Diritti in piazza: in lombardia migliaia di persone hanno partecipato alle manifestazioni e ai presidi
Diritti in piazza: In Lombardia migliaia di persone hanno partecipato alle manifestazioni e ai presidi
Roma, 27 settembre - Anche in Lombardia come su tutto il territorio nazionale, hanno partecipato in migliaia, molto al di la' delle previsioni, ai presidi, alle iniziative e alle manifestazioni per contrastare gli indirizzi economici del Governo che colpiscono pesantemente i redditi pi bassi, i salari e le pensioni.
Nel corso dei presidi che si sono svolti in tutte le maggiori città della Lombardia sono intervenuti delegati e dirigenti sindacali per spiegare le ragioni di quella che stata la prima giornata di una mobilitazione che si svilupperà, con ulteriori momenti di lotta, anche nelle prossime settimane.
In Brianza, a Monza ha parlato Nino Baseotto, Segretario generale della CGIL Lombardia, il quale ha tra l’altro denunciato che “dall'inizio dell'anno solo in Lombardia sono già oltre 30 le vittime sul lavoro”, per quella che il dirigente sindacale ha definito una "strage quotidiana".
Oltre a sottolineare: “siamo qui innanzitutto per sostenere ciò che con CISL e UIL abbiamo chiesto prima a Prodi ed oggi a Berlusconi: vanno aumentati i salari e le pensioni. Su questo non si può più tergiversare, non ci si può dire non ci sono i soldi”.
Anche a Legnano (Varese) le lavoratrici ed i lavoratori dei comprensori del Ticino Olona e di Varese, hanno fatto sentire la protesta della CGIL contro le scelte sbagliate del governo. Lella Brambilla, della segreteria della CGIL Lombardia, parlando alla piazza ha sottolineato in particolare quella dei tagli alla sanità, che “peggioreranno le condizioni materiali delle persone, mettendo a rischio l'universalità del diritto alla salute; il fatto, cioè, che deve essere garantito a tutti, migranti inclusi. All’invecchiamento della popolazione - ha proseguito Brambilla - si risponde costruendo il fondo per la non autosufficienza, cancellato dalla Finanziaria 2009, ampliando i servizi di assistenza e cura, e non cercando, come ipotizza il libro verde, bislacche reti sociali fondate sul principio di “fare comunità”, che altro non è che la riaffermazione della sussidiarietà”.
A Pavia, Giacinto Botti della segreteria della CGIL Lombardia, ha denunciato che “in Lombardia aumenta la povertà e il disagio dei giovani e delle donne in cerca di lavoro o con un lavoro precario, mentre la crisi coinvolge tutti i settori, dal manifatturiero, ai servizi sino alle attività commerciali. Aumentano lavoro nero e criminalità organizzata, che non si combattono con la militarizzazione delle città ma con politiche sociali che favoriscano la coesione sociale e i diritti delle persone, e con scelte preventive e repressive mirate. Le politiche improntate ai tagli di spesa peggioreranno i servizi pubblici e le condizioni sociali ed economiche delle persone, e non servirà la politica dei “buoni-voucher" della giunta Formigoni che, al contrario, alimenterà lo svuotamento del pubblico e i privilegi regalati al privato. La CGIL – ha concluso Botti - denuncia questa situazione sociale e la regressione culturale e politica che viene alimentata da scelte e iniziative razziste e xenofobe che disconoscono i valori e i principi fondamentali della nostra Costituzione repubblicana nata dalla lotta antifascista”.
A Mantova, Stefano Landini della segreteria della CGIL Lombardia: “Noi guardiamo al nostro paese con senso di responsabilità - ha detto a Mantova -. Nelle nostre proposte si prospetta un’altra strada rispetto a quella proposta dal governo delle destre. Anziché tagli, bassi salari, precarietà, anziché il “si salvi chi può”, noi vogliamo un paese moderno. Ma un paese davvero moderno non lo si misura solo con le classifiche macroeconomiche, lo si vede da quanto si investe nella scuola, nell’università, da come si finanzia la ricerca. Un paese è moderno se funziona lo stato sociale, se vengono tenuti in considerazione gli anziani. E’ qui il filo conduttore delle nostre proposte e le ragioni del perché la CGIL, oggi, sabato 27 Settembre è nelle piazze”.
A Bergamo (la mattina) e a Brescia (nel pomeriggio nella manifestazione che ha attraversato nel pomeriggio il centro cittadino) è intervenuta Fulvia Colombini, che ha parlato delle ricadute che la crisi occupazionale e recessiva sta avendo anche sull’economia delle regioni più forti, tra le quali la Lombardia, ha sottolineato un aspetto che riguarda il mercato del lavoro nella regione lobarda, che “è caratterizzato da un forte utilizzo di contratti a part-time, che sono in numero decisamente superiore alla media europea. In realtà l'uso massiccio di questo strumento - ha detto - soddisfa quasi esclusivamente le necessità di flessibilità aziendale e provoca il fatto che una fetta crescente di uomini a donne percepiscano un reddito inferiore alle loro necessità di vita, con conseguente impoverimento. Solo una piccola parte viene utilizzata per favorire la conciliazione o l"occupazione femminile e giovanile”.
“Attenzione, ha detto Maurizio Laini, della Segreteria della Cgil Lombardia parlando a Lecco, il paese non è quello che sembra: le televisioni, i giornali mandano messaggi che non corrispondono alla realtà. Sembra a tutti che, Alitalia a parte, il problema sia l’ordine pubblico, che sia esercito sì/esercito no, che i nomadi, o peggio ancora i bambini nomadi, siano una piaga devastante. Sembra a tutti che la giustizia politicizzata sia la straordinaria attualità, che il Governo sia indaffarato a risolvere i problemi: che la cacciata dei fannulloni del pubblico impiego sia cosa fatta e Brunetta il suo profeta, che la scuola sarà finalmente risanata licenziando insegnanti e aumentando miracolosamente il tempo scuola. Le bandiere di oggi in piazza richiamano alla verità, alla necessità di rendere sicuro il lavoro, di restituirgli dignità e valore sociale; di tutelare i lavoratori, e di riconoscerne i diritti; vogliono mettere al centro dell’attenzione del paese la questione dell’occupazione, del sostegno e della crescita dei redditi netti di chi lavora e di chi è in pensione. Richiamano prima di tutto al primo dei problemi: per metà del paese, quello fatto da lavoratori dipendenti e da pensionati: i soldi a fine mese non bastano più”.
“Abbiamo la necessità e la responsabilità di sostenere le ragioni di lavoratrici e lavoratori, dei pensionati, di farle vivere in contrasto con la politica economica e sociale di questo Governo che ne disconosce le condizioni di sofferenza, anzi le peggiora”. Così è intervenuta nel corso del presidio in Valcamonica Oriella Savoldi, della segreteria della CGIL Lombardia. Con loro siamo in piazza oggi, con il coraggio di chi sa il peso di una lotta necessaria che una politica più equa e più attenta, più rispettosa dei bisogni sociali e del lavoro avrebbe potuto risparmiarci. Questo Governo, indifferente a chi vive dignitosamente del proprio lavoro in fabbrica, come negli ospedali, in tutta la pubblica amministrazione, nelle scuole, opera tagli dove più forti sono i bisogni sociali e maggiore è il sostegno richiesto, più urgenti le risposte, più significative le esperienze da salvare. Come la scuola materna, che altri Paesi ci invidiano, o quella elementare, per la quale si propone invece di licenziare 130.000 maestre”.