AZIENDE CONFISCATE ALLE MAFIE: OLTRE UNA SU DIECI È IN LOMBARDIA

Sono 251 in Lombardia le aziende confiscate alle mafie in via definitiva, su un totale italiano di 2292. Pesano l’11% del totale italiano facendo della Lombardia la quarta regione per numero diaziende confiscate, dopo la Sicilia (33%), Campania (23%) e Calabria (12%) e prima del Lazio (8%) e della Puglia (7%). Emerge da un’elaborazione sugli ultimi dati disponibili - luglio 2015 - dell’Agenzia Nazionale per i beni confiscati.

Questi dati sono la base di partenza delle ricerche sul tema delle aziende confiscate alle mafie e nel contrasto all’economia illegale presentate oggi a Milano nel corso del convegno “Buone prassi per contrastare l’economia illegale: l’utilizzo a fini sociali dei beni confiscati alle mafie” promosso, in collaborazione con la Camera di commercio di Milano, da ICARO - Instrument to remove Confiscated Asset Recovery's Obstacle, progetto europeo ideato e realizzato da sei organizzazioni da anni attive sui temi della legalità e del riutilizzo sociale dei beni confiscati. – Arci Milano, Avviso Pubblico, CdIE, CGIL Lombardia, Sao, Università di Milano.

"Legalità e sicurezza - ha dichiarato Massimo Ferlini membro di giunta della Camera di commercio di Milano all’apertura dei lavori - sono alla base di un’economia e di imprese sane. Conoscere le dimensioni e caratteristiche del fenomeno criminale è uno strumento utile per combattere l’illegalità che rappresenta oggi un costo significativo per l’economia e limita la crescita e competitività delle imprese del nostro territorio. In questa direzione si muovono anche iniziative come lo sportello RiEmergo che la Camera di commercio mette a disposizione delle imprese più in difficoltà per sostenerle nel processo di denuncia e affrancamento da situazioni di illegalità ”.

Roberto Alfonso, Procuratore Generale del Tribunale di Milano, nel suo intervento ha ricordato "L’obiettivo della legislazione sulla confisca e il sequestro dei beni, che e' quello di restituire alla collettività ciò che il crimine le ha sottratto. In questa direzione va il costante impegno delle istituzioni che ha permesso di raggiungere in questi anni straordinari risultati rispetto alle attese degli anni '90. Un passo ulteriore ci attendiamo dalla modifica al Codice Antimafia attualmente in approvazione in Parlamento".

Nando Dalla Chiesa, dell'Università di Milano, ha sottolineato che "Il riutilizzo sociale dei beni confiscati deve superare l'ostacolo della lentezza decisionale procedendo con l'assegnazione già in fase di sequestro, che alcune regioni hanno sperimentato in maniera efficace, permettendo anche la creazione di lavoro, oltre che la soddisfazione di altri bisogni sociali. Su questo punto la Lombardia è più in ritardo rispetto ad altre regioni, e spesso chi riceve un bene confiscato non è consapevole dell'origine, mentre dovrebbe farsi carico anche eticamente di azioni di contrasto e di conoscenza della diffusione delle mafie. La ricerca di Icaro conferma che a Milano c'e' una tendenza molto piu' forte delle organizzazioni mafiose ad investire nel settore della ristorazione e degli alberghi, più del doppio del dato nazionale; ciò vuol dire che siamo in presenza di una pressione sul sistema dell'accoglienza a livello medio alto. Le mafie cominciano a entrare anche nei servizi sociali e alla persona".

Durante il convegno è stata illustrata la mappatura dei rischi mafiosi, con le specificità delle mafie presenti nei vari territori d'Italia, e quella delle aziende confiscate.
I primi risultati della ricerca presentata dalla Prof.ssa Stefania Pellegrini dell'Università di Bologna, ne hanno evidenziato la distribuzione territoriale, il settore di attività e la tipologia, dando indicazioni sulla presenza e sulle modalità operative delle mafie nei territori e nei diversi settori di investimento.

La professoressa Stefania Pellegrini ha sottolineato che “tra le principali evidenze emerse nel lavoro di ricerca, risulta che nelle zone meridionali, i settori e le tipologie aziendali sono l’immagine delle tradizionali “scelte imprenditoriali della mafia”, sia per quanto riguarda i settori che le tipologie, con ampia diffusione nelle costruzioni e nel commercio; ampio anche l'utilizzo delle SRL, in Sicilia, e dell’Impresa individuale, in Calabria. Nel Nord l’economia mafiosa è andata ad infiltrarsi e ad investire in settori che non sono propri della sua tradizione, ma che rappresentano il punto di forza dell’economia settentrionale, ad esempio in Lombardia una grossa fetta di aziende sono nel settore alberghiero e della ristorazione, nelle attività immobiliari e altri servizi alle imprese, nei servizi pubblici e nelle attività finanziarie. Sempre in Lombardia, la tipologia aziendale prevede, a differenza del sud, aziende confiscate in forma di SPA e la confisca di Rami d’azienda: chiaro segno della partecipazione mafiosa in imprese apparentemente legali”.

Nella sessione dedicata agli interventi su azioni, politiche e buone prassi di contrasto all'economia illegale, hanno preso la parola, tra gli altri:

Antonio Patrono della Procura nazionale Antimafia, nel suo intervento ha commentato: "È dimostrato che la lotta alla criminalità organizzata si vince oggi sottraendole i suoi patrimoni illeciti e questo deve essere di impegno prioritario per tutte le forze in campo".

Davide Mattiello, deputato della Commissione Antimafia e Commissione Giustizia della Camera, che è stato il relatore della riforma del Codice Antimafia, approvata l'11 novembre alla Camera.
"Le modifiche essenziali introdotte, ha detto, sono state dedotte dalla proposta di legge "Io riattivo il lavoro" sostenuta da Cgil, Libera, Avviso Pubblico, Arci, Sos Impresa, Legacoop, Acli, ANM e Centro studi Pio La Torre. Bisogna ora procedere rapidamente all'approvazione in Senato perché questa buona riforma diventi legge. La politica sta seguendo il percorso insieme alle parti sociali, ed e' qui oggi per continuare ad agire concretamente. La riforma, che rappresenta un risultato straordinario, allarga l'applicazione della confisca a chi è implicato in delitti contro la pubblica amministrazione, oltre che a chi commette il reato di caporalato".

Luciano Silvestri, della Cgil nazionale, ha ricordato che "Il sequestro delle aziende è un fenomeno che ha assunto dimensioni inquietanti. Ormai riguarda tutto il territorio nazionale ed è in crescita esponenziale. Questo fatto ci segnala due cose:- il lavoro importante della magistratura, ma anche la debolezza dello stato che non è capace di riconsegnare alla legalità il patrimonio sottratto alle mafie. La legge approvata a novembre in prima lettura alla Camera nata da una proposta di legge di iniziativa popolare recupera questo ritardo, individuando strumenti come la sinergia tra istituzioni e organizzazioni sociali e fondi per sostenere i costi dell'emersione alla legalita'. Speriamo che il Senato la voti in fretta e senza indugi".

Milano, 27 novembre 2015
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