Thyssenkrupp: dopo il disastro, per chi rimane futuro incerto.
ThyssenKrupp
DOPO IL DISASTRO, PER CHI RIMANE FUTURO INCERTO.
Anche in Lombardia il sindacato confederale unitario si è impegnato in prima persona nella mobilitazione straordinaria a seguito del tragico incidente del 6 dicembre all’acciaieria ThyssenKrupp, che ha causato la morte di sette operai: Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò.
Per tre giorni i lavoratori hanno partecipato, all’indomani dell’incidente, al cordoglio per le vittime sul lavoro portando una fascia nera al braccio in segno di lutto; le bandiere del sindacato sono state abbrunate e in tutte le province si sono svolti incontri con i Prefetti e momenti di mobilitazione in corrispondenza con i funerali che hanno visto la partecipazione di migliaia di lavoratori.
Ad oggi le notizie che abbiamo sul disastro del 6 dicembre sono che sono state riscontrate dalla Asl del capoluogo piemontese 116 violazioni delle leggi sulla sicurezza e che il fascicolo è aperto per disastro e omicidio colposo a carico di tre dirigenti della multinazionale.
Da notizie di agenzia si è appreso che i pubblici ministeri ipotizzano che alla Thyssenkrupp fossero a conoscenza delle lacune in materia di sicurezza nello stabilimento torinese, ma che non vi avessero posto rimedio perché stavano trasferendo tutte le linee a Terni. Intanto si parla del futuro dei lavoratori del gruppo: i sindacati sono contrari all'anticipazione dal 10 dicembre della cassa integrazione straordinaria per i 150 dipendenti dello stabilimento. Fiom, Fim e Uilm lo hanno ribadito durante un incontro svoltosi lo scorso 27 dicembre, chiedendo che venga rispettata l'intesa del 25 luglio secondo la quale la cassa integrazione straordinaria dovrebbe partire dal prossimo giugno a seguito della dismissione del sito torinese. Durante l'incontro, la multinazionale si è impegnata a corrispondere gli stipendi a tutti i dipendenti, che dallo scorso 6 dicembre non lavorano, fino a quando non sarà siglata una nuova intesa. L'azienda ha anche confermato l'intenzione di non riaprire lo stabilimento torinese, anticipandone così la chiusura di sei mesi.