, della sensibilità e della libertà delle donne.



Sesto San Giovanni 22 gennaio 2008






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